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Nuovo canale multietnico in Macedonia: una critica

Il 20 agosto scorso in Macedonia sono inziate le trasmisisoni del nuovo canale multietnico. Molte le pressioni politiche e i dissensi critici. Il nostro corrispondente da Skopje ci offre una critica degli intenti di questa nuova operazione.

02/09/2002, Redazione -

Così, dopo molti anni trascorsi a pensarci sopra e a pianificarlo, il Canale multietnico finalmente ha iniziato le trasmissioni dei programmi. Occuperà il segnale dell’attuale terzo canale della Radio-televisione macedone (emittente pubblica) e trasmetterà programmi 12 ore al giorno. Il suo lancio è stato elogiato dai leader politici e dai rappresentanti stranieri (i quali hanno trascorso molte ore cercando che funzione potesse avere il canale). Arben Xhaferi, il leader del Partito democratico degli albanesi (DPA), ha inviato un telegramma con cui ha espresso l’entusiasmo per il lancio del Canale, e si è congratulato con l’amministrazione per l’inizio dell’operazione. Nel telegramma, Xhaferi ha espresso la sua "più profonda credenza" che l’amministrazione del Canale si impegnerà in un "più realistico ritratto di tutti gli ambiti della vita, della lingua, della cultura e delle tradizioni degli albanesi, senza dimenticare allo stesso tempo le altre nazionalità che abitano la Macedonia".
Ci sono state numerose dichiarazioni da parte dell’amministrazione della Radio-televisione macedone riguardanti il nuovo Canale. Zhivko Andrevski, un professore della Scuola di giornalismo dell’Università di Skopje e direttamente incaricato dell’implementazione del progetto, ha detto ai media che "si è trattato di una necessità che era, più di ogni altra cosa, prescritta dall’ Accordo di Ohrid e proviamo un grande sollievo ora che siamo finalmente riusciti a renderla operativa".
Ljube Cvetanovski, direttore generale della Televisione macedone, ha spiegato ai media che il denaro per il canale multietnico proviene in prevalenza dalla vendita della Telecom macedone e che i fondi sono stati usati per acquistare la nuova stazione di trasmissione, necessaria a far sì che il segnale potesse coprire l’intero territorio della Macedonia.
Sin dall’inizio ci sono stati problemi nella realizzazione del Canale multitenico. Sin da quando l’idea è apparsa, il maggior problema consisteva piuttosto, come poi ci ha detto il signor Andrevski, nelle ambiziose programmazioni fissate dai politici. C’era una sensazione diffusa che i politici del DPA, che sono stati i maggiori promotori del progetto, pensassero di poter iniziare l’intera operazione con facilità. Una compagnia di produzione slovena, la TME (l’acronimo purtroppo non ci è noto), è stata ingaggiata per sviluppare i contenuti esterni del programma di news e per prendersi cura dell’aspetto commerciale del progetto. Tuttavia, la TME ha deciso di ritirarsi dall’intero progetto dopo che non ha ricevuto i compensi dei servizi svolti.
Il problema maggiore, comunque, rimane sul versante etico. È questo il canale che dovrebbe, secondo le parole dei promotori, "realizzare uno strumento per una più ampia comprensione e coesistenza fra i differenti gruppi etnici"? è questo il canale che fornirà una maggiore informazione sui gruppi etnici in Macedonia? Cos’è questa connessione con l’Accordo di Ohrid?
Tutte queste domande meritano una risposta, anche se non necessariamente nell’ordine in cui sono state poste. Partiamo dall’Accordo di Ohrid. Ci sono state in questi giorni un mucchio di discussioni in merito al modo in cui il canale multietnico possa far parte dell’Accordo di Ohrid.
"Questa è semplicemente una menzogna", dice Roberto Belicanec del Media Development Center, una ONG che lavora nell’ambito della legge e della regolazione dei media. "Ho letto il testo dell’Accordo diverse volte e non c’è traccia di un qualsiasi progetto di questo tipo. Questa è la più grossa menzogna spacciataci dal VMRO-DPMNE e dal DPA". Belicanec ha inoltre altre obiezioni in mente. Uno dei suoi argomenti riguardo il Canale multietnico è che si tratti semplicemente di uno spreco di risorse che avrebbero potuto essere impiegate per un intento migliore. Mi ha detto che piuttosto avrebbe visto meglio l’impiego dei fondi e degli sforzi in una significativa e completa riorganizzazione e ristrutturazione della Radio-televisione macedone. In effetti, è difficile dissentire da questo suo punto di vista, che sia cioè più importante indirizzare la MRTV verso un reale servizio pubblico, mentre ora è solo un portavoce del governo.
Il fondamento logico è, ovviamente, che un vero servizio pubblico fa molto di più per il processo di integrazione nel paese rispetto ai canali su base etnica. Il fatto che sia stato previsto dai suoi progettisti principalmente come un canale in lingua albanese, supporta l’idea che la mossa potrebbe essere stata sbagliata. Quest’idea è rinforzata da ciò che mi è stato detto da Imer Ismaili, l’uomo del DPA nell’amministrazione della Radio-televisione macedone, nel 2000, da quando l’idea iniziò a prendere forma. Ismaili ha riferito all’incirca (il lettore ci perdoni se la citazione non è completamente esatta, dal momento che non è stata registrata): "naturale che questo riguardi gli albanesi. Dopo tutto, noi siamo il 30% della popolazione di questo paese. Gli altri gruppi sono troppo piccoli per essere importanti".
Un’altra obiezione identificabile è il sospetto che TV Art, TV ERA, TV FESTA, e il resto delle emittenti televisive in lingua albanese (circa 15) nel paese, non possano fornire una corretta e tempestiva, imparziale e non partigiana informazione agli ascoltatori di lingua albanese nel paese. Il fatto è che finora, secondo tutte le ricerche e notizie rilevanti, hanno fatto un buon lavoro nel fornire tali informazioni, nonostante fossero sempre sotto una costante pressione determinata dal fattore politico.
"Ma questa non è una mossa integrativa" ha detto Bohdana Dimitrovova del East West Institute con sede a Praga, quando le ho spiegato lo scorso anno l’idea del Terzo Canale. "C’è di più, si tratta di una mossa di segregazione e non passerebbe mai in Repubblica Ceca". Il signor Belicanec condivide il punto di vista del vostro reporter quando dice che il canale conduce verso un apartheid in Macedonia. Questo può anche apparire come un giudizio avventato, ma suona un po’ strano – per usare le parole di Arben Xhaferi, già citato nel presente testo – aspettarsi che la cultura e la tradizione albanese saranno "presentate" in modo più completo alle altre comunità etniche, se esse non parlano albanese.
Il vero problema in Macedonia, si potrebbe pensare, è che ci sono veramente poche informazioni sulle differenti comunità etniche, sulla loro cultura, la loro storia, le loro aspirazioni, in una parola, i programmi orientati per comunità etniche. Per sottolinearlo con maggior efficacia, ciò di cui abbiamo bisogno è piuttosto un’informazione su quelle comunità etniche e non informazioni nella loro lingua. Questo lavoro viene svolto tranquillamente e in modo adatto dalle emittente private e commerciali che, comunque, hanno il dovere di farlo.
In conclusione, speriamo che il nuovo Canale multietnico ci smentisca e che diventi il maggior integratore della barriera etnica in Macedonia. Ma fino ad allora, crediamo che si debbano sollevare queste obiezioni, il che non significa che non gli auguriamo buona fortuna e un sicuro avvio. Ancora una volta in Macedonia si tratta del fattore fortuna e di come cadrà la monetina della sorte. Speriamo, per le ragioni su esposte, che la sorte volga al positivo.

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