Tipologia: Reportage

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Area: Serbia

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“Novi Sad sull’acqua”, cemento e proteste lungo il Danubio

Dopo Belgrado, Novi Sad. Il nuovo piano urbanistico minaccia le rive del Danubio e un’area naturale che "fa respirare" il fiume, fondamentale in caso di alluvione. L’amministrazione cittadina prosegue a spada tratta lungo la via del cemento

22/09/2022, Marco Ranocchiari -

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Il nuovo piano urbanistico della città prevede un complesso residenziale in un’area umida sulle sponde del Danubio, cruciale per l’ecosistema e per la difesa dalle alluvioni. Se per il sindaco è un’operazione necessaria allo sviluppo urbano, per associazioni e attivisti si tratta di una mossa speculativa che distruggerà uno degli ultimi angoli verdi del capoluogo. Nonostante le controversie legali siano tutt’altro che concluse, a giugno i bulldozer hanno iniziato ad abbattere un bosco per far spazio al cantiere. Li ha fermati provvisoriamente un gruppo di cittadini che da allora presidia ininterrottamente la zona.

Tre mesi nel bosco

“È stata una signora che vive nei paraggi ad avvertirci che avevano iniziato a tagliare gli alberi del bosco di Šodroš. Siamo arrivati il prima possibile", raccontano gli attivisti davanti ad una pentola che ribolle su un fornello da campeggio, tra le tende seminascoste nel fitto della vegetazione. Troppo tardi per tre enormi pioppi, ma in tempo per fermare, almeno per il momento, le ruspe. A mandarle, presumono gli attivisti, era CRBC, la società cinese appaltatrice di un nuovo ponte sul Danubio previsto proprio lì, ma che non aveva ancora ottenuto nessuna autorizzazione per iniziare i lavori. In realtà, non esisteva neanche un progetto definitivo e il Piano Urbanistico Generale (Generalni urbanistički plan) sarebbe stato approvato, tra gli scontri di piazza, soltanto il 21 luglio.

"Koridori Srbije, la società a partecipazione pubblica che si occupa dei grandi lavori stradali nel paese, ha liquidato l’incidente come un errore procedurale", racconta Nina Ciganović, laureanda in legge, tra gli attivisti che presidiano il bosco ormai da più di tre mesi. Gli operai, racconta, sono tornati più volte, l’ultima lo scorso 18 settembre, ma hanno trovato sempre un gruppo di volontari a presidiare la zona. Nel corso dell’estate quello che ormai è noto come Šodroš Survivor Kamp è stato teatro di una serie di concerti nel bosco, laboratori didattici, assemblee e persino un improvvisato cinema all’aperto. Ad animarlo un gruppo molto diversificato, in larga parte spontaneo e totalmente autofinanziato di attivisti che, oltre alle cause ambientali, dichiarano di combattere per l’antifascismo, la democrazia e l’uguaglianza di genere. Molti sono studenti universitari e semplici cittadini totalmente estranei ai movimenti di piazza, ma per i quali la minaccia della distruzione di quest’area verde è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Un’area golenale preziosa

La minuscola foresta di Šodroš, come il lago omonimo (in realtà un’ansa abbandonata del Danubio) e le isole fluviali Kamenička e Ribarsko, si trova in un’area golenale, cioè periodicamente sommersa dalle piene, che per secoli ha protetto il centro della città, che si trova circa tre chilometri più a valle, dalle alluvioni più devastanti.

Per molti cittadini, questo angolo di vegetazione lussureggiante e specchi d’acqua calma popolati da aironi cinerini e uccelli migratori a pochi minuti dal caos della città è un polmone verde che merita di essere protetto.

L’amministrazione cittadina, però, ha altri piani. Al posto del bosco sorgerà un’estremità del nuovo ponte e il suo collegamento con le arterie principali della città. Poco più a est (dove l’area di un cantiere navale dismesso è stata prontamente acquistata dalla società immobiliare Galens) sarà edificato il grosso del nuovo quartiere, ormai noto come "Novi Sad sull’acqua", che dovrebbe ospitare edifici residenziali anche di venti piani. Alcuni specchi d’acqua (oltre a Šodros anche il bacino di Dunavac, meno intatto ma molto frequentato) dovrebbero restare, ma con argini di cemento e moli per le barche avranno ben poco di naturale.

Sodros woods – Marco Ranocchiari

L’area, ovviamente, non potrà più essere di pertinenza fluviale. Servirà realizzare una nuova barriera cinque chilometri più a monte, che ridurrà ulteriormente lo spazio destinato al fiume, con un’efficacia nella protezione dalle alluvioni ancora tutta da dimostrare.

Le aree golenali ancora allo stato naturale sono ormai rarissime in Europa, ma rappresentano una riserva fondamentale di biodiversità. Pur trovandosi a poche centinaia di metri dai caseggiati del popoloso quartiere di Liman, la zona di Šodroš è stata riconosciuta come corridoio ecologico di importanza internazionale, habitat di oltre duecento specie protette. Nonostante da oltre dieci anni si parli di istituire nella zona una riserva naturale e un geosito, finora non è stato fatto nulla di concreto. Nella primavera di quest’anno, l’ONG “Svet i Dunav ” ha denunciato i rischi dell’urbanizzazione dell’area alla Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica. Il responso è atteso per questo autunno, ma potrebbe essere già troppo tardi.

Iter controverso

"Nessuno distruggerà la città, non la stiamo consegnando a nessuno, la stiamo proteggendo”, ha dichiarato il sindaco Miloš Vučević, che assicura di “dormire sonni tranquilli” e che non soccomberà alle pressioni di “un piccolo gruppo di persone”.

Il Piano Urbanistico Generale è stato in effetti approvato lo scorso scorso 21 luglio a larga maggioranza. Fuori dal consiglio comunale, però, i manifestanti si scontravano con la polizia e molti venivano fermati.

Redatto con un ritardo dovuto almeno in parte alla pandemia, il piano, che prevede lo sviluppo della città per il decennio 2020-2030, è stato infine presentato come bozza all’inizio del 2022, e in forma definitiva il 15 marzo. I dettagli sono stati resi noti molto tardi, ma cittadini e associazioni hanno comunque sollevato oltre 12000 obiezioni, quasi nessuna delle quali è stata presa in considerazione. A nulla è valsa la contrarietà della Società degli Architetti di Novi Sad, che ha suggerito addirittura di riscrivere completamente il piano.

L’ente redattore del piano, l’Istituto di Urbanistica di Novi Sad, ha tuttavia assicurato che il progetto si basa su soluzioni “adattive, inclusive e mutevoli, basate sullo sviluppo sostenibile” e giustificato dal fatto che il capoluogo della Vojvodina sarebbe destinato ad un aumento vertiginoso di residenti nei prossimi anni.

Il piano prevede, complessivamente, un aumento della superficie edificabile da circa 10.000 a oltre 11.400 ettari.

Se le nuove aree residenziali sono l’aspetto che fa più discutere, è previsto anche un robusto riassetto della viabilità, con il nuovo ponte (quello che dovrebbe passare per Šodroš) ad unire il centro della città con una nuova tangenziale sull’altra sponda del Danubio: il corridoio di Fruška Gora, già in via di realizzazione, finanziato e realizzato anch’esso da una società cinese.

A gettare ulteriori ombre sulla vicenda il repentino cambio di parere sul piano, da negativo a positivo, da parte della Società Pubblica di gestione delle acque della Vojvodina, che ha coinciso con un altrettanto repentino cambio di direttore. Stesso discorso a livello nazionale, dove il prestigioso istituto Jaroslav Černi, la principale organizzazione di ricerca nel settore idrico del paese, si è pronunciato a favore delle opere dopo essere stato privatizzato all’inizio di quest’anno.

Per gli attivisti, "Novi Sad sull’acqua" assomiglia sempre di più a "Belgrado sull’acqua", la mastodontica ristrutturazione urbana che negli ultimi anni ha stravolto la fisionomia della capitale, con i grattacieli sorti a spese del popolare quartiere di Savamala e il lungofiume sostanzialmente privatizzato. A finanziare il progetto erano stati gli Emirati Arabi. Questa volta a investire sono i cinesi, che sembrano esercitare un ascendente sempre più forte sul governo del paese. Ma il risultato non cambia: per gli amministratori attuali, l’unica via che riconnette le due principali città serbe ai loro bellissimi fiumi è fatta di cemento.

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