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Otpor 1998-2008

Si festeggiano a Belgrado i 10 anni di Otpor, il movimento di opposizione nonviolenta che ha contribuito all’abbattimento del regime di Milošević nel 2000. Per il presidente Tadić Otpor ha avuto un ”ruolo fondamentale nella democratizzazione della Serbia”

19/11/2008, Danijela Nenadić - Belgrado

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Con lo slogan "1998-2008 – 10 anni. Più intelligenti?", domenica scorsa, a Belgrado e in tutta la Serbia, si è festeggiato il decimo anniversario del movimento Otpor (resistenza, ndt) che ha giocato un ruolo importante in Serbia nella mobilitazione dei cittadini per il cambiamento democratico del 2000.

Un viaggio nostalgico per tutti coloro che negli anni ’90 scendevano per le strade a marciare e a protestare in modo nonviolento contro il regime di Milošević: ancora una volta, dopo che dieci anni fa hanno avuto il fegato di organizzare questo autentico movimento, affermano con coraggio – Opposizione fino alla vittoria.

Di nuovo hanno stupito l’opinione pubblica. In segreto, proprio come è nato il movimento, il gruppo di pionieri di Otpor ha organizzato i festeggiamenti dei 10 anni dalla fondazione ed è riuscito a ricordare il ruolo che ha giocato nell’abbattimento del regime autoritario. Si sono alternate diverse attività: gli ex otporini hanno dosato la campagna di apparizione sui media in modo da raggiungere il culmine domenica scorsa, quando hanno "marciato" fino dal presidente della Serbia Boris Tadić e, in seguito, hanno "occupato" l’assemblea della città di Belgrado, dove è stata allestita una mostra dei manifesti e dei simboli di Otpor inaugurata dal sindaco della capitale Dragan Đilas.

Domenica i fondatori di Otpor hanno organizzato una festa al Movie bar. Venerdì sera i "combattenti della prima ora" e i pionieri di Otpor, insieme a coloro che hanno appeso i manifesti, indossato i distintivi e offerto un’opposizione personale – che è stato il tema di Otpor – si sono convinti che la lotta sia stata degna di tanta fatica e che la Serbia sia ora un posto migliore e più bello da vivere anche per il fatto che alcuni giovani hanno avuto il coraggio di attaccare in modo nonviolento il regime. Oggi, come dicono gli otporini, è giunta l’ora che nuovi giovani cambino il sistema, lottino per migliori condizioni, per una società più giusta e per pari opportunità, per la Serbia in Europa e per il mondo. "Non c’è più bisogno di Otpor, per fortuna. Sono i giovani che devono unirsi per migliori condizioni di studio, per facilitare i loro spostamenti fuori e dentro al Paese, per la lotta alla corruzione. Oggi siamo liberi. Lo dimentichiamo spesso. Ci siamo battuti per questo", afferma Nenad Konstantinović, uno dei fondatori di Otpor.

La celebrazione dei dieci anni di vita di Otpor, secondo gli ideatori di questo movimento, è importante sia dal punto di vista simbolico che per il suo significato. "Non ci siamo riuniti perché non avevamo altro di più intelligente da fare, ma perché è ora di ricordare alla Serbia dov’eravamo soltanto 10 anni fa", afferma Milja Jovanović, un’altra fondatrice di Otpor. "Ci siamo detti – in Serbia ci sono già abbastanza celebrazioni delle sconfitte (come la battaglia sul Kosovo), o rappresentazioni mitologiche, ed è giunto il momento di festeggiare le nostre vittorie. Ecco, Otpor è stata una vittoria: la vittoria della coscienza cittadina, dei singoli, dell’insieme di energia e di persone che hanno creduto nella Serbia. Per questo abbiamo deciso di ricordare ai cittadini di non dimenticare, perché dobbiamo essere orgogliosi e affermare che sì, lo stato attuale delle cose non è il migliore possibile, ma lentamente le cose cambiano, non viviamo più nella paura, o nella minaccia della prigione, non ci sono più le file per il pane e l’iperinflazione, non siamo in guerra". Al contempo gli otporini hanno voluto far sapere ai rappresentanti del sistema attuale che richiedono di essere riconosciuti e fatti rientrare come una parte delle conquiste del 5 ottobre 2000.

Proprio per questo, simbolicamente e sostanzialmente, è stato importante "arrogarsi" il diritto alla storia. 15 fondatori di Otpor hanno presentato al presidente serbo la loro visione della situazione attuale del Paese rammentando le azioni di Otpor. In questa occasione hanno regalato al presidente un esemplare raro, un manifesto in bianco e nero del 2000 in cui è scritto: "Otpor: 2000 – questo è l’anno giusto".

Il presidente Tadić, dopo la foto di gruppo con i fondatori di Otpor, ha dichiarato che questa organizzazione ha avuto un ruolo sostanziale nella democratizzazione del Paese. Come riporta Blic, Tadić ha affermato che "a dieci anni dalla nascita di Otpor – un movimento di giovani che hanno corso grossi rischi lottando per i valori democratici, giocando, così, un grande ruolo nella democratizzazione della Serbia – possiamo dire che loro ce l’hanno fatta". Tadić ha proseguito sostenendo che gli otporini di allora marciano oggi con grande coraggio attraverso il sistema e cambiano la società serba. Il presidente ha aggiunto che non sa se la missione di Otpor sia stata portata a termine e ritiene che su questo siano i giovani serbi a dover esprimere il loro giudizio. Tadić ha concluso dicendo che molti dei fondatori di Otpor oggi si incontrano nella vita politica e, probabilmente, tra le persone del gruppo che ha incontrato ci sarà il futuro presidente della Serbia. A suo tempo, all’inizio del 2000, Boris Tadić ha partecipato alle azioni di Otpor.

Slobodan Đinović, fondatore di Otpor, ha sottolineato a Danas che "un dialogo normale e amichevole con il presidente serbo costituisce la vittoria di Otpor e mostra quanti passi avanti sono stati fatti in Serbia negli ultimi dieci anni". Đinović ha aggiunto che "lo scopo principale non è stato spodestare i vertici, ma cambiare il sistema, e questo significa il rispetto delle leggi, non il volere del singolo. Il cambiamento del sistema sottintende anche un cambiamento di coscienza, e questo è un lungo cammino che gli attivisti di Otpor, allora da giovani ed emotivi studenti, non hanno potuto realizzare in breve tempo. Spero che presto anche questo cambiamento venga portato a termine."

Boris Tadić ha citato anche la mostra nell’Assemblea della città, e questo dimostra una volta in più quanto il movimento Otpor sia stato significativo. La mostra è stata inaugurata dal sindaco di Belgrado Dragan Đilas, che a nome dei suoi concittadini ha ringraziato tutti gli ex-otporini per il coraggio dimostrato nella lotta per il cambiamento democratico che ha permesso ai cittadini della Serbia di vivere in un Paese normale e libero. "Con creatività, energia, idee, tenacia e sacrificio personale, i membri di Otpor hanno cambiato il corso della storia impegnando l’intera Serbia", ha fatto sapere Đilas. All’inaugurazione hanno preso parte molte personalità della politica e della vita pubblica serba, tra cui molti di coloro che hanno sostenuto Otpor fin dall’inizio. Si sono ricordati dei manifesti, dei distintivi, delle magliette e degli adesivi con la raffigurazione del pugno chiuso che è stato il simbolo di Otpor.

Otpor è nato nel novembre del 1998 da un gruppo di studenti delle università di Belgrado e di Novi Sad attivi nelle proteste studentesche del 1996/1997. All’inizio si trattava di un movimento studentesco, poi divenuto un movimento collettivo con un unico e chiaro obiettivo: la sostituzione del regime di Milošević. Otpor ha fondato la sua azione sugli aspetti nonviolenti della lotta, evidenziando l’importanza delle singole battaglie e dell’esempio personale. Ha lottato lucidamente contro il regime, con ironia, ma con serietà e dedizione. Gli otporini hanno utilizzato metodi nonviolenti, hanno imparato anche da insegnanti stranieri, ma hanno adattato quanto appreso nel contesto serbo, adeguandolo alla realtà del Paese e riuscendo a far sì che da Otpor si costruisse un movimento autentico e irripetibile. Hanno osato dire "è la fine", si sono azzardati a prendersi la responsabilità della frammentata opposizione di allora, di insultare i leader dell’opposizione che si chiamavano fuori, di marciare chilometri, essere arrestati e, prima di tutto e soprattutto, di beffarsi del regime.

Il valore di Otpor è stato riassunto da Boško Jakšić, editorialista di Politika, che ha affermato che gli ironici e aspri messaggi di Otpor hanno reso la rivolta contro il regime di Milošević più profonda e partecipata. Sull’onda dell’entusiasmo nazionale Otpor ha lanciato lo slogan: „Otpor, perchè amo la Serbia". Si festeggia la vittoria. Finalmente.

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