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Area: Turchia

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Obiezione di coscienza in Turchia

"La pace è orgogliosa di te". Manifestazioni in Turchia contro l’arruolamento forzato di Mehmet Tahran, obiettore di coscienza che afferma la sua opposizione alle guerre a agli eserciti. Le espressioni di solidarietà e gli sviluppi del caso Tahran in questo articolo del quotidiano Radikal

04/05/2005, Redazione -

Obiezione-di-coscienza-in-Turchia

Di Murat Celikkan, Radikal, 14 aprile 2005
Traduzione: Fabio Salomoni

Mehmet Tahran il 27 Ottobre 2001 ha tenuto una conferenza stampa presso l’Associazione dei Diritti Umani nella quale ha annunciato di rifiutare il servizio militare e di essere un obiettore di coscienza totale. Il 5 settembre 2004, in occasione della giornata degli obiettori di coscienza ad Ankara, ha fatto una nuova dichiarazione a nome di tutti i partecipanti.

Per questa dichiarazione, in base all’articolo 155 del Codice Penale – "Provocare disaffezione verso il servizio militare" – è stata aperta un’inchiesta nei suoi confronti. Mehmet ha ribadito che non avrebbe risposto alle accuse, con la motivazione che: "Credo sia un crimine trasformare le persone in strumenti per uccidere, infilandoli in una divisa. Così come non farò il servizio militare, non voglio nemmeno avere rapporti, anche mentre sono sotto processo, con nessuna istituzione o persona al servizio del militarismo".

Lo scorso venerdi Mehmet Tarhan è stato fermato e condotto al distretto militare di Izmir. Qui si è rifiutato di firmare i documenti che gli sono stati presentati ribadendo la sua posizione: "Non obbedirò a nessun apparato dello stato, non farò il servizio militare".

Prima è stato portato nella città di Tokat e successivamente a Sivas. Qui ha deposto davanti al giudice. Nella sua deposizione ha ribadito di credere che la guerra, gli eserciti ed il servizio militare rappresentino crimini contro l’umanità, che non collaborerà con queste istituzioni e che rifiuterà anche il servizio civile. Ora Mehmet è sotto accusa in base all’articolo 88 – "Rifiuto di obbedire ad un ordine con lo scopo di sottrarsi al servizio militare".

Domenica ad Istanbul ed Izmir ci sono state manifestazioni per protestare contro l’arruolamento forzato di Mehmet. Ad Istanbul, nella piazza Galatasaray, il Comitato di Solidarietà con Mehmet ha dichiarato: "L’importanza del movimento di obiezione di coscienza è emersa ancora una volta di fronte all’ondata di nazionalismo che attraversa il paese. Noi siamo al fianco di Mehmet e rivendichiamo la resistenza contro il suo arruolamento forzato. Annunciamo anche l’inizio di una campagna internazionale di lungo respiro". Anche gli obiettori Ugur Gor e Yavuz Aktan hanno confermato il loro appoggio.

Mentre Mehmet veniva condotto da due militari all’autobus che lo avrebbe condotto a Tokat, è stato salutato da un gruppo di antimilitaristi ed anarchici al grido "La pace è orgogliosa di te".

Abdullah Ozturk, l’avvocato di Mehmet, ha fatto notare come i Criteri di Copenaghen ed il Trattato Europeo sui Diritti Umani riconoscano la possibilità dell’obiezione di coscienza e dell’obiezione totale. L’avvocato ricorda anche che "L’articolo 10 della Costituzione, rifacendosi a questi accordi, garantisce la possibilità dell’obiezione di coscienza. Per questa ragione l’arruolamento forzato rappresenta una violazione dei diritti umani".

In precedenza un caso analogo aveva coinvolto il giovane Mehmet Bal, che aveva abbandonato il servizio militare dichiarandosi obiettore di coscienza. Nei suoi confronti erano stati aperti due diversi procedimenti penali – "per disobbedienza" e per "aver provocato disaffezione verso il servizio militare". Il giudice militare Zekerya Turan ha però deciso il non luogo a procedere con la seguente motivazione: "La dichiarazione dell’imputato Mehmet Bal ed i riflessi in suo favore che essa ha avuto negli organi di stampa si configurano come l’espressione di pensieri e di una posizione personale relativa al servizio militare, legata alla libertà di espressione inserita nel contesto di uno stato di diritto democratico. Non avendo riscontrato che le dichiarazioni dell’imputato vanno nella direzione di provocare disaffezione verso il servizio militare, mancano quindi i presupposti giuridici per proseguire l’indagine…"

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