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Un quadro sintetico dei principali attori della campagna politica gerogiana
Gli sconvolgimenti politici di questi ultimi anni hanno portato alla nascita di nuove formazioni politiche, generalmente costituite attorno ad una figura carismatica, e a nuove alleanze, spesso dettate dal comune desiderio di opporsi al presidente Mikhail Saakashvili e al suo partito di governo, il Movimento Nazionale Unito.
Tra i principali esponenti dell’opposizione si trovano moltissimi ex-alleati dell’attuale presidente; alcuni di essi, avevano partecipato alla lotta contro il presidente Shevardnadze a partire dal 2001, altri si erano uniti a lui durante la Rivoluzione delle Rose, mentre altri ancora sono stati strettissimi collaboratori di Saakashvili in tempi più recenti.
Levan Gachechiladze, principale oppositore di Saakashvili alle elezioni presidenziali del 5 gennaio, e leader della maggiore coalizione dell’opposizione alle prossime elezioni parlamentari, nel 1999 era a capo della campagna elettorale proprio del giovane Mikhail Saakashvili, e ancora nel 2003 fu un sostenitore della "Rivoluzione delle Rose".
Scorrendo i nomi dei rappresentanti più in vista del blocco elettorale di nove partiti "Opposizione unita-Consiglio nazionale-Nuova Destra", si notano alcuni tra i più noti ministri che sono stati al governo durante la presidenza di Saakashvili: Irakli Okruashivili, Ministro degli Interni nel 2004, e poi ministro della Difesa fino al novembre 2006, Salomé Zourabishvili, Ministro degli Esteri dal marzo 2004 all’ottobre 2005 e Giorgi Khaindrava, Ministro per la Risoluzione dei Conflitti dal febbraio 2004 fino al luglio 2006.
Per rendersi conto del fatto che alcuni tra i maggiori esponenti dell’opposizione sono stati in passato alleati dell’attuale presidente, è sufficiente guardare le liste per le elezioni parlamentari del 2003 del partito guidato da Saakashvili, il Movimento Nazionale; infatti, al primo posto troviamo Koba Davitashvili, al quarto posto Zviad Dzidziguri e al nono posto Irakli Okruashvili, attualmente leader di tre dei nove partiti del blocco dell’opposizione.
Alle elezioni parlamentari del 21 maggio parteciperanno nove partiti e tre coalizioni. L’attuale legge elettorale prevede che metà dei 150 parlamentari vengano eletti con un sistema proporzionale (lista unica nazionale con soglia di sbarramento al 5%), e l’altra metà con un sistema maggioritario (il candidato che ottiene più voti in una circoscrizione elettorale viene eletto direttamente se raggiunge il 30% delle preferenze, altrimenti si ricorre al ballottaggio tra i primi due candidati). Questo sistema sembra poter favorire il partito di governo e limitare la rappresentanza dei partiti minori, anche se vista la situazione è difficile fare pronostici.
Tra i partiti con le maggiori possibilità di superare lo sbarramento del 5%, oltre al Movimento Nazionale Unito del presidente e il blocco elettorale "Opposizione unita-Consiglio nazionale-Nuova Destra", ricordiamo il Partito Cristiano-Democratico, guidato dall’ex conduttore dei programmi politici della televisione Imedi Giorgi Targamadze, e il Partito del Lavoro, guidato da Shalva Natelashvili.
George Topadze, leader del blocco elettorale Alleanza di Destra-Topadze-Industrialisti, si è dichiarato convinto di non superare la soglia necessaria per partecipare alla distribuzione dei parlamentari su base proporzionale (il 5%), ma che cercherà di ottenere dei rappresentanti in parlamento vincendo in alcuni collegi uninominali.
Vi sono alcuni pilastri della politica di Saakashvili condivisi anche dall’opposizione, in primo luogo la necessità di ricostituire l’integrità territoriale dello stato georgiano, e in secondo luogo la scelta geopolitica di cercare un rapporto privilegiato con l’Occidente e sostenere l’integrazione della Georgia in organizzazioni internazionali quali Nato ed Unione Europea. Ciò nonostante, alcuni membri dell’opposizione (in particolare del Partito del Lavoro) sottolineano l’incapacità di Saakashvili di stabilire un rapporto costruttivo e pratico con la Russia, e ne evidenziano i costi economici e politici. La Russia, infatti, non è solo un partner economico importantissimo per la Georgia (la Russia è infatti il primo paese sia per quanto riguarda l’import che l’export georgiano), ma riveste un ruolo fondamentale per la risoluzione dei conflitti territoriali in Abkhazia e Ossezia del Sud.
Inoltre, molti esponenti dell’opposizione sono fautori del sistema parlamentare, e dichiarano che in caso di vittoria apporteranno le riforme costituzionali necessarie per porre fine all’istituzione della presidenza in Georgia.
Ciò che sembra effettivamente unire l’opposizione è il desiderio di liberarsi di Saakashvili, del suo modo di fare politica, del suo personalismo e del suo protagonismo. Vi sono inoltre ripetuti riferimenti alla "cricca" di Saakashvili, cioè a quel gruppo di persone vicine al presidente che, a detta dell’opposizione, rendono la gestione del paese poco trasparente, non democratica e in contrasto con il principio fondamentale della separazione dei poteri.
Disaccordi riguardo la recente formazione del governo, la nomina di altre cariche importanti e la costituzione delle liste elettorali, ha portato all’allontanamento di Nino Burjanadze da Saakashvili. Nino Burjanadze, attuale presidente del parlamento ed uno dei personaggi più importanti della scena politica georgiana a partire dai giorni della "Rivoluzione delle Rose", avrebbe dovuto guidare le liste elettorali del partito di governo, ma ha deciso di ritirare la sua candidatura poco prima della definitiva presentazione delle liste. Benché abbia dichiarato di non avere intenzione di passare all’opposizione, non si può non notare che un altro degli alleati più importanti di Saakashvili si allontana dal presidente.
Le elezioni del 21 maggio saranno un importante banco di prova sulla strada della democrazia georgiana. Dopo queste consultazioni non sono previste elezioni nazionali fino al 2013. Per mantenere la sua leadership, Saakashvili non dovrà semplicemente ottenere una maggioranza assoluta in parlamento; dovrà anche convincere i georgiani che le elezioni si sono svolte senza falsificazioni o abusi, e dovrà saper gestire con estrema prudenza le eventuali manifestazioni dell’opposizione, per non ripetere gli errori del 7 novembre scorso
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