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Piacenza, Macedonia

La diaspora macedone nel mondo aumenta sempre più. Molti migranti scelgono l’Italia, in particolare Piacenza, ribattezzata Strumicenza, Treviso, Venezia, Asti e Canelli. Nel frattempo le campagne macedoni si svuotano. L’analisi del nostro corrispondente

07/11/2006, Risto Karajkov - Skopje

Piacenza-Macedonia1

Sopra Strumica, sotto Piacenza

Non vi è alcuna istituzione in Macedonia in grado di fornire statistiche attendibili sul livello di emigrazione dal Paese. L’unica conclusione, riportata ripetutamente dai media, è che è massiccia.

La Macedonia è da tempo un Paese di emigranti. Il folclore locale, la musica, la letteratura, hanno ormai immortalato il mito di "pecalba" (la migrazione economica), la nostalgia per la madrepatria, le vite consumate lontano dalla propria famiglia e dai propri cari.

Si stima che la diaspora macedone all’estero sia attorno alle 700.000 persone. Le comunità più ampie sono in Australia, Stati uniti e Canada.

La transizione ha poi causato un’ulteriore onda migratoria. Secondo quanto affermano i media, un’onda di dimensioni ancora più ampie rispetto ai flussi migratori precedenti. Ciononostante il governo non ha alcun dato in proposito. Le autorità macedoni non sono a conoscenza del numero di propri cittadini che vivono all’estero, molti in modo stabile. L’unico momento in cui sembrano cogliere la situazione è durante le elezioni quando si accorgono che molti aventi diritto al voto esistono solo sulle liste elettorali, ma non nella realtà.

Tradizionalmente erano le regioni più povere e con scarse condizioni per sviluppare l’agricoltura ad alimentare i flussi migratori. Ora sono anche le regioni più ricche a perdere manodopera.

Monospitovo è un villaggio nella regione di Strumica, nell’est del Paese. Conosciuto per l’agricoltura in serra, è sempre stato caratterizzato da un buon livello di vita grazie allo sviluppo dell’agricoltura. Ora però di agricoltura non si riesce più a vivere. Il lavoro è duro e il reddito si è ridotto drasticamente. Nell’ultimo periodo sono partite 50, 60 famiglie all’anno, la maggior parte di loro verso l’Italia. Molte si sono trasferite nella zona di Piacenza. Ci sono talmente tante persone originarie della regione di Strumica a Piacenza che quest’ultima, all’interno della comunità macedone in Italia, viene chiamata "Strumicenza". Molti di loro non hanno in programma di rientrare. Al contrario, si stanno attivando per riuscire a far venire in Italia anche parenti ed amici.

Secondo alcune stime circa 5.000 cittadini macedoni migrano ogni anno verso l’Italia. In base ad altre ricerche, sarebbero circa 50.000 in Italia le persone con cittadinanza macedone. Anche se ha progressivamente irrigidito le proprie politiche nei confronti dell’immigrazione l’Italia rimane, in Europa, il Paese più flessibile per quanto riguarda lo status degli immigrati clandestini. Ciononostante, dato che la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno regolare è ormai ridotta al lumicino, ai macedoni che vogliono arrivare in Italia si prospettano due possibilità: ottenere un passaporto bulgaro (in quanto appartenenti alla minoranza macedone in Bulgaria) o attraversare il confine illegalmente.

Negli ultimi anni ottenere un passaporto bulgaro è divenuto di moda. Anche in questo caso statistiche precise non esistono, ma le stime parlano di 15.000 macedoni che negli ultimi anni hanno ottenuto la cittadinanza bulgara. Secondo altri calcoli ve ne sarebbero 50.000 in attesa di ottenere il passaporto bulgaro con il quale entrare nell’Ue senza necessità di visto. Per ottenerlo è sufficente firmare un pezzo di carta nel quale si dichiara di avere origini bulgare. Messa sotto pressione da esigenze economiche la gente non si sofferma su questioni d’orgoglio nazionale. E nessuno può criticarli per questo.

L’altra opzione rimasta è quella di attraversare il confine di notte. Le notizie di traffici legati ai migranti, anche nel loro aspetto più orribile del trafficking, hanno riempito le cronache dei quotidiani negli ultimi anni. Lo scorso anno due giovani macedoni sono morti intossicati da gas velenosi mentre erano nascosti in uno scomparto segreto in un TIR: tentavano di entrare in Italia dal porto di Bari. Sono frequenti le notizie di azioni, da parte della polizia, contro reti che arrivano a "trafficare"centinaia di persone al mese. Lo scorso anno la polizia slovena ha interrotto una di queste reti, a capo della quale vi era un cittadino macedone. I migranti pagavano circa 1.000 euro a testa per entrare illegalmente in Italia. Una volta arrivati, speravano in un aiuto da parte di amici o parenti.

In assenza di statistiche relative ai migranti vi sono altri indicatori in grado di descrivere ciò che sta accadendo. Le agenzie macedoni che facilitano l’ottenimento di un lavoro all’estero ricevono circa 20.000 domande all’anno. I richiedenti sono persone tra i 22 e i 35 anni.

Vi sono anche molte frodi. All’inizio di quest’anno una donna di Strumica è stata accusata di aver frodato molte persone alle quali erano stati chiesti 1.000 euro per ottenere quella che è rimasta solo una promessa: un visto per l’Italia. E’ il terzo caso scoperto nella sola regione di Strumica negli ultimi tre anni. Circa 200 persone sono state ingannate in questo modo.

Un altro indicatore è il numero in costante diminuzione di bambini che si iscrivono alla scuola dell’obbligo e la diminuzione delle nascite. Un decennio fa, a Tetovo, una città nella regione della Macedonia che ha ancora il tasso di natalità più alto di tutto il Paese, vi erano circa 3.000 nati all’anno. Ora la cifra è inferiore del 10%.

Secondo quanto si riporta in alcuni articoli pubblicati su "Utrinski vesnik", tra i quotidiani principali del Paese, i villaggi di Debarska Zupa, Drimkol, quelli nei pressi di Strumica, Vinica e Makedonska Kamenica hanno subito una forte onda migratoria verso l’Italia. Nei villaggi sono rimasti gli anziani, per badare alle case, nella vana speranza che prima o poi, i giovani, ritornino. Negli ultimi 10 anni la regione di Zupa ha perso, causa emigrazione, il 68% della popolazione.

Vi sono aree del Paese dove la possibilità di trovare lavoro è praticamente vicina allo zero. Il sistema dell’autogestione prevedeva un grosso impianto industriale, attorno al quale girava la città ed i villaggi circostanti. Ora questo modello è collassato, e con esso molte economie locali. Coloro i quali possono andarsene, se ne vanno. Le giovani ragazze partono per andare a fare le baby sitter all’estero. E questo fa sì che in molti villaggi vi sia un continuo aumento di giovani scapoli. Lo scorso anno in un villaggio nei pressi di Bitola hanno cercato di risolvere il problema in modo del tutto unico. "Importare" giovani spose dall’Ucraina. E lo hanno fatto.

Oltre a Piacenza, altre località italiane dove risiedono le maggiori comunità macedoni sono Treviso, l’area di Venezia, Asti e Canelli.

Le rimesse degli immigrati sono rilevanti. Secondo alcune stime al ribasso ammonterebbero a più di 100 milioni di euro all’anno. Non è un segreto che interi villaggi sopravvivano esclusivamente di rimesse. Ma è una magra consolazione. La Macedonia sta perdendo i suoi giovani. Forse in modo irrimediabile.

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