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Orfani bianchi, i figli dell’allargamento

Sono 350mila gli "orfani bianchi" che vivono in Romania senza uno o entrambi i genitori, migrati per garantire ai figli un futuro migliore. Questi i dati presentati dall’Associazione Albero della Vita durante il convegno "Left Behind", tenutosi lo scorso 26 maggio a Milano

17/06/2010, Cristina Bezzi -

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Dopo la caduta del regime comunista in Romania, nel 1989, l’attenzione internazionale è stata catalizzata dalla situazione in cui vivevano numerosi bambini: chiusi in fatiscenti orfanotrofi, abbandonati a se stessi sulle strade e nei canali sotterranei della capitale Bucarest, vittime di abusi e del traffico di esseri umani.

A partire dal 2004, con l’intensificarsi del flusso migratorio di cittadini romeni verso altri paesi dell’Unione europea, grazie anche all’allargamento dello spazio Schengen, è cresciuto l’allarmismo per la presenza sulle strade delle principali capitali del Vecchio Continente (in particolare in Italia, Spagna e Francia) di un gran numero di minori stranieri non accompagnati di nazionalità romena, spesso coinvolti in attività illegali.

Mentre diversi paesi in Europa cercavano di capire come fare fronte a questa emergenza, in Romania l’attenzione e la preoccupazione si stava indirizzando invece ad un’altra categoria di minori in difficoltà: i cosiddetti orfani “bianchi”, ossia quei bambini figli di migranti costretti a crescere senza la presenza di uno o di entrambi i genitori.

Proprio a questo tema è stato dedicato il convegno “Left Behind” organizzato lo scorso 26 maggio a Milano dall’ Associazione lAlbero della Vita, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana nei confronti di questo fenomeno.

Secondo uno studio nazionale condotto da Unicef e dall’associazione “Alternative Sociale”, nel 2008 sono 350mila i bambini romeni che hanno almeno un genitore all’estero, cioè il 7% della popolazione tra 0 e 18 anni. Di questi un terzo (126mila) hanno ambedue i genitori all’estero e hanno un’età inferiore ai 10 anni. Altri 400mila bambini hanno sperimentato l’assenza di uno dei genitori per periodi più o meno lunghi di tempo.

Le regioni romene più interessate al fenomeno sono quelle rurali ed in particolare la Moldova romena, che vede la presenza di 100mila “orfani bianchi” seguita da Transilvania, Oltenia, Muntenia.

L’Albero della vita sostiene ed è partner dell’associazione “Alternative Sociale” di Iaşi, città principale della Moldova romena. L’associazione da diversi anni si occupa di offrire sostegno psicologico ai minori che si trovano in difficoltà a causa dell’assenza dei genitori. Come spiega Alex Gulei, assistente sociale di Alternative Sociale, il problema è apparso in modo evidente nel 2004, quando la stessa polizia di Iaşi si è rivolta all’associazione trovandosi in difficoltà di fronte ad una nuova categoria di bambini e adolescenti problematici, spesso coinvolti in attività illegali.

Gli effetti della migrazione dei genitori sui bambini sono dei più vari, generalmente i bambini vivono uno stato di stress che può portare il minore da un calo della frequenza e del profitto scolastico fino al compimento di piccole attività delinquenziali; emotivamente il minore vive uno stato di frustrazione, senso di colpa e depressione che in alcuni casi ha portato all’atto estremo e drammatico del suicidio.

Lo stato romeno non è intervenuto direttamente con progetti e finanziamenti per arginare gli effetti del fenomeno, lasciando per gran parte la questione in mano alle Ong. Come nota Alex Gulei, la cosa positiva è che nel 2006 lo stato romeno ha esplicitamente riconosciuto l’esistenza del problema ed ha varato una legge che obbligava i genitori che partivano con un contratto di lavoro legale all’estero a nominare un rappresentante legale per i propri figli. Nella realtà dei fatti, però, la maggioranza dei genitori non partono dalla Romania con un contratto di lavoro e nella pratica i figli vengono semplicemente affidati a dei membri della famiglia allargata, senza preoccuparsi della loro rappresentanza legale.

In questi anni “Alternative Sociale” si è occupata del fenomeno mettendo in pratica una metodologia di intervento sociale che si rivolge non solo ai minori, ma anche ai genitori, alle famiglie allargate e all’intera comunità. L’associazione fornisce supporto psicologico a questi minori e svolge attività di informazione nei confronti della comunità, oltre che sensibilizzare i genitori con cui sono in contatto delle difficoltà incontrate dai figli lasciati soli a casa.

Il fenomeno degli “orfani bianchi” riguarda la Romania in modo particolare, poiché il flusso migratorio proveniente da questo paese si è intensificato significativamente negli ultimi anni. Si pensi che in Italia i romeni rappresentano la principale comunità di immigrati con 796.477 presenze (Istat 2009) su una popolazione totale del paese di origine di circa 22 milioni di abitanti.

Il fenomeno non riguarda solo la Romania, questo rappresenta solo una delle facce del più complesso e globale processo migratorio e che vede svilupparsi nuove dinamiche familiari nel contesto dell’ Europa allargata. La rilevanza del fenomeno è dimostrata anche da una recente risoluzione parlamentare in favore dei figli dei migranti d’Europa lasciati soli a casa, proposta dall’europarlamentare romena Rovana Plumb ed approvata nel marzo 2009, con una maggioranza di 579 voti favorevoli, 21 contrari, 13 astenuti.

Antonio Bancora dell’associazione Albero per la Vita mette in evidenza come sia indispensabile affrontare il fenomeno in chiave europea e soprattutto non concentrandosi unicamente sul problema dei bambini lasciati soli in Romania e in altri paesi, ma considerando anche le vite dei genitori che vivono distanti dai propri figli. E’ importante comprendere che siamo di fronte ad un nuovo modello familiare che è stato favorito dal processo di allargamento dell’Unione Europea, ossia quello della famiglia transnazionale. Il processo migratorio all’interno dell’UE continuerà nei prossimi anni; migrare per cercare un futuro migliore per sé e per i propri figli è una libertà fondamentale che non può e non deve essere limitata, risulta quindi importante capire come affrontare il fenomeno cercando di ridurre le conseguenze negative per le fasce più vulnerabili della popolazione, quali i bambini.

Il convegno “Left Behind”, organizzato dall’associazione Albero della Vita e dalla Commissione Europea – Rappresentanza di Milano, ha voluto dare voce, all’interno dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale alle categorie svantaggiate degli “orfani bianchi” e delle loro famiglie.

Al convegno erano presenti anche numerosi genitori romeni che vivono in Italia lontani dai loro figli, che hanno manifestato il loro interesse a continuare il dibattito, organizzando durante il convegno una raccolta di firme per richiedere che anche a livello europeo si continui a porre l’attenzione su questo tema.

Come nota Antonio Bancora, in questo momento sarebbe necessario procedere con la raccolta e l’analisi di dati empirici, visto che il fenomeno non è stato fino ad ora sufficientemente studiato.

Proprio perché questo processo migratorio non può e non deve essere limitato è importante capire quale sia l’entità del fenomeno e quali possono essere le possibili soluzioni e buone prassi da applicare nei sempre più numerosi casi di famiglie transnazionali presenti sul territorio dell’Europa allargata.

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