Oltre il muro di Schengen
Dopo la "gita" a Salonicco i leader dei Paesi dei Balcani occidentali sono ritornati a casa. Tra delusioni e nulla di nuovo. Questa è almeno la percezione che affiora in Macedonia.
Il Summit a Salonicco – o meglio, nell’iper-moderna località turistica di Porto Carras, sulla penisola Calcidica – è terminato ma è difficile esprimere un’opinione in merito a quanto è emerso. I Governi ed i loro leader hanno mandato messaggi caratterizzati contemporaneamente da ottimismo ed aspettative deluse.
Come ha affermato Ilinka Mitreva, Ministro degli esteri macedone, nel comunicao stampa rilasciato a conclusione del vertice, "… ci aspettavamo di uscire dal Summit con lo status di Paesi candidati, ma non è stato così; ci aspettavamo venissero definiti dei tempi per il processo di integrazione, ma non è stato così; ci aspettavamo l’accesso a maggiori fondi dell’UE, e questo non è avvenuto". Ma non tutti hanno concordato con la durezza di questa dichiarazione. Secondo il Presidente Trajkovski ed la parlamentare del DUI, Teuta Arifi, questo pessimismo sarebbe da moderare, e non tutto è andato così male.
Ma la stessa Mitreva ha anche indicato tre fatti positivi emersi a Porto Carras. Innanzitutto la Macedonia potrà esportare senza pagare dazi proprie merci nel mercato unico, potrà partecipare a gare d’appalto indette dall’Unione ed infine con i singoli Paesi dell’area verranno avviate trattative per allentare il sistema dei visti vigente.
La questione del "muro di Schengen" che separa i "caotici" balcani dalla legge e l’ordine dell’Unione Europea è da tempo una vera e propria spina nell’occhio dei Paesi dei Balcani, in particolare per chi abitava nell’ex-Jugoslavia ed, a differenza dei cittadini di altri Paesi rientranti nell’orbita sovietica, era libero di girare per l’Europa intera. E si sa, ci si rende conto di quanto sia positivo qualcosa solo quando si perde. Ed il duro regime dei visti attualmente in vigore sta causando grosse frustrazioni.
Ora il governo macedone ha annunciato che a breve inizieranno ufficialmente le trattative per l’ammorbidimento del sistema dei visti. Ljubimin Frckovski, il tutto-fare della politica macedone, ha commentato la notizia in modo cinico. "Hanno impiegato 12 anni a decidersi ad iniziare queste trattative! Ma cosa aspettavano a farlo?". Ma la stessa domanda potrebbero essere rivolta a lui, visto che ha ricoperto una carica presso il Ministero degli esteri e non ha mosso un dito per cambiare qualcosa in questo senso.
In ogni caso abbassare se non eliminare "il muro di Schengen" avrebbe un effetto immensamente positivo sull’opinione pubblica macedone. E’ dura pensare ciose positive dell’Unione Europea se si ha avuto esperienza dell’umiliante pratica di stare ore ed ore in fila davanti alle ambasciate dei aesi dell’Unione. Dopotutto forse è realistico che il macedone medio, da un giorno all’altro decida di prendere i risparmi di una vita e partire per trovarsi un lavoro illegale ad esempio nel settore edilizio in Germania?
Se osserviamo i sondaggi, speso però poco affidabili, il sostegno all’Unione Europea non è così massiccio. Si attesterebbe attorno al 60%. Percentuale non del tutto rassicurante se si dovesse andare a votare un referendum a proposito.
I pronostici più realistici su quanto sarebbe avvenuto a Salonicco erano stati forniti da Radmila Shekerinska, Ministro senza portafoglio per l’integrazione europea. A ben vedere doveva quasi essere scontato che fosse lei la più informata su questa questione. Alla vigilia del vertice ha dichiarato che "… il Summit non porterà nulla di nuovo per la Macedonia".
Dal Summit quindi se non delusioni non è emerso però nulla di nuovo rispetto a posizioni già espresso dall’UE. Ma questo ha avuto effetti collaterali. Tra questi ad esempio il ritorno con insistenza dei rappresentanti USA che hanno aumentato le loro pressioni sulla Macedonia affinché quest’ultima firmi un trattato bilaterale di non estradizione, lo ricordiamo legato al neonato Tribunale Penale Internazionale, sostenendo che rientra negli "interessi nazionali macedoni" poiché vi sarebbero senza dubbio "più possibilità di entrare nella NATO che non nell’UE". Anche il primo ministro Cervenovski, in un’intervista per "Utrinski Vesnik", ha confermato questa posizione. Il governo prenderà una decisione a proposito entro oggi ed è molto difficile che non si avvallino le richieste USA.
Quanto ascoltato dai leader dei Balcani occidentali a Porto Carras l’avevano già sentito prima. Riforme, cooperazione regionale, un approccio contemporaneamente bilaterale e d’area. Ora ai Paesi in questione non rimane che iniziare ad implementare quelle raccomandazioni. Dopo, probabilmente, tutto sarà più facile.
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