Pantano corruzione
Ora tocca anche all’ex premier Sanader. In Croazia si susseguono gli scandali legati alla corruzione. La premier Kosor sembra decisa a far luce su una pratica che sta mettendo in ginocchio il paese. Ma deve superare forti resistenze all’interno del suo stesso partito
L’ex premier croato Ivo Sanader, che il primo luglio scorso improvvisamente e senza spiegazioni ha lasciato l’incarico di capo del governo, riceveva "ingenti provvisioni" dai lavori dati in concessione alla banca austriaca Hypo Group Alpe Adria. Questo è quanto afferma il quotidiano viennese "Die Presse", riportando informazioni riportate dall’agenzia di stampa austriaca ATA. Se questa notizia sarà confermata – il quotidiano di Vienna afferma che Sanader per i suoi servizi avrebbe ricevuto una provvigione del valore di 800.000 marchi tedeschi – significa che la serie di scandali per corruzione che ha sconquassato l’intero paese dopo l’uscita di scena dell’ex premier, è finalmente arrivato ai suoi massimi livelli.
"Si tratta di diffamazioni e falsità che già diverse volte si è cercato di dare in pasto all’opinione pubblica, principalmente alla vigilia delle elezioni. Queste accuse hanno come obiettivo screditare me e l’HDZ", ha così commentato l’ex premier Sanader gli articoli dei media austriaci, naturalmente ripresi da tutti i giornali croati.
La storia su Sanader e sul suo possibile coinvolgimento in scandali di corruzione era stata sollevata la scorsa settimana dal presidente uscente Stjepan Mesić (la Croazia andrà alle elezioni presidenziali il prossimo 27 dicembre). Questi aveva chiesto pubblicamente l’intervento dell’USKOK – un organo speciale della procura per la lotta alla criminalità organizzata – affinché indagasse sull’ex premier Sanader in merito alla vendita da parte dello stato di un importante pacchetto di azioni della compagnia petrolifera INA all’ungherese MOL.
Mesić ha dichiarato che è del tutto insolita l’operazione di MOL che ora nonostante possieda solo il 47 percento dell’industria petrolifera croata ne controlla completamente l’amministrazione. Ha invitato pertanto l’USKOK a esaminare gli accordi secondo i quali, durante il mandato di Sanader, è stato siglato un tale contratto. In questo conteso, Mesić in modo estremamente esplicito aveva chiesto che venisse indagato anche l’ex premier Sanader.
Quest’ultimo, alcuni giorno dopo, ha risposto dicendo che Mesić ha iniziato il suo mandato raccontando barzellette e menzogne e allo stesso modo lo concluderà. Poi, senza tanti giri di parole, ha minacciato il presidente uscente: "Credo che sia molto meglio per lui non invocare l’USKOK perché quello stesso USKOK potrebbe a breve saltare addosso a lui e ai suoi fedeli". La Croazia si è trovata così in una situazione assurda in cui l’ex premier e il presidente della Repubblica si accusano pubblicamente sui media di essere implicati in vicende che riguardano la corruzione.
I colpi più forti Mesić e Sanader se li sono scambiati nella settimana in cui al Parlamento croato (Sabor), su richiesta dell’opposizione, sono state chieste le dimissioni del ministro dei Trasporti Božidar Kalmeta, per via della serie di scandali riguardanti l’azienda statale delle Autostrade croate (HAC). La settimana precedente erano state arrestati alcuni ex dirigenti della HAC e dell’impresa edile "Sklad Gradnja" col sospetto di aver pompato smisuratamente i costi della realizzazione dell’autostrada e della verniciatura dei tunnel.
Sotto le pressioni dell’opinione pubblica a causa degli scandali portati alla luce dai media, il vicepremier e ministro dell’Economia, Damir Polančec lo scorso 30 ottobre ha dato le dimissioni. Coinvolto nella dubbia vendita delle azioni del gigante dell’industria alimentare " Podravka" di Koprivnica (luogo da cui proviene Polančec), con cui – come hanno riportato i media – una parte dell’amministrazione di questa compagnia, col denaro della Podravka, voleva impossessarsi del pacchetto di maggioranza delle azioni.
All’inizio di questa settimana è stata emessa anche l’accusa sulla base della quale sarà processato l’ex ministro della Difesa (in seguito anche ministro degli Interni), Berislav Rončević sospettato di aver danneggiato lo Stato per 10,2 milioni di kune (circa 1,4 milioni di euro) con l’acquisto di camion militari.
Tutti questi scandali non fanno che confermare l’opinione ampiamente diffusa che la Croazia è un paese profondamente corrotto e che la corruzione arriva sino ai vertici dello Stato. La premier Jadranka Kosor, che ha preso il posto di Sanader, ha di fatto sollevato il coperchio e consentito alla polizia e alla magistratura di partire all’attacco contro la corruzione. Ma, a quanto pare, si è trovata di fronte ad un muro all’interno del suo stesso partito, l’Unione croata democratica (HDZ). Secondo quanto riportato dal settimanale di Zagabria "Nacional", la Kosor ha dovuto fare marcia indietro sulle dimissioni del ministro Božidar Kalmeta e si dice che sia stata personalmente minacciata dall’ex premier Sanader (che all’interno del partito gode ancora della funzione di presidente onorario), che le avrebbe intimato di fermare le indagini sulla corruzione, oppure di ritirarsi.
La premier Kosor, sulla quale a differenza della maggior parte dei suoi ministri non gravano scandali di corruzione, gode però del forte appoggio dell’Unione europea per proseguire nella lotta alla corruzione. Non molto tempo fa aveva incassato in pubblico anche l’appoggio del Segretario di stato americano Hillary Clinton, che aveva affermato: "Plaudo alla sua eccezionale decisione negli sforzi contro la corruzione e nella misure adottate per attuare le riforme". Ma la Kosor deve superare nel suo partito le resistenze di coloro i quali, coinvolti in vari scandali, sono contrari alla dimissione e incriminazione di ministri e di alti funzionari pubblici.
Gli analisti politici ritengono che la premier abbia solo una via d’uscita: dovrebbe promuovere al più presto elezioni interne al suo partito e chiudere coi quadri legati a Sanader, perché in caso contrario perderà il sostegno dell’opinione pubblica di cui ancora gode per aver parzialmente dato il via alla lotta contro la corruzione. Ma la Kosor non è sicura che le relazioni di forza all’interno del partito le permettano di farlo. Questo è confermato anche dal suo fare marcia indietro, quando per esempio non ha insistito sull’uscita di scena del ministro Kalmeta ed anzi ha silenziosamente accettato che rimanesse al governo.
La premier Kosor, tuttavia deve fare i conti anche con un’opinione pubblica risentita per via delle difficili condizioni economiche in cui versa il paese e a causa delle quali, per far sì che il paese adempia ai suoi impegni finanziari, ha dovuto introdurre una tassa di crisi del quattro percento sugli stipendi e le pensioni, oltre ad aumentare l’IVA dal già alto 22 percento al 23. L’opinione pubblica si aspetta da lei una risolutiva lotta contro la corruzione, ritenendo che sia proprio la corruzione, e non la recessione, ad aver condotto il Paese in questo stato.
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