Nuova guerra fredda: dalla Turchia alla Romania
Nei contrasti crescenti tra Russia e Nato ruoli chiave, seppur diversi tra loro, vengono giocati da Turchia e Romania. Una rassegna
La Nato aiuterà la Turchia se è necessario. La dichiarazione del Segretario generale dell’Alleanza Nord Atlantica, Jens Stoltenberg, è arrivata all’indomani del duplice attentato di Ankara. La NATO inoltre ha sottolineato che la Turchia è senza dubbio il paese membro che più sta subendo la crisi Mediorientale ma ha invitato Ankara a rispondere in modo "proporzionato" agli attacchi terroristici.
Già l’8 ottobre scorso, da Bruxelles, prima della riunione del Consiglio dei ministri della Difesa della Nato sul tema della Siria, il segretario generale Stoltenberg aveva assicurato che l’Alleanza era pronta ad inviare truppe in Turchia per aiutare il proprio alleato a difendere il fianco meridionale. L’annuncio era arrivato dopo che aerei russi avevano violato lo spazio aereo turco e quindi anche della Nato. Per Stoltenberg gli attacchi aerei e con i missili da crociera della Russia su territorio siriano rappresentano infatti “motivi di preoccupazione”.
Già nel luglio scorso la Turchia aveva richiesto una riunione d’urgenza degli ambasciatori dei 28 stati membri dell’Alleanza, per consultazioni legate alle tensioni che Ankara aveva con i ribelli curdi e con gli jihadisti dello Stato Islamico. In quell’occasione Ankara aveva portato a casa sostegno politico ma non militare. In quei giorni le autorità turche avevano poi bombardato posizioni siriane degli jihadisti, considerati all’origine dell’attentato suicida che aveva causato 32 morti a Suruç, città nel sud-est della Turchia al confine con la Siria.
Nel 2013 la Nato ha posizionato nel sud-est della Turchia batterie di missili tipo Patriot per contribuire alla difesa antiaerea del paese.
Nato vs. Russia
E’ nel contesto delle sempre più tese relazioni tra Russia e Nato che i ministri della Difesa dei paesi membri di quest’ultima hanno recentemente deciso di raddoppiare, da 20.000 a 40.000 le forze di Intervento rapido (Spearhead Force), per contrastare la crescete crisi ai confini sud e est dell’Alleanza.
Inoltre è stata prevista la creazione di due centri di comando aggiuntivi in Slovacchia e Ungheria – per la necessità di favorire il dispiegamento delle forze della NATO nella regione e coordinare le esercitazioni – oltre a quelli già presenti in Romania, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Bulgaria. Inoltre la Gran Bretagna ha annunciato che mobiliterà 150 militari nei paesi baltici per contrastare l’aggressività russa contro l’Ucraina e per offrire sostegno ai paesi est-europei membri NATO .
Bucarest in prima linea
In questa nuova guerra fredda scoppiata a seguito dell’intervento russo in Crimea e Ucraina e, ultimamente, nell’intervento in Siria, la Romania gioca un ruolo cruciale.
Il 31 agosto scorso è stato inaugurato a Bucarest un nuovo centro della NATO, la “Divisione Multinazionale del sud-est della Nato”. E’ da qui che oltre 280 militari dei paesi membri o alleati dell’Alleanza coordineranno eventuali situazioni di crisi. Il comando sarà parzialmente operativo dall’anno prossimo, mentre dal 2018 lavorerà a piene capacità.
La stampa di Bucarest ha sottolineato in questi giorni che la Divisione Multinazionale è la seconda struttura Nato costituita in poco tempo su territorio romeno. Due mesi fa è stato infatti inaugurato il Centro Nato per l’integrazione delle forze, con sede sempre nella capitale romena. Mentre a Oradea, a 600 km dalla capitale Bucarest si trova da cinque anni il Centro di eccellenza della Nato in campo dei servizi informativi, uno dei più grandi centri della NATO nell’ambito dell’istruzione di spie militari e che ha già “formato oltre 600 specialisti in informazioni”, secondo un comunicato rilasciato dal ministero romeno della Difesa.
Inoltre nei giorni scorsi la Russia ha minacciato Romania e USA, affinché rinuncino al sistema antimissile “prima che sia troppo tardi”. La Russia ritiene che le strutture antimissile che saranno installate a Deveselu, sud della Romania, “sono violazioni del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF). Il ministero degli Esteri romeno ha subito definito “infondate” le accuse russe.
Condoglianze romene
Arriva da Bucarest una dura condanna da parte del presidente della Romania, Klaus Iohannis, agli attacchi terroristici che hanno scosso la capitale turca: “Condanno gli attacchi avvenuti oggi (sabato ndr)… esprimo a titolo personale e nel nome del popolo romeno, la solidarietà con le autorità di Ankara e con il popolo turco e trasmetto le condoglianze per le famiglie delle vittime”.
Se il presidente romeno ha reagito prontamente tramite un comunicato ufficiale, il premier Victor Ponta, ritenuto un amico personale del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan, ha reagito attraverso Twitter: “Orribili e inaccettabili gli atti terroristici. Solidarietà con popolo e governo turco in questa difficile battaglia”, ha twittato Ponta.
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