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Perché il terremoto del “Watergate greco” è solo all’inizio

Uno scandalo di sorveglianza digitale ai danni del leader del PASOK-KINAL Nikos Androulakis e del giornalista investigativo Thanasis Koukakis, tramite lo spyware Predator. Il cosiddetto "Watergate greco" sta facendo tremare il governo Mitsotakis

12/08/2022, Alessio Giussani - Atene

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I servizi segreti ellenici hanno intercettato tutte le comunicazioni personali dell’europarlamentare Nikos Androulakis durante la corsa alle primarie del PASOK-KINAL, nella seconda metà del 2021. La rivelazione ha scatenato un vero e proprio terremoto politico in Grecia, portando alle dimissioni del capo dell’intelligence e del braccio destro del Premier Kyriakos Mitsotakis.

Passato sotto silenzio per troppi mesi, lo scandalo sorveglianza sta ora facendo il giro dei media internazionali, segnando la fine della luna di miele europea per il leader di Nuova Democrazia, Kyriakos Mitsotakis, a lungo osannato come l’enfant prodige del liberalconservatorismo europeo.

Le piene responsabilità del governo nel “Watergate greco” – come lo ha battezzato il leader dell’opposizione Alexis Tsipras – devono però ancora emergere, soprattutto per quanto riguarda l’acquisto e l’utilizzo del costoso spyware Predator.

Da Androulakis a Koukakis: politici e giornalisti sorvegliati

Il 26 luglio, Androulakis denuncia alle autorità greche un tentativo da parte di ignoti di installare lo spyware Predator sul suo smartphone. Il leader del PASOK-KINAL aveva fatto analizzare il suo dispositivo tramite un servizio offerto agli eurodeputati nel contesto delle indagini sul più famigerato spyware Pegasus.

Al pari di Pegasus, Predator consente di intercettare tutte le comunicazioni inviate o ricevute dal dispositivo infetto, realizzare screenshot e attivare da remoto microfono e fotocamera. La differenza più rilevante tra i due spyware è che l’installazione di Predator richiede un “click” su un link-trappola inviato alla vittima. Il 21 settembre 2021, Androulakis riceve infatti un messaggio sospetto con annesso un link, che l’europarlamentare però non apre.

Fin qui, si tratterebbe di un inquietante tentativo di sorveglianza non andato a buon fine. Ma la denuncia di Androulakis allarma l’autorità greca per la sicurezza e la privacy delle comunicazioni (ADAE), che in pochi giorni scopre un caso separato di sorveglianza effettivamente avvenuta ai danni di Androulakis ad opera dell’EYP, l’intelligence ellenica.

Quello subito dall’europarlamentare non è il primo caso di sorveglianza emerso negli ultimi mesi. Il Citizen Lab dell’Università di Toronto ha rivelato al reporter finanziario Thanasis Koukakis che Predator era rimasto attivo sul suo smartphone per almeno sei settimane tra il luglio e il settembre 2021.

Esattamente come per Androulakis, le indagini sul caso hanno rivelato un caso separato di sorveglianza ai danni del giornalista da parte dell’EYP risalente all’anno precedente, quando Koukakis stava lavorando a un’inchiesta su banchieri e potenti uomini d’affari greci. Il monitoraggio era stato sospeso misteriosamente nello stesso giorno in cui il giornalista, insospettito, aveva sporto denuncia all’ADAE.

Anche il giornalista Stavros Malichudis, autore di numerose inchieste sul trattamento di migranti e richiedenti asilo, è finito nel mirino dell’EYP, come rivelato dal quotidiano Efsyn.

Le omissioni del governo su Predator

Sebbene non senza precedenti, il caso Androulakis sta facendo decisamente più rumore, attirando l’attenzione dei media internazionali e della Commissione Europea .

L’esecutivo greco non ha più potuto far finta di niente: si sono dimessi il capo dell’intelligence Panagiotis Kontoleon e il segretario generale dell’ufficio del primo ministro Grigoris Dimitriadis, braccio destro e nipote di Mitsotakis. Il premier ha assicurato che, qualora ne fosse stato al corrente, avrebbe impedito la sorveglianza di Androulakis, definendola un atto conforme alla legge ma “politicamente inaccettabile”. Mitsotakis ha promesso infine una riforma dell’EYP per aumentarne la trasparenza.

Tutto risolto? Non proprio: la versione ufficiale dei fatti è piena di lacune e contraddizioni, e lascia aperti diversi interrogativi.

Il governo greco continua a negare di aver acquistato Predator, o di aver avuto a che fare in alcun modo con Intellexa, l’azienda che commercializza lo spyware in Grecia. Eppure, lo spyware è l’elemento che accomuna le vicende di Koukakis e Androulakis: entrambi vengono a sapere di essere monitorati dall’EYP con metodi “tradizionali” solo dopo essere stati informati della sorveglianza (solo tentata, nel caso dell’europarlamentare) tramite Predator.

Secondo il Citizen Lab, è difficile che un’azienda privata abbia le possibilità economiche per acquistare Predator e per utilizzarlo legalmente.

Tutti i sospetti ricadono sullo stato greco: il Threat Analysis Group (TAG) di Google sostiene che attori sostenuti dai governi hanno verosimilmente acquistato Predator in Egitto, Armenia, Grecia, Madagascar, Costa d’Avorio, Spagna e Indonesia.

Mitsotakis e i rapporti con l’EYP

Nel luglio del 2019, subito dopo le elezioni che hanno portato Nuova Democrazia al governo segnando la fine dell’era SYRIZA, Mitsotakis ha introdotto una riforma dell’EYP: da quel momento in poi, l’intelligence riferisce direttamente al primo ministro.

Inoltre, quando Koukakis si è rivolto alle autorità sospettando di essere stato sorvegliato, il governo si è affrettato ad approvare un emendamento con effetto retroattivo per impedire all’ADAE di informare, a sorveglianza conclusa, i cittadini monitorati dall’EYP. Le mosse dell’esecutivo appaiono perfettamente coordinate con quelle dell’intelligence.

Pur ammettendo la gravità politica della vicenda, Mitsotakis ha difeso la legalità dell’agire dell’EYP, senza spiegare però in che modo due giornalisti investigativi impegnati a indagare su corruzione e abusi di potere rappresentino un pericolo per la sicurezza nazionale.

Quanto ad Androulakis, l’ipotesi trapelata inizialmente attribuiva la sorveglianza a una richiesta avanzata da due paesi stranieri – l’Ucraina e l’Armenia – per via di presunti rapporti sospetti dell’europarlamentare con Russia e Turchia. Gli ambasciatori di entrambi i paesi hanno prontamente smentito: Sergii Shutenko, rappresentante di Kiyiv ad Atene, ha parlato di “affermazioni scollegate dalla realtà” .

Anche l’altra ipotesi – che attribuiva la sorveglianza di Androulakis al suo ruolo nei rapporti tra UE e Cina – è stata ben presto screditata, lasciando spazio all’unica spiegazione verosimile: l’europarlamentare è stato spiato per le sue attività politiche in Grecia, nei mesi che lo hanno visto diventare nuovo leader del PASOK-KINAL.

Il nipote del premier fa causa ai giornalisti

Grazie a un’inchiesta congiunta, Reporters United e il quotidiano Efsyn sono riusciti a tracciare un filo rosso tra il dimissionario Dimitriadis e Predator. Lo spyware è stato sviluppato dalla start-up nord-macedone Cytrox, poi acquisita da Intellexa nel 2018 per 5 milioni di dollari. Di proprietà dell’israeliano Tal Dillian , Intellexa ha trasferito la sua sede da Cipro ad Atene in seguito a qualche problema giudiziario con le autorità cipriote.

L’inchiesta giornalistica non prova l’avvenuto acquisto dello spyware da parte del governo, ma individua una rete di legami d’affari e personali che lega il nipote del premier a Felix Bitsios, vice amministratore di Intellexa ad Atene tra il 2020 e il 2021.

In tutta risposta, il nipote del primo ministro ha fatto causa a Reporters United ed Efsyn, chiedendo rispettivamente 150 e 250 mila euro di risarcimento per diffamazione. Nel mirino anche i giornalisti Nicolas Leontopoulos, Thodoris Chondrogiannou e lo stesso Thanasis Koukakis, reo di aver condiviso sui social le rivelazioni dell’inchiesta.

Come evidenziato dall’International Press Institute , le cause intentate da Dimitriadis sono un classico esempio di SLAPP – azioni legali pretestuose che mirano a prosciugare moralmente ed economicamente i giornalisti, per silenziare le voci critiche.

L’European Federation of Journalists ha condannato le azioni legali intimidatorie, chiedendo alle autorità giudiziarie elleniche di individuare i responsabili della sorveglianza illegale ai danni dei giornalisti. Preoccupazione espressa anche da Reporters Without Borders (RSF) , che già a maggio – quando lo scandalo sorveglianza era solo agli albori – aveva classificato la Grecia all’ultimo posto tra i paesi UE per libertà di stampa.

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