Okruženje, Jugosfera e dintorni
Non accade in molte parti del mondo che si possa produrre un talk show televisivo e non lo si debba doppiare o sottotitolare per trasmetterlo in 5 Paesi diversi. Nei Balcani invece sì. Vicinanze è il primo talk show pensato con un’ottica regionale. "Ma non parlatemi di Jugosfera" dice Nenad Šebek, il conduttore
Okruženje, letteralmente "dintorni", è il primo talk show trasmesso contemporaneamente in cinque Paesi della ex Jugoslavia, su otto canali televisivi. Cinque puntate in onda dal 2 aprile con la presenza in studio di quattro ospiti di Paesi diversi che si confronteranno – a detta del conduttore Nenad Šebek "su pregiudizi che nutriamo gli uni sugli altri, la crisi economica e come farvi fronte, i media, le grandi potenze e i Balcani, essere giovani nei Balcani". Non manca neppure la satira: ogni puntata vedrà la collaborazione della comica zagabrese Marina Orsag. Abbiamo incontrato Nenad Šebek, che conduce la trasmissione in collaborazione con Petar Lazić.
Come nasce l’idea di produrre Okruženje?
L’idea è nata dal fatto che nonostante il sud est Europa si sia frammentato rimangono pur sempre dei legami, uno di questi sicuramente è la lingua: l’abbiamo trasformata in quattro lingue diverse ma che tutti capiamo! Poi i problemi che ci affliggono hanno tutti un carattere regionale e di conseguenza anche le soluzioni non possono che essere regionali, cioè non possono essere trovate esclusivamente all’interno dei confini dei rispettivi piccoli stati. Da qui nasce quindi l’idea di realizzare il primo talk show regionale, che si occupa dei problemi che affliggono l’intera regione.
Perché proprio un talk show?
Perché oggi in televisione abbiamo conduttori noiosi e trasmissioni noiose. Okruženje è stata pensata invece come una trasmissione estremamente dinamica. Le domande dei conduttori della trasmissione non superano i 7-8 secondi, le risposte degli ospiti sono altrettanto brevi.
La trasmissione dura meno di un’ora e affronta temi a nostro avviso cruciali. La prima è andata in onda lunedì 2 aprile ed era dedicata ai pregiudizi che nutriamo gli uni nei confronti degli altri. Le altre puntate saranno sulla crisi economica e come farvi fronte; i media; le grandi potenze e i Balcani; essere giovani nei Balcani.
Okruženje va in onda in cinque Paesi su otto diversi canali televisivi: il lunedì su Studio B (Beograd), TV Vranje (Vranje), BHRT (Sarajevo) e TV Vijesti (Podgorica). Il martedì su TV Kapital network (Zagreb), mercoledì su RTRS (Banja Luka) e il sabato su Alsat-M TV (Skopje).
Quanti telespettatori avete?
È ancora presto per rispondere alla domanda, la prima puntata è appena andata in onda. Diciamo che potenzialmente abbiamo il bacino di utenza dello spazio ex jugoslavo, considerando ovviamente che non abbiamo l’appeal del reality show… Il nostro obiettivo è di arrivare a quelle persone che hanno fame di queste informazioni, presentate in un modo diverso e più moderno.
Chi sono gli ospiti delle trasmissioni?
In ogni puntata ci sono ospiti di quattro Paesi. Non appartengono a partiti politici ma godono di un certo prestigio presso l’opinione pubblica, dove sono noti per interventi sui temi più delicati dell’attualità regionale.
Chi finanzia il progetto?
Il nostro partner principale è l’European Fund for the Balkans (EFB) , una grande organizzazione composta da quattro grandi fondazioni europee: Robert Bosch Stiftung, King Badouin Foundation, Compagnia di San Paolo, Erste Stiftung. Si tratta di un progetto di società civile, non è una produzione commerciale, quindi le tv che trasmettono il programma lo ricevono gratuitamente. L’altro partner è il Center for Democracy and Reconciliation in Southeast Europe (CDRSEE) .
Dicevamo prima dei tratti in comune e del fatto che uno di questi è sicuramente la lingua. Ma proprio l’uso di una lingua che vuole essere comune non vi ha dato problemi nel mettere insieme le ex repubbliche jugoslave? Mi viene in mente per esempio la notizia di qualche tempo fa sulla richiesta in Croazia di sottotitolare i film serbi… poi per altro caduta nel nulla…
La lingua è il minore dei problemi che abbiamo avuto. Piuttosto si aveva paura si ricalcasse il cliché della jugonostalgia o della jugosfera. Questo programma però non ha nulla a che vedere con la jugonostalgia o roba del genere.
Viene usato il linguaggio e la lingua che tutti capiscono. E tutti i partecipanti a questo progetto hanno accolto questa dimensione. Anche in Croazia hanno accolto bene la cosa e andiamo in onda su Kapital network, una delle principali tv commerciali della regione. Ovvio, non siamo sui canali principali coma la radio e tv nazionali, nonostante abbiamo avuto contatti anche con loro.
Quello che per me invece è stata una vera sorpresa è la messa in onda in Macedonia sul canale Alsat-M, una tv macedone in lingua albanese. Loro ovviamente sottotitolano la trasmissione e la trasmettono anche per il pubblico del Kosovo e dell’Albania.
Alla Jugonostalgia forse no, ma alla Jugosfera nel senso di rafforzamento delle relazioni tra le ex repubbliche jugoslave direi che questo talk show contribuisce…
Diciamo che sfruttiamo una posizione di vantaggio. Come accade nel settore economico dove si può avere più successo se si sfrutta un mercato allargato.
Come vedi il processo di riconciliazione nella regione?
Purtroppo negli ultimi mesi abbiamo assistito a situazioni poco piacevoli. Incidenti in Macedonia, per non parlare del Kosovo e di tutto ciò ad esso connesso. Dal mio punto di vista la situazione non è soddisfacente. Se volessimo fare un parallelo e guardare ad esempio a come erano Germania e Francia 17 anni dopo al fine della Seconda guerra mondiale, vedremmo che stavano già lavorando alla creazione dell’Unione europea. Se di contro guardiamo dove è la Bosnia Erzegovina 17 anni dopo la guerra, se guardiamo alle scaramucce che ogni giorno si scambiano Sarajevo e Banja Luka, come possiamo ritenerci soddisfatti?
Quanto conta l’aiuto dell’Unione europea su questa questione?
L’Unione europea potrebbe tentare a mio avviso di forzare un po’ di più la mano sul tema dell’allargamento. Personalmente vedrei tutti i Balcani occidentali dentro l’Unione subito. Sarebbe certo un’accelerazione radicale. Ma l’inclusione è meglio dell’esclusione.
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