Pitbull contro
Una vera e propria piaga. La lotta tra cani. In Serbia una legge la vieta ma nonostante questo è diffusa ed avviene alla luce del giorno. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Michele di Leva*
Da oltre un anno, mio malgrado, sono venuto a contatto con la realtà politica e giudiziaria di un paese come la Serbia.
Il campo di mia competenza, è quello della tutela degli animali d’affezione e non, in qualità di consigliere nazionale di una organizzazione non governativa. Per questo motivo ci occupiamo di monitorare situazioni a livello planetario ed allarmare le autorità competenti in merito a maltrattamenti in corso nel loro paese.
Una piaga che affligge la Serbia è il fenomeno, purtroppo ben radicato nel tessuto sociale, dei combattimenti di cani finalizzate a scommesse clandestine. Da sempre questà attivita definita sportiva dagli "addetti ai lavori", è stata presente in questa nazione, infatti si poteva assistere a questo tipo di competizioni in strutture di qualunque tipo, persino negli stadi con relativa grande affluenza di spettatori.
La scarsa sensibilità nei confronti di questi cani che combattevano fino allo stremo delle loro forze è da ritenersi quasi proverbiale in una nazione come questa, così come in molti altri paesi dell’est europeo, non solo da parte delle autorità competenti ma anche della gente comune, in quanto non esiste un retaggio culturale di protezionismo e tutela degli animali, considerati per i più ancor oggi un qualcosa la cui funzione è solo quella di creare una fonte di guadagno.
Attualmente, ciò che accade in Serbia è al confine del paradosso, in quanto pur esistendo leggi che vietano le competizioni cruente fra cani con tanto di pene detentive fino a sei mesi (Criminal Law of Republic of Serbia n.269 Official Gazette 85/05), le stesse si svolgono serenamente alla luce del giorno con tanto di pubblicità mediatica.
Il caso in particolare riguarda una struttura molto complessa ed articolata denominata "Yu Arena" con sede a Bogatic, la quale è stata attentamente analizzata non solo dal sottoscritto ma anche dall’autorità giudiziaria italiana, in merito anche a denunce effettuate da me medesimo.
"Yu Arena" è costituito da una struttura adibita ad allevamento di cani pitbull, usati nelle arene per combattimenti, per la riproduzione e spesso anche alla vendita tramite corriere in qualunque parte del mondo.
Vengono effettuati incroci ed esperimenti con svariati soggetti con tecniche pseudo scientifiche al fine di creare soggetti sempre più aggressivi e resistenti, in quanto comunque, si ricorda che a volte gli incontri possono durare anche diverse ore, con immaginabile strazio dei soggetti combattenti.
Collaterale a questa attività "da campo", esiste una edizione cartacea e, soprattutto, una on line facilmente rintracciabile su internet in tutto il mondo, nella cui home page a caratteri cubitali, non si fa mistero della loro attività, riportando: "Benvenuti a tutti coloro che amano i combattimenti fra cani". E’ un sito di una completezza estrema, dove tutto è riportato, senza occultare nulla, senza timore alcuno.
Ad esempio, magari per tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questa edificante attività, c’è il regolamento (Cajun) molto ben articolato e rigido in merito alle modalità di un incontro regolamentare, interessante l’ultimo articolo dello stesso dove si consiglia, in caso di irruzione della polizia, di non riferire assolutamente dove si terrà il prossimo incontro.
Oltre all’elenco delle competizioni che si terranno prossimamente, con tanto di nomi di cani destinati al sacrificio, esiste un elenco di centinaia di strutture adibite ad allevamento finalizzate a questo scopo, provenienti da ogni parte del globo, nonché indirizzi di chat e messanger privati nei quali gli esperti del settore comunicano fra loro, in materia di allevamento, scommesse, spedizioni di cani venduti e/o acquistati, video, ecc.
In poche parole, "Yu Arena", è da considerarsi a tutti gli effetti un faro di riferimento a livello planetario per tutti coloro che si occupano di combattimenti di cani con uno scopo prevalentemente economico, diffondendo quindi anche al di fuori dei confini nazionali serbi, grazie ad uno strumento ormai diffuso come internet, informazioni tecniche e non, nonché supporto di qualsivoglia genere.
Sorrido nel pensare che una volta organizzarono una "colletta" per pagare le spese legali di un famoso allevatore statunitense dedito da anni a questo tipo di attività illecite, in quanto fu arrestato durante una eclatante operazione dell’ F.B.I. in Texas.
Ho avuto diversi contatti con ONG serbe che si occupano della tutela degli animali in quel paese, e chiesi loro per quale motivo si occupano di qualunque problematica a tutela degli animali ad eccezione di questa specifica sulle competizioni cruente con pitbull.
La loro spiegazione è comprensibile e molto triste: se ne guardano bene di occuparsi di tutto ciò, in quanto l’insieme di attività sopra esposte sono in mano ad organizzazioni criminali senza scrupoli, le quali non hanno alcun problema a rimuovere ostacoli di qualunque genere che si frapponessero innanzi al loro cammino. Oltretutto la polizia non è in grado di garantire l’incolumità di eventuali soggetti denuncianti, non fornendo garanzia alcuna.
Sulla questione mesi addietro scrissi all’ambasciata serba a Roma chiedendo spiegazioni in merito, non ricevendo però alcuna risposta.
Purtroppo non si è in grado nemmeno di oscurare il sito in questione, essendo il provider in territorio serbo, e sarebbe pertanto necessaria richiedere una rogatoria internazionale, comunque ad un paese, che pur essendo ai confini con l’Unione Europea, è in realtà distante anni luce dalla democrazia.
Probabilmente un giorno, mi auguro non lontano, il governo serbo, farà richiesta di entrare (come molti altri paesi dell’est europeo) in Europa, per giustamente beneficiare delle opportunità che questo comporta, ma prima di fare ciò, dovranno risolvere le loro problematiche in materia di giustizia e criminalità, in quanto attualmente in Serbia ci sono leggi che vietano un qualcosa che viene fatto liberamente con l’avallo silente di autorità governative, forze di polizia, e purtroppo anche dellla gente comune.
*Michele di Leva è Consigliere Nazionale OIPA – Organizzazione Internazionale Protezione Animali
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