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Panem et circenses

La crisi economica globale bussa alle porte della Croazia. Aumenta il deficit statale, crolla la produzione industriale, debito estero a 36 miliardi di euro. Il dibattito pubblico è monopolizzato dai mondiali di pallamano, ma gli economisti prevedono un brusco risveglio. L’analisi del nostro corrispondente

23/01/2009, Drago Hedl - Osijek

Panem-et-circenses1

Il ministro delle finanze croato Ivan Šuker, che in pubblico appare sempre come persona tranquilla e ottimista, deve essersi seriamente preoccupato di fronte ai dati presentatigli recentemente dai suoi collaboratori. Nelle prime due settimane del 2009 è stato incassato solamente il 37% delle imposte rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; ciò significa che le casse dello stato sono completamente vuote. In queste due settimane, infatti, lo stato ha speso 5,8 miliardi di kune circa 780 milioni di euro, ndr, vale a dire due volte di più di quanto è riuscito ad incassare. Ha influito nel determinare questa situazione in particolare il reddito dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), che in Croazia si calcola con un’aliquota unica del 22%.

A questo ha contribuito anche il fatto che dal primo gennaio di quest’anno è entrata in vigore una legge che vieta l’apertura delle attività commerciali di domenica, giorno in cui si registravano i maggiori incassi. Per questo, a sole due settimane dall’entrata in vigore della legge, si è già pensato seriamente di fare un passo indietro e di togliere il divieto. Ma la vera causa di una così drastica diminuzione delle tasse è senza dubbio la crisi economica globale, che è arrivata anche in Croazia. In modo più veloce e più drastico di quanto ci si aspettasse.

Contemporaneamente sono giunte anche le cattive notizie dall’Istituto nazionale di statistica, che ha reso noto che il tasso di crescita della produzione industriale del 2008 è pari ad appena l’1,6%, il tasso più basso degli ultimi 8 anni. In confronto, nel 2007, la crescita era stata del 5,6%. Come sia iniziata la produzione quest’anno, nessuno si è azzardato a pronosticarlo. La riduzione del gas per l’industria – dovuta alla recente crisi tra Russia e Ucraina – è durata fino al 20 gennaio. Si dice che i danni siano enormi, ma nessuno ha presentato le cifre.

Alla fine dello scorso anno, prima che si stilasse il bilancio dello stato per il 2009, il premier Ivo Sanader ha tentato di convincere i sindacati della necessità di congelare gli stipendi dei dipendenti pubblici così da attutire gli effetti della crisi. I sindacati, però, non hanno accettato e il governo ne ha presentato una versione modificata rispetto a quella basata sul congelamento degli stipendi. Non è chiaro come questo bilancio possa stare in piedi, perché lo stato non può indebitarsi più di così: il debito estero supera i 36 miliardi di euro, ed è sempre più difficile e costoso fare nuovi crediti per restituire i vecchi.

I mezzi di comunicazione non fanno che parlare di lavoratori che vengono lasciati a casa dalle fabbriche, colpite dalla diminuzione degli ordini. Le banche hanno annunciato, e momentaneamente sospeso, la decisione sull’aumento dei tassi d’interesse, ma tutti sanno che è soltanto una questione di tempo e che presto verranno alzati. Migliaia di persone temono questo aumento, in particolare coloro che devono restituire dei crediti o che rischiano di restare senza lavoro. L’edilizia, che negli ultimi anni ha vissuto una forte crescita, ora si trova di fronte ad un calo di richieste. I cittadini, infatti, faticano sempre più a comprare immobili: le banche sono più rigide nel concedere mutui, e il timore dell’aumento dei tassi di interesse ha frenato molti dall’avventura dell’acquisto di una casa.

Anche se la crisi si fa sentire sempre di più, la situazione politica è ancora stabile. Lo scorso dicembre, mese in cui si spende tradizionalmente di più, si è acquistato molto meno rispetto all’anno precedente, ma non in modo così preoccupante. Circa 250.000 croati hanno fatto la settimana bianca, molti di più rispetto agli anni scorsi, e i media calcolano che verranno spesi all’estero tra i 50 e i 100 milioni di euro. Per giorni si è parlato della crisi come di una tigre di carta di cui non si deve aver paura. Fino a quando non sono cominciate ad arrivare le preoccupanti cifre sul calo del commercio e del reddito dello stato.

Croazia 2009

Gli analisti economici non sono affatto ottimisti e avvertono che si tratta solamente dell’inizio, e dovremo ancora fare i conti con la vera crisi. La situazione peggiorerà di mese in mese, e con lei aumenterà il malcontento tra i cittadini. Al momento, l’intero Paese è preso dalla più importante manifestazione sportiva mai avvenuta sul suolo croato: i mondiali di pallamano. La gente vive in uno stato di totale euforia, sperando che la nazionale croata riesca ad aggiudicarsi la vittoria, così ora nessuno pensa alla crisi. I sette nuovi palazzetti dello sport, costati circa 500 milioni di euro (anche questi da ripagare) sono gremiti di tifosi, ciò conferma che il vecchio detto latino panem et circenses è ancora attuale.

Il premier Sanader e i suoi ministri sanno bene che le partite dei mondiali di pallamano non si possono giocare all’infinito e che il risveglio arriverà molto presto. Per questo hanno già iniziato ad annunciare il taglio degli stipendi di ministri e deputati, così da far vedere ai cittadini che anche loro sono soggetti alle leggi della crisi. Quanto questo potrà consolare coloro che resteranno a breve senza lavoro o che non saranno più in grado di arrivare a fine mese, lo si vedrà presto, non appena sarà fischiata la fine dell’ultimo match dei mondiali di pallamano.

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