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Nuovi membri UE, il dibattito in Serbia

Il recente ingresso di Bulgaria e Romania nell’UE non ha lasciato indifferenti i cittadini serbi. Se i media serbi hanno seguito l’ingresso dei nuovi membri, riportando luci e ombre dei due paesi, dalla vox populi emerge rammarico e rassegnazione

15/02/2007, Sanja Lučić -

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Con l’ingresso di Romania e Bulgaria nell’Unione europea il 1° gennaio 2007, in Serbia si sollevano sempre più questioni riguardo l’entrata di questo paese in Europa, anche alla luce del fatto che il presidente della comissione europea Josè Manuel Barroso ha detto che per un po’ di tempo sarà frenato l’allargamento dell’Unione europea, per avere il tempo di attuare le necessarie riforme istituzionali.

Anche se giornali, radio e tv ne hanno trasmesso la notizia sottolineando soprattutto quello che i due nuovi membri dell’Unione hanno fatto negli anni precedenti dal punto di vista economico, politico e strategico soddisfacendo così tutte le richieste della UE, i cittadini serbi sono divisi tra il rancore verso il proprio governo e verso l’Unione europea, per il solo fatto che Romania e Bulgaria hanno fatto questo importante passo avanti superando così la Serbia che, secondo molti cittadini serbi, è sempre stata superiore sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista dello sviluppo generale del paese.

Le perplessità dei cittadini serbi, soprattutto i giovani, i ragionamenti e a volte anche l’indigniazione si possono leggere sui vari forum come quello di B92 dove molti si chiedono quali sono gli interessi della UE ad avere al suo interno "due paesi così poveri e con la piaga diffusa della criminalità organizzata". Quello che interessa di più i cittadini dalla Serbia riguarda soprattutto la questione dei visti che adesso saranno richiesti anche per entrare in Romania e Bulgaria, allargando così il già ampio cerchio di paesi dove i serbi possono entrare solo chiedendo un visto.

Intanto i media cercano di capire i retroscena dell’entrata di questi due paesi in Europa, che possono essere utili alla Serbia nel suo sforzo di fare parte di questa comunità. Intervistati dal quotidiano belgradese "Novosti" gli ambasciatori di Romania e Bulgaria in Serbia, Jon Makovej e Georgi Dimitrov hanno espresso il loro parere su alcuni fatti cruciali per la Serbia:

"Tutti sanno" – dice Jon Makovej – "dove erano Serbia e Romania all’inizio degli anni novanta. Poi con la ex Jugoslavia è successo quello che è successo. Noi in quegli anni abbiamo lavorato di più per le integrazioni europee e questa è la differenza. La Serbia adesso ha 3 vicini che sono nell’UE, noi, bulgari e gli ungheresi e quindi un aproccio diretto al mercato europeo è la cosa più importante. La Romania è sempre pronta ad aiutare la Serbia."

Continua il diplomatico circa la questione del Kosovo: "La Romania è molto attenta nel seguire tutto quello che succede in Kosovo perché questa regione è di tutti noi. Il nostro presidente almeno 3 volte al mese sottolinea quanto sia importante il diritto internazionale in questa questione ma anche quanto siano intangibili le frontiere, quanto è importante assumere una decisione accettabile sia per Belgrado che per Pristina."

Anche sul tema dei visti l’ambasciatore rumeno non ha dubbi: "I serbi viaggeranno in Romania con visti multipli gratis della durata di un anno."

Dello stesso parere circa il percorso della Serbia verso l’UE è l’Ambasciatore della Bulgaria Georgi Dimitrov: "Non voglio fare commenti sulle integrazioni europee della Serbia ma il nostro esempio potrebbe essere importante per voi. Ciò significa che l’UE ha le porte aperte verso i paesi del sud est europeo. La Serbia sta facendo grossi passi avanti ma con che ritmo si muoverà dipende solo da lei. Io spero che questa strada sarà molto breve perché questo è nell’interesse della Bulgaria. Noi siamo un buon partner, un buon vicino di casa ed un amico per la Serbia. Per noi è importante avere dei vicini che siano stabili economicamente e politicamente, che rispettino le differenze di religione, che vivano in pace etnica e culturale. Spero che la questione del Kosovo sarà risolta nel modo migliore per tutte le parti in causa".

Anche sui visti i due diplomatici concordano: "Il regime dei visti – assicura Georgi Dimitrov – è il risultato dei nostri obblighi verso l’UE. I visti per i cittadini serbi sono gratuiti e la procedura è semplice. Fino adesso abbiamo già emesso 4000 visti presso il consolato di Belgrado e a nessuno è stato negato il visto. Abbiamo aperto un consolato nella città di Nis e speriamo che tutto andrà per il meglio. Speriamo che presto nessuno avrà più bisogno dei visti".

Emittenti importanti come B92 hanno dato spazio all’entrata di Romania e Bulgaria in Europa dando voce alla gioia dei cittadini ma anche alla preoccupazione di molti, soprattutto contadini e pastori romeni, circa il 40% della popolazione, i quali temono la costruzione delle autostrade, oggi praticamente inesistenti, sulle loro terre.

Con 22 millioni di abitanti la Romania sarà il settimo paese più popoloso d’Europa forte di una crescita economica di quasi l’8% annuo, con solo il 5% dei cittadini disoccupati e dove l’inflazione è scesa dal 50% al 5% negli ultimi 6 anni. Tuttavia molti giovani non nascondono la loro felicità sperando di andare al più presto via dal paese – sottolinea B92.

Anche le trasmissioni in lingua serba della BBC si occupano dei nuovi membri dell’Unione europea citando le parole di Klaus Jansen (uno dei criminologi più famosi in Germania che ha avuto il compito di osservare i miglioramenti della Bulgaria per quanto riguarda gli aspetti della criminalità organizzata), il quale conferma che fino adesso è stato fatto poco anche se la "cornice legale" c’è ma questo non basta peché negli ultimi 10 anni sono stati eseguiti 170 "omicidi su commissione" e nessuno è stato condannato. Il criminologo tedesco ricorda che la corruzione è dappertutto e quindi il risultato delle indagini di polizia in Bulgaria dipendono da chi si conosce e in quale relazione si è con questa persona. Jansen inoltre sostiene che dovranno passare ancora tanti anni prima di istituire un buon servizio di polizia in Bulgaria.

BIRN – Balkan Investigative Reporting Network racconta come si sentono serbi, macedoni e montenegrini a proposito dell’entrata di questi due paesi nell’Unione europea: frustrati soprattutto per la questione dei visti. Si prevede che i viaggi in questi paesi saranno in calo perché la gente è stanca delle immense code per i visti che adesso saranno richiesti anche per Bulgaria e Romania.

In Serbia, come dice Jelena Bacovic dell’Ufficio serbo per l’annessione all’UE presso il ministero degli Affari Esteri, si aspetta che questi due membri possano abituare la Serbia alle norme europee. Dall’altro lato i paesi confinanti con Bulgaria e Romania possono aspettarsi un incremento dell’economia, molti più fondi europei ed anche la presenza a Bruxelles di paesi che conoscono i loro vicini e hanno molta più comprensione dei loro problemi. Molti vedono l’allargamento dell’UE come un incremento della stabilità della regione. E’ utile però ricordare che 60.000 macedoni hanno preso la cittadinanza bulgara e che adesso si preparano per andare all’estero in cerca di una vita migliore.

Anche Jelica Minic del Movimento europeo in Serbia ha detto che la Bulgaria sarebbe un partner importante e potrebbe essere un buon esempio su come raggiungere gli obiettivi europei. "Io vedo solo segnali positivi riguardo l’entrata della Bulgaria in Europa perché adesso siamo circondati dai membri europei che desiderano solo la pace nella nostra regione".

Per quanto riguarda invece la "voce del popolo" si leggono opinioni contrastanti. Sul forum della RTS (Radio televisione Serbia) tra i vari si possono leggere i seguenti commenti:

"Oggi la Romania è entrata nell’UE, quella stessa Romania che aveva Ceauşescu, che non aveva la corrente e neanche il cibo, la stessa Romania dove noi andavamo a vendere i jeans, dolci e facevamo mille battute sul loro conto. La Romania dove molti cittadini lavorano ancora oggi nelle tenute dei contadini serbi per poter sopravvivere. Come è potuto succedere?!"

"Questi due stati hanno comprato la loro entrata nell’Unione europea basandosi sulla disgrazia della Serbia e non con il loro grande sviluppo che non poteva accontentare l’Ue. Si sono comprati il biglietto dell’entrata in UE concedendo il loro territorio alla Nato nel 1999 per effetuare i bombardamenti. Non sono sicuramente sviluppati economicamente e la Serbia è ancora oggi 10 anni avanti a loro nonostante tutte le sanzioni ecnomiche e le guerre!. Chiunque sia stato una volta in Bulgaria sa cosa ci si deve aspettare alla loro frontiera, dove chiedono 50 euro per far passare subito i pullman con i turisti invece che aspettare 5 ore. Ma comunque tanti auguri e che Dio salvi il resto dell’UE da loro!"

"I miei più cari auguri ai cittadini della Bulgaria e della Romania ed ai loro politici che dovrebbero fare scuola ai nostri ‘saggi’ su come guidare una società povera e distrutta fino all’entrata in una organizzazione così prestigiosa come l’UE."

Amarezza e rassegnazione emergono invece da alcuni commenti tratti dal forum di B92:

"Abbiamo bisogno dei visti anche per loro, bene, vai (indietro) così Serbia …"

"Questi nostri vicini nel 1955 erano euforici per entrare in un’altra Unione pensando che avrebbero vissuto benissimo, se la storia ci ha insegnato qualcosa è che dobbiamo stare lontanto dalle unioni. Penso che Bulgaria e Romania non abbiano niente in comune con gli altri paesi di questa Unione, (…) I villaggi nel sud della Serbia meritano più di loro di entrare nell’UE!"

"Auguri, sono contento che siano usciti dal fango!"

"Mi sa che ancora per tanto tempo noi saremo il buco nero dell’Europa."

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