Ossezia Sud: apre una rappresentanza a Roma
L’Ossezia del Sud apre in Italia un ufficio di rappresentanza ma le politiche della regione separatista georgiana spingono verso l’unificazione con la Russia
Il 2 aprile 2016 è stato inaugurato a Roma un ufficio di rappresentanza dell’Ossezia del Sud. La sede, che espone una targa e la bandiera osseta, avrà secondo i promotori la funzione di assistenza per i visti e per iniziative culturali. Il vice ministro degli Esteri della regione secessionista Alan Kochev è intervenuto per complimentarsi via Skype da Tskhinvali.
Dietro all’operazione c’è Mauro Murgia, che per anni ha rappresentato gli interessi delle due entità separatiste georgiane in Italia. Nel 2015, tuttavia, l’Abkhazia ha rotto i rapporti con Murgia in seguito a reciproche accuse, riportate dal ministero degli Esteri di Sukhumi . Da quel momento Murgia si è dedicato solo alla promozione dell’Ossezia meridionale.
Il giorno prima dell’inaugurazione, la Farnesina si era affrettata a comunicare che “il sedicente ufficio di rappresentanza, ed il suo eventuale titolare, non gode di alcun riconoscimento, né tantomeno di status diplomatico”, confermando il sostegno all’integrità territoriale della Georgia.
Possibile referendum per l’adesione alla Russia
Ma se a Roma gli osseti rivendicano l’indipendenza, contemporaneamente a Mosca spingono per l’unificazione con la Russia. Infatti il 31 marzo scorso si è tenuto al Cremlino un incontro tra il presidente Leonid Tibilov e Vladimir Putin. Tibilov ha avanzato la possibilità che si tenga un referendum sull’adesione dell’entità caucasica alla Federazione Russa. Putin si è mostrato prudente e ha risposto che la decisione spetta solo agli osseti, consapevole che una parte della classe politica di Tskhinvali è contraria.
Tibilov ha affermato che per tenere il referendum nel giro di qualche mese è prima necessario emendare la costituzione, affinché il presidente possa richiedere di porre l’Ossezia sotto l’egida della Federazione Russa.
Già nel 2015, in occasione della firma del trattato di integrazione politica e militare, il presidente del parlamento sud-osseto Anatoly Bibilov aveva chiesto un referendum, nella speranza di riunirsi all’Ossezia del Nord. Ma altri esponenti del governo e dell’opposizione insistono per mantenere una parvenza di autonomia.
La dipendenza da Mosca
Parvenza in quanto l’Ossezia meridionale è una vallata di 50mila persone, priva di aeroporti, collegata solo alla Russia attraverso il tunnel di Roki, scavato per 3km nelle montagne del Caucaso e chiuso d’inverno. La vecchia Strada Militare Georgiana e la Strada Militare Osseta ricadono ormai al di fuori dei confini amministrativi di Tskhinvali e sono troppo impervie. Inoltre la regione non si è ancora ripresa dai due conflitti con Tbilisi che hanno distrutto molte delle infrastrutture e dipende dalle sovvenzioni economiche russe.
Mosca è responsabile della difesa militare dell’Ossezia e schiera guardie di frontiera dell’FSB. Nel febbraio 2016 i servizi di sicurezza di Tskhinvali, che si chiamano ancora KGB, hanno annunciato che se i cittadini osseti vorranno visitare un villaggio lungo o oltre il confine georgiano per ragioni familiari, matrimoni o funerali, dovranno prima fare richiesta di un permesso all’intelligence.
È noto che russi e osseti abbiano spostato illegalmente i cippi e le recinzioni dell’Administrative Boundary Line in territorio georgiano. Nel luglio 2015 il villaggio di Orchosani è stato inglobato dall’Ossezia, con dei ‘salienti‘ che si protendono a pochi metri dalla principale autostrada georgiana e verso la periferia di Gori. Una porzione dell’oleodotto Baku-Supsa è così finita sotto controllo osseto, ma la British Petroleum ha subito deviato il rifornimento su altre pipelines.
Le autorità georgiane stimano che circa 800 cittadini, soprattutto pastori e agricoltori, siano stati arrestati dalla fine della guerra per ‘ingresso illegale’ in Ossezia. A marzo, il contadino Zakaria Mamagulashvili stava coltivando il suo frutteto presso il villaggio di Dvani, in Georgia, quando due soldati osseti hanno superato il confine e l’hanno prelevato sotto la minaccia dei fucili. Dopo una settimana in cella, il contadino è stato rilasciato dietro il pagamento di una multa di 5mila rubli.
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