Nord Kosovo: terra di tutti, gente di nessuno
La situazione al nord del Kosovo non migliora anzi rischia di precipitare. Prosegue il braccio di ferro tra i serbi del luogo e le forze della Kfor. Il 27 settembre scorso uno scontro tra militari della Kfor e serbi locali ha causato diversi feriti. La cronaca dalla nostra corrispondente
Ancora la pallavolo!
Nel Kosovo del nord ancora una volta i clacson delle automobili e il tricolore serbo in segno di vittoria. In modo non pronosticato anche le pallavoliste serbe, così come i pallavolisti nel mese scorso, hanno vinto gli europei. Per i serbi la vittoria contro la rappresentativa tedesca è ancora più dolce. “Se perdono il quinto set, la Merkel li spedisce tutti a Jarinje” c’era scritto in tono scherzoso sulla bacheca FaceBook di un’abitante di Mitrovica nord. E’ così che i serbi locali “rispondono” alle esercitazioni dei severi militari tedeschi della Kfor di stanza a Jarinje e Brnjak.
Al nord del Kosovo da tempo si festeggiano ormai solo le vittorie degli sportivi serbi. Le altre sirene ricordano ai serbi di uscire per le strade, mentre le bandiere sono lì a dimostrare la devozione alla Serbia.
Di chi sono i serbi al nord del Kosovo?
E mentre in Serbia uno dei temi principali è il censimento della popolazione, già avviato, nel Kosovo del nord , che la Serbia chiama sua provincia, il censimento non si farà. Per la gente, ancora più scioccante dell’assenza degli incaricati del censimento, è il silenzio totale sulla questione. Tacciono i media e i politici, quasi con la stessa intensità con cui nella prima metà di quest’anno, i primi avevano annunciato e i secondi incoraggiato i serbi del Kosovo del nord a boicottare il censimento del governo kosovaro, indicando che avrebbero partecipato al censimento che la Serbia stava organizzando per l’autunno. E i serbi del Kosovo lo attendevano desiderosi.
“A suo tempo da Belgrado hanno consigliato ai serbi di non prendere parte al censimento del Kosovo, con la motivazione che i serbi del Kosovo sono cittadini della Serbia, adesso però ci hanno esclusi dal censimento per non entrare in conflitto con le grandi potenze che riconoscono l’indipendenza del Kosovo e Metohija”, afferma Slavka Drekalović, 56 anni di Zvečan. Slavka fa notare poi che vengono censiti gli sfollati del Kosovo nella Serbia centrale mentre i serbi in Kosovo vengono “puniti”: “Adesso hanno cancellato i serbi del Kosovo. Noi non esistiamo più”, aggiunge la donna.
Per la prima volta la Kfor spara su civili disarmati?
Il fatto che per ora siano “inesistenti”, non è che l’ennesima grave notizia per i serbi del nord del Kosovo. All’ospedale di Mitrovica stanno curando i serbi gravemente feriti il 27 settembre scorso, quando a Jarinje, secondo molti testimoni oculari, i soldati americani della Kfor avrebbero sparato contro civili, contro un’ambulanza e contro un ragazzo che trascinava via i feriti.
Di primo mattino, i soldati della Kfor avevano tolto le barricate nei pressi di Jarinje, ma avevano anche preso il controllo di una nuova strada sulla linea amministrativa, che i serbi del luogo avevano costruito proprio sopra il punto di frontiera. I residenti dei luoghi dietro la linea amministrativa, che avevano cercato di raggiungere tramite vie alternative il luogo di lavoro sul versante kosovaro, sono così rimasti bloccati.
Poco dopo i rappresentanti del comune di Leposavić hanno chiesto invano alla Kfor di ritirarsi dalla strada alternativa. Alcuni di loro sono stati momentaneamente fermati. I serbi hanno così deciso di entrare in azione, liberare la strada e far arrivare un camion con cui volevano cercare di abbattere il filo spinato di protezione. Testimoni oculari hanno dichiarato che alcuni soldati americani inaspettatamente hanno puntato i fucili e hanno aperto il fuoco contro il camion e contro i serbi che si trovavano nelle vicinanze. I serbi sostengono di non aver avuto armi da fuoco e che i soldati della Kfor lo potevano vedere bene. Le telecamere hanno ripreso parte degli scontri tra i serbi e la Kfor, ma nelle riprese non si vede un attacco fisico dei serbi contro i militari della Kfor.
“Mi hanno colpito prima alla gamba, e quando la gente è giunta per aiutarmi, hanno sparato di nuovo colpendomi allo stomaco… Quando mi hanno portato giù dalla collina verso il pronto soccorso da campo, hanno sparato ancora e hanno colpito al mento il ragazzo che mi stavo trasportando… poi hanno sparato sul pronto soccorso da campo”. Il quotidiano belgradese Kurir ha pubblicato la testimonianza di Nebojša Radojičić di Leposavić. Nebojša afferma che sulle barricate c’erano sia donne che bambini. “Li abbiamo protetti coi nostri corpi, mentre le donne urlavano e scappavano”, aggiunge Nebojša.
Kfor ed Eulex smentiscono
Nello sterile comunicato stampa di Eulex emesso sulla vicenda non ci sono molte informazioni, oltre al fatto che si dichiara che Eulex è lì per far rispettare “la legge”. Nel comunicato si legge anche che la Kfor ed Eulex “hanno condotto un’azione congiunta per poter prendere il controllo del punto di passaggio vietato”:
“La prima fase di questa operazione è stata tranquilla. Più tardi alcuni individui hanno cercato di oltrepassare la linea della Kfor. Hanno dimostrato atteggiamenti violenti nei confronti dei militari della Kfor, i quali hanno cercato di riportare la situazione sotto controllo nei pressi del passaggio illegale. Un certo numero di persone, tra i quali sia dimostranti e soldati della Kfor, sono rimasti feriti”, recita il comunicato.
Un po’ più concreta è stata la Kfor. Secondo radio KiM di Gračanica, fonti militari hanno comunicato che durante il tentativo di togliere il blocco del camion è stato ferito un soldato. “L’altro soldato a quel punto dietro avvertimento ha sparato un colpo al conducente del camion ferendolo. Dopodiché la situazione si è inasprita, sono stati lanciati fumogeni contro i militari della Kfor e si sono uditi degli spari”, recita il comunicato della Kfor.
La Kfor ha accusato i serbi di aver cercato di sottrarre un fucile ad un loro soldato mentre i serbi sulle barricate affermano che “un solo serbo ha cercato di prendere il fucile ad un militare quando questo, insieme con altri militari, all’improvviso ha iniziato a sparare sulla folla”.
Calibro 5.56?
Fonti internazionali a Pristina non confermano le accuse dei serbi di essere stati attaccati con proiettili veri. Al contrario tutti i leader serbi del nord del Kosovo, così come i vertici dello Stato serbo, parlano di spari contro civili disarmati e da giorni chiedono un’indagine indipendente sull’accaduto, di cui dovrebbe far parte anche l’Unmik. Sui media scorrono le foto dei corpi feriti dei serbi e le pallottole estratte.
Stando a fonti anonime dell’Osce e dell’Unmik di Leposavić, durante la seduta del team per la di sicurezza tra Osce, Unmik e leader locali, tenutasi la scorsa settimana, è stato confermato che sono state sparate pallottole calibro 5.56 i cui bossoli sono stati trovati e raccolti vicino al filo spinato, dalla parte dove c’erano i serbi. Fino alla seduta i bossoli erano stati conservati nella locale stazione di polizia. In precedenza i media avevano speculato sul fatto che i poliziotti serbo-kosovari e i poliziotti di Eulex avrebbero portato via le prove materiali e che la Kfor americana lo stesso giorno aveva chiesto indietro i caricatori. Si è speculato persino sul fatto che gli americani avrebbero cercato di “barattare” il camion sequestrato con i caricatori stessi.
Anche gli animali sono impazziti
La Kfor nel frattempo ha esteso la zona di controllo a Jarinje recintandola col filo spinato, ad occhio sarebbero circa 500 metri verso Leposavić , comprendendo anche molte proprietà private.
Lì, oltre alla base militare di “Nothing Hill”, adesso se ne trova un’altra dove, per varie volte durante il giorno, atterrano elicotteri che trasportano generi alimentari, soldati e anche un doganiere. Loro “tacciono” durante il turno. Non hanno lavoro. Non passa nessuno. Idem a Brnjak.
Così, circa un centinaio di famiglie serbe dei cinque abitati dell’area si sono ritrovate separate dal resto del Kosovo. Nella base è rimasto “imprigionato” anche un cimitero di uno dei villaggi. Solo una parte del borgo di Šarpelj continua a mantenere il collegamento con il nord del Kosovo, attrevrso la linea ferroviaria ed aree "protette" dalle barricate serbe. In questa parte del villaggio ci sono circa sette ambulanze, ma le infermiere e il medico arrivano solo fino alle barricate dei serbi. La maggior parte delle case, però, è completamente separata. Ai contadini è stato tagliato fuori anche l’accesso al cimitero, cosa che duole parecchio dato il culto dei morti particolarmente sentito tra i serbi.
In un colloquio telefonico Dušan Premović, 65enne del villaggio di Šarpelj, descrive i “giorni sotto assedio”: “A dirti la verità, pensavo di trascorre in tutta tranquillità i giorni della pensione, qui nella mia proprietà. Sono invalido e vecchio. Ma gli elicotteri mi volano sulla testa, decollano e atterrano continuamente, da casa mia sono distanti meno di 150 metri! Ho un po’ di animali. Le galline e i maiali sono del tutto impazziti, gli elicotteri volano senza sosta. È una catastrofe”.
Diplomazia
Intanto i colloqui a Bruxelles sono sospesi. Gli albanesi e i funzionari internazionali accusano di questo i serbi. Belgrado ripete di accettare solo “una soluzione pacifica della crisi”, ma che non può parlare dei “dettagli tecnici” mentre si spara ai serbi e con la forza si cambia la situazione nel nord del Kosovo. Belgrado cerca di parlare coi funzionari internazionali della situazione a Jarinje e Brnjak. Si è tenuta un’altra seduta del Consiglio di Sicurezza sul nord del Kosovo. La trascurata Unmik cerca di attivarsi di nuovo, grazie al diplomatico afghano Farid Zarif.
Mentre la Kfor toglie le barricate, i serbi le creano di nuovo. Ora anche oltre la linea amministrativa con la Serbia. Appena la Kfor chiude una strada alternativa, i serbi ne aprono un’altra, e così via. Sul ponte principale sul fiume Ibar, le barricate sono state rinforzate con gettate di cemento, in risposta allo stazionamento dei militari della Kfor proprio accanto alla parte sud del ponte.
Intanto nel sud del Kosovo domenica mattina con un fucile da caccia è stato ucciso un anziano serbo di Orahovac e suo figlio è stato ferito gravemente. Secondo le statistiche è il 69mo serbo ucciso in questo comune negli ultimi 12 anni.
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