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Nodi adriatici

Il tentativo di rilanciare l’Iniziativa Adriatico-Ionica dopo quasi un decennio dalla sua costituzione. La presidenza italiana si inaugura tra vecchie relazioni formali e nuove strategie operative

25/06/2009, Nicole Corritore -

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«Un forte salto di qualità per l’Iniziativa Adriatico Ionica che passa da compiti diplomatico-notarili a funzioni di indirizzo strategico, grazie alla capacità delle Regioni di collaborare in sinergia. Potrà essere una struttura operativa più forte del passato con il coordinamento e il sostegno del governo alla progettualità regionale». E’ con queste parole che lo scorso 16 giugno ad Ancona il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, ha presentato il programma che caratterizzerà l’anno di presidenza italiana dell’Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI).

Il passaggio del testimone segue la conclusione del mandato della Grecia, paese che assieme all’Italia ha maggiormente sostenuto l’avvio della IAI. L’evento di inaugurazione, svoltosi nella sede del Rettorato dell’Università Politecnica delle Marche, ha visto la partecipazione di alte cariche dello stato italiano e degli altri stati membri dell’Iniziativa, dal sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica ai suoi colleghi di Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Grecia, Serbia, Slovenia e Montenegro.

Poco dopo la caduta del muro di Berlino, mentre in centro-Europa si apriva la fase di superamento della Guerra fredda, l’Europa sud-orientale veniva travolta dai conflitti di dissoluzione jugoslava e dalle crisi istituzionale e finanziaria in Albania. L’Unione europea, nel 1999 ha promosso il Patto di stabilità per l’Europa sud-orientale (oggi ‘Regional Co-operation Council’) che abbracciava i Balcani occidentali nell’ottica del sostegno alla soluzione delle controversie e all’avvio del processo di avvicinamento all’Unione. E’ proprio nell’ambito di questo Patto che durante il vertice finlandese di Tampere (ottobre 1999) venne adottata l’Iniziativa Adriatico-Ionica, presentata in quell’occasione dal governo italiano.

Alla successiva Conferenza sullo sviluppo e la sicurezza nel Mare Adriatico e nello Ionio di Ancona (maggio 2000) parteciparono capi di governo e ministri degli esteri di sei paesi dell’area adriatica assieme a rappresentanti dell’Ue. In tale sede vennero tracciate le linee programmatiche e le modalità operative della IAI riassunte nel documento finale "Dichiarazione di Ancona" in cui si auspicava il rafforzamento della cooperazione regionale tra le due sponde adriatiche, per promuovere la stabilità politica ed economica nell’area e per creare una solida base per il processo di integrazione europea. Agli originali membri dell’Iniziativa Adriatico-Ionica (Albania, Bosnia, Croazia, Grecia, Italia e Slovenia) si è aggiunta nel 2002 l’Unione di Serbia e Montenegro e nel 2006, dopo il suo scioglimento, i due paesi hanno mantenuto la membership.

Fino all’anno scorso la IAI non disponeva di strutture permanenti, come ha dichiarato a Osservatorio Balcani e Caucaso l’assistente tecnico del Segretariato permanente, Giuseppe Di Paola: «L’inaugurazione dell’anno di presidenza italiana coincide con la conclusione del primo anno di esistenza del Segretariato permanente con sede ad Ancona, struttura la cui istituzione venne decisa durante la presidenza croata del 2007-2008». Ci sono voluti otto anni perché l’Iniziativa Adriatico-Ionica si munisse di un centro unico di riferimento: «Ci sono state questioni diplomatiche legate ai singoli paesi membri dell’Iniziativa e comunque dieci anni non sono molti per una realtà di questo tipo. Il fatto importante è che a solo un anno di apertura del Segretariato, grazie anche all’importante sostegno, non solo finanziario, della Regione Marche sono già molti i risultati raggiunti».

Inaugurazione presidenza italiana IAI

Secondo Di Paola l’apertura di una sede ha rappresentato un’importante passo avanti nel percorso di raccordo tra la dimensione statale dei rapporti tra paesi dell’area adriatico-ionica e quella della cooperazione regionale multilivello. «Da un anno a questa parte sono stati fatti piccoli ma concreti progressi per spingere enti locali, università, organizzazioni impegnate nella cooperazione nell’area a lavorare insieme alla IAI. L’obiettivo è che la IAI non rimanga una cooperazione formale tra stati ma che si esprima in attiva cooperazione tra diversi livelli dell’amministrazione pubblica, della società civile e di altri soggetti come le camere di commercio che svolgono da tempo un ruolo importante nell’area».

Presso la sede di Ancona si svolgeranno le diverse riunioni "politiche" della IAI come quelle dell’organo decisionale (il Consiglio adriatico-ionico che riunisce i ministri degli esteri) i cui lavori sono preparati da periodiche riunioni dei "senior officials" (alti funzionari) degli stati membri cui viene demandato il coordinamento dei diversi settori di cooperazione in collaborazione con la presidenza di turno dell’Iniziativa.

I settori tematici di cooperazione della IAI sono strutturati affinchè raggruppino soggetti simili tra loro attraverso il Forum delle camere di commercio denominato "Adrion"; il Forum delle città adriatico-ioniche, che ha da tempo sede ad Ancona; e la rete inter-universitaria "Uniadrion" con sede a Ravenna. Secondo Di Paola queste aggregazioni possono ora trovare un luogo di incontro per discutere in maniera trasversale di strategie di cooperazione, in collegamento con le rappresentanze governative dei paesi membri della IAI : «Un esempio recente è la decisione di IAI di sostenere, come fatto dall’ambasciatore Grifini segretario generale della IAI n.d.r. all’ultimo Consiglio dei ministri IAI di Atene, il progetto cresciuto in seno al Forum delle camere di commercio di costruire un "brand" turistico condiviso tra le due sponde dell’Adriatico».

Dalle parole di Di Paola emerge anche la sfida che l’iniziativa affronta nell’attività di raccordo tra i diversi stati partecipanti e nel processo di decision making. «La IAI non ha una lunga esperienza perché, pur esistendo da dieci anni, l’aspetto progettuale è iniziato un anno fa. Però è vero che in passato le idee progettuali sono emerse soprattutto da parte italiana e il coinvolgimento degli stati dei Balcani è avvenuto solo in una seconda fase». Di Paola ritiene sia in corso una controtendenza. Da un lato perché i paesi membri IAI della sponda orientale negli ultimi anni hanno raggiunto maggior stabilità politica oltre che capacità di gestione e governo del proprio territorio, dall’altra perché hanno acquisito maggiori competenze tecniche necessarie all’accesso agli strumenti finanziari europei.

La nuova fase della IAI ha anche coinciso con una ristrutturazione funzionale attraverso la riduzione dei tavoli di lavoro. Fino all’inizio del 2008, gli ambiti della cooperazione regionale IAI si articolavano in sei tavoli: educazione e cooperazione interuniversitaria; cultura; economia, turismo e cooperazione tra PMI; trasporti e cooperazione marittima; ambiente; lotta alla criminalità organizzata. «La riduzione dei tavoli è stata decisa allo scopo di razionalizzare le attività, dopo che si era valutato che i sei tavoli precedenti non avevano raggiunto un livello di cooperazione tale da riuscire a raggiungere buoni livelli di efficacia. La razionalizzazione è stata anche dettata dalla scelta di non occuparsi più di materie di intervento particolarmente sensibili sia sul piano politico sia sul piano gestionale, come ad esempio la materia "sicurezza" che non è più di interesse IAI ed è stata demandata ai rapporti bilaterali tra stati».

Ferma restando la prerogativa della presidenza di turno di poter estendere la cooperazione ad altre aree tematiche previa approvazione del Consiglio, oggi i tavoli di lavoro sono quattro (piccole e medie imprese; trasporti e cooperazione marittima; turismo, cultura e cooperazione inter-universitaria; ambiente e lotta agli incendi) con interventi specifici a cui Di Paola accenna con alcuni esempi generali: «In ambito ambientale daremo particolare attenzione a progettualità di prevenzione e lotta all’inquinamento del mare Adriatico e alla costruzione di un sistema coordinato di protezione civile nella gestione degli incendi e delle calamità naturali. Continueremo a sostenere gli interventi nel settore del turismo, che oltretutto in questo momento di crisi finanziaria sta tenendo molto meglio di altri settori. Mentre nel settore culturale si proseguirà nella direzione della tutela e della valorizzazione delle identità culturali di tutti i paesi membri oltre a mantenere viva la cooperazione universitaria».

Una strategia sostenuta anche dal presidente della Regione Marche in chiusura degli eventi di presentazione, in cui ha ribadito il forte impegno della Regione: «Tematiche in cui le Marche possono dare un contributo fondamentale anche in termini di formazione e know how. Il segretariato IAI, naturale proiezione verso l’area balcanica, quest’anno sarà ancor più "il faro che indica la strada per l’Oriente", a cui riferirsi per costruire e promuovere quella stabilità politica ed economica che sta alla base del processo di integrazione europea».

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