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Omicidio al seggio elettorale

Domenica 10 settembre, durante le elezioni municipali a Novi Pazar, un candidato è stato assassinato. Il clima è sempre più deteriorato nella capitale del Sangiaccato, a causa delle crescenti tensioni tra i principali partiti bosgnacchi e nei confronti del governo serbo

25/09/2006, Redazione -

Omicidio-al-seggio-elettorale

Di Sladjana Novosel, per Le Courrier des Balkans, 12 settembre 2006 (titolo originale: "Sandjak de Novi Pazar: meurtre au bureau de vote")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta

Novi Pazar – Novi Pazar è la città più grande della parte serba del Sangiaccato. Tutti la considerano e la vedono in futuro come il centro di questa regione. È anche la sede dei due partiti politici più importanti che raggruppano i bosgnacchi: il Partito di azione democratica del Sangiaccato (SDA) di Sulejman Ugljanin, e il Partito democratico del Sangiaccato (SDP) di Rasim Ljajic. Fino alla metà degli anni ’90, Rasim Ljajic era uno stretto collaboratore di Sulejman Ugljanin. Quando sono emerse delle divergenze, Rasim Ljajic ha fondato il proprio partito che, fino alle elezioni del 2000, si chiamava Partito d’Azione democratica di Rasim Ljajic, per poi prendere il nome di Partito democratico del Sangiaccato. Fino ad allora, Sulejman Ugljanin era il leader incontrastato di tutti i bosniaci del Sangiaccato. Dopo la caduta del regime di Slobodan Milosevic, nel 2000, Rasim Ljajic è diventato ministro federale per i diritti dell’uomo e delle minoranze, e Sulejman Ugljanin è rimasto al posto di presidente del Consiglio nazionale bosgnacco del Sangiaccato (BNVS), e la sua coalizione, la Lista per il Sangiaccato, ha ottenuto il potere assoluto a Novi Pazar.

La creazione di nuovi partiti politici per i bosgnacchi ha rappresentato l’inizio della polarizzazione tra la popolazione, e delle divisioni che nel corso degli anni si sono sempre più radicalizzate, mentre l’intolleranza reciproca tra chi la pensava in maniera diversa diventava sempre più visibile. La corsa verso le autorità di Belgrado per occupare le posizioni migliori, con maggiori o minori opportunità politiche, rimaneva in parità. Fino al giorno in cui, una decina di mesi fa, i due deputati al parlamento serbo della coalizione di Sulejman Ugljanin, la Lista per il Sangiaccato, hanno lasciato il gruppo dei deputati del Partito democratico (DS) di Boris Tadic, attuale presidente della Serbia, per passare dalla parte della maggioranza parlamentare e dare il loro sostegno al governo di Vojislav Kostunica. Da allora, i due partiti bosgnacchi si trovano in situazioni differenti. La coalizione Lista per il Sangiaccato è riuscita ad ottenere dal governo serbo lo scioglimento del consiglio municipale di Novi Pazar, dove l’SDP di Rasim Ljajic aveva la maggioranza. Questo consiglio municipale aveva deciso di organizzare un referendum per destituire il sindaco Sulejman Ugljanin. La città è stata posta sotto amministrazione speciale. Questo accadeva lo scorso aprile. Il governo della Serbia ha annunciato allora che il voto per la revoca del sindaco Sulejman Ugljanin si sarebbe tenuto «il 14 maggio, come deciso dall’assemblea municipale».

Amministrazione provvisoria e revoca del sindaco Ugljanin

In una città politicamente divisa hanno avuto luogo due scrutinii. Il primo, il 14 maggio. Sulejman Ugljanin è stato in quell’occasione deposto dalla funzione di sindaco, «con la maggioranza assoluta dei voti». Il secondo il 25 giugno: Ugljanin ha ottenuto, quella volta, il sostegno assoluto dei cittadini! Ogni partito riteneva valido il proprio risultato, ma il governo della Repubblica ha mantenuto il silenzio. Un’altra votazione è stata organizzata dalla commissione elettorale formata dall’amministrazione provvisoria.

La commissione elettorale ha convocato delle elezioni locali per il 10 settembre. Per i 47 seggi di consigliere municipale, dieci partiti politici, coalizioni e gruppi di cittadini presentavano delle liste. Su 69.098 elettori iscritti, 36.268 si sono recati alle urne, ossia il 52,4% degli aventi diritto. La coalizione di Ugljanin ha ottenuto il maggior numero di seggi municipali, ossia 27, la coalizione Insieme per Novi Pazar – composta da SDP (Rasim Ljajic), DS (Boris Tadic), G17 plus (Mladjan Dinkic) – ha ottenuto 12 seggi, la coalizione DSS-NS (Vojislav Kostunica/ Velimir Ilic) ne ha ottenuti 4, mentre la LDP (Ceda Jovanovic) e la coalizione Partito radicale serbo-Partito socialista di Serbia hanno ottenuto ciascuna 2 seggi.

Secondo i risultati della commissione elettorale, 19.071 elettori, ovvero il 53,4%, hanno votato per il raggruppamento politico di Ugljanin, e 8.369, ossia il 23,4%, per la coalizione di Ljajic. Ma i risultati dello scrutinio sono stati oscurati dall’ombra gettata dall’assassinio di un candidato della lista di Sulejman Ugljanin.

Il voto continua!

Durante uno scontro verificatosi tra i due partiti davanti ad un seggio elettorale, Ruzdija Durovic, 41 anni, è stato ucciso, e il figlio di suo fratello, Sulejman, è stato ferito da un proiettile alla gamba sinistra. Per motivi di sicurezza i rappresentanti dell’SDP si sono immediatamente ritirati dai seggi elettorali. Ugualmente ha fatto il Partito per il Sangiaccato, alla testa del quale si trova Fevzija Muric, in passato stretto collaboratore di Ugljanin. La commissione elettorale ha allora dichiarato che le elezioni dovevano proseguire, in tutti i seggi elettorali. Il sindaco di Novi Pazar, Sulejman Ugljanin, ha tentato di placare le tensioni, richiamando i cittadini alla pace e alla tolleranza ed annunciando di avere avuto un colloquio con il ministro serbo della polizia, Dragan Jocic, che ha confermato l’invio di forze di polizia per ristabilire la pace e la stabilità. La sera stessa la polizia ha arrestato uno degli autori dell’omicidio, Ertan Gegic, 32 anni, di Novi Pazar, e il giorno seguente è stato arrestato Ismet Derdemez, 26 anni. La polizia ricerca attivamente il terzo autore del delitto, Sead Papic, 32 anni.

All’indomani delle elezioni i leader bosniaci si sono reciprocamente accusati dell’incidente avvenuto. Sulejman Ugljanin ha accusato Rasim Ljajic di essere «insolente e impudente, dato che aveva annunciato questo omicidio attraverso la sua campagna elettorale, trattando i membri dell’SDA del Sangiaccato come hooligan e ‘kabadahija’». Se l’è presa anche con il mufti del Sangiaccato, Muamer Zukorlic, che avrebbe «versato benzina sul fuoco, diffondendo informazioni false». Sulejman Ugljanin ha nuovamente lanciato un appello ai cittadini, per la pace e la tolleranza, e perché avessero fiducia in lui e nel governo serbo.

Rasim Ljajic chiede l’annullamento del voto

Il leader dell’SDP Rasim Ljajic ha espresso il suo rammarico per la morte di Ruzdija Durovic, ed ha constatato che «le elezioni si sono tenute in un’atmosfera totalmente segnata dalla paura e dalla repressione. «L’SDA del Sangiaccato concepisce le elezioni come una lotta mortale, ed è in questa atmosfera che si è svolta la campagna elettorale», ha dichiarato Rasim Ljajic. Ha sottolineato poi che lo scenario che si è verificato ha visto interrompere le votazioni nei seggi in cui il suo partito stava stravincendo, per vedere successivamente proclamare la vittoria dell’SDA. Rasim Ljajic ha annunciato che egli avrebbe sporto denuncia contro Sulejman Ugljanin e il segretario generale della coalizione Lista per il Sangiaccato, Nermin Bejtovic, accusando i loro servizi di sicurezza di aver preso parte alla sparatoria. Ha anche dichiarato di voler presentare un ricorso presso il tribunale municipale, al fine di annullare le elezioni, e che i suoi consiglieri non prenderanno parte ai lavori del nuovo Consiglio municipale, né participeranno a nuove elezioni se non in presenza di osservatori stranieri e con la partecipazione dello Stato. Ugualmente il Partito per il Sangiaccato domanderà al tribunale municipale l’annullamento delle elezioni, come pure che le nuove consultazioni elettorali debbano svolgersi in presenza dell’OCSE e di altre organizzazioni internazionali.

Gli avversari politici di Sulejman Ugljanin hanno accusato la presidentessa della Commissione elettorale comunale, Zejnepa Kavrajic, di avere aggredito fin dalla mattinata i seggi elettorali, spostandosi scortata da attivisti armati dell’SDA del Sangiaccato. Essi hanno sottolineato che i loro rappresentanti nei comitati elettorali erano stati malmenati e picchiati da esponenti del partito di Sulejman Ugljanin, tra cui si menziona la vittima, Ruzdija Durovic.

Orazione funebre nella pubblica piazza

Ruzdija Durovic figurava al 33° posto nella lista della coalizione di Sulejman Ugljanin. È stato sepolto a Novi Pazar. L’orazione funebre (dzenaza namaz) si è svolta nella piazza principale di Novi Pazar, una cosa mai successa prima. Il mufti del Sangiaccato Muamer Zukorlic ha contestato questa scelta, dichiarando che «la tradizione musulmana vuole che l’orazione si svolga in moschea, o sulla tomba del defunto, oppure in altro luogo, ma previo consenso della Comunità islamica del Sangiaccato. L’imam che ha recitato l’orazione non è sicuramente un esponente della Comunità islamica, bensì probabilmente una persona che ha agito a titolo personale».

«Tenere l’orazione in una pubblica piazza è una manifestazione politica. La famiglia della vittima aveva richiesto i servizi della Comunità islamica, ma dopo alcune ore si è tirata indietro. Dietro preciso ordine politico. Sulejman Ugljanin è il centro dell’odio che qui si semina con l’aiuto del governo serbo, le cui tendenze annessioniste sono riaffiorate. Solo la Comunità islamica del Sangiaccato, retta da mesihat, non ha approvato quello che sta succedendo nel Sangiaccato e non si è lasciata intimidire dal governo serbo. Al contrario, dopo la demolizione dei locali della nostra facoltà di studi islamici, è il governo che ha preso paura», afferma categoricamente il mufti Zukorlic.

All’arrivo delle elezioni il mese di settembre diviene sempre un mese nero per Novi Pazar. Due anni fa, l’11 settembre, durante la campagna elettorale, i simpatizzanti di Suljeman Ugljanin e di Rasim Ljajic erano già ain pieno scontro. Un passante era stato ferito incidentalmente. Si trattava di Camil Jukovic, un professore di fisica in pensione. È rimasto invalido a vita. La polizia non ha mai scoperto gli autori del misfatto. L’assassinio del candidato consigliere municipale è successo proprio due anni dopo, a un solo giorno di distanza.

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