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Niente rivoluzioni, sì alle elezioni

In Georgia le proteste di piazza contro il presidente Saakashvili non sembrano aver portato alcun risultato. Il nuovo obiettivo dell’opposizione è ora la carica di sindaco della capitale

29/09/2009, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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Negli ultimi mesi si notano cambiamenti significativi nella politica interna georgiana, avvenuti in seguito allo stabilimento di nuove regole del gioco diverse da quelle che si erano formate negli ultimi vent’anni. Certo, questo processo è solo nella sua fase iniziale e non ancora irreversibile, ma si può dire con tranquillità che nella società georgiana si senta la necessità di nuovo tipo di politica.

Questo cambiamento è dovuto prima di tutto all’insuccesso dei tre mesi di manifestazioni contro il governo conclusesi a luglio. L’opposizione dichiara che le dimostrazioni sono state esclusivamente pacifiche e non avevano come obiettivo quello di arrivare con la forza alle dimissioni del presidente, ma è noto che le cose non stanno proprio così e che buona parte dei partiti di opposizione non erano affatto contrari ad azioni di forza. Ne è un esempio il 26 maggio, quando si era pianificato di bloccare i principali edifici dell’amministrazione pubblica, le ferrovie e le autostrade; queste azioni avrebbero dovuto portare alla paralisi del Paese e conseguentemente alle dimissioni del Presidente.

L’idea era stata abbandonata all’ultimo momento perché era evidente che ottenere le dimissioni di Saakashvili non sarebbe stato così facile come nel 2003 con Shevardnadze, già anziano e stanco quando si trovò ad affrontare l’onda di proteste nota come "rivoluzione delle rose". Saakashvili è più giovane ed ha alle proprie spalle una struttura statale solida e forze di sicurezza e polizia ben organizzate. In una tale situazione l’opposizione avrebbe sicuramente perso e non sarebbe stata in grado di mantenere un simile blocco per più di un paio di giorni.

Di conseguenza, l’idea delle proteste di piazza in Georgia è diventata molto meno popolare.

Un secondo fattore è la visita di Joe Biden a Tbilisi, la quale ha mostrato chiaramente che le voci diffuse in Georgia riguardo all’isolamento internazionale di Saakashvili sono infondate. La sua reputazione è sì uscita danneggiata dagli eventi dell’agosto 2008, ma non fino a questo punto. Joe Biden ha lasciato capire chiaramente che l’Occidente non intende sostenere un cambiamento forzato alla presidenza in Georgia. Gli Stati Uniti e gli altri alleati occidentali insistono sul fatto che in Georgia debba finire la tradizione di cambiare presidente tramite proteste di piazza, indipendentemente dalle qualità dell’attuale presidente.

L’opposizione

Dopo i tre mesi di maratona antipresidenziale, l’opposizione si ritrova ancora una volta divisa in una quindicina di piccoli partiti; da questo punto di vista, niente di nuovo quindi, visto che anche in passato in Georgia si sono costituite unioni tattiche basate sul principio "tutti contro uno" che ben presto si disintegrano a causa delle ambizioni personali dei singoli leader.

Spesso i leader dell’opposizione dichiarano che stanno per predisporre un piano di azione comune, ma a tutt’oggi non se ne vede ancora traccia. Buona parte dell’opposizione radicale rimane dell’idea di continuare la lotta con manifestazioni, ma anche in questo senso non sono ancora state prese delle decisioni. Già in due occasioni si è tentato senza successo di arrivare alle dimissioni del presidente Saakashvili attraverso le proteste di piazza,nel novembre 2007 e nella primavera di quest’anno. Non c’è niente che possa suggerire che un terzo tentativo si possa concludere diversamente, anche perchè parte dell’opposizione ha deciso definitivamente di abbandonare questa tattica.

L’"Alleanza per la Georgia", uno dei principali movimenti di opposizione, ha dichiarato di voler prender parte alle elezioni municipali del maggio 2010. L’"Alleanza" ha già nominato i suoi candidati: Irakli Alasania, uno dei più autorevoli leader dell’opposizione, si candiderà alla carica di sindaco di Tbilisi, mentre Sozar Subari, ex-difensore civico della Georgia che si è guadagnato una reputazione molto alta per la serietà con cui ha ricoperto quell’incarico, si candida per la carica di presidente del consiglio comunale della capitale.

Ora quindi gli altri partiti d’opposizione si trovano in una posizione difficile, dovendo scegliere tra il sostenere Alasania o il proporre propri candidati, consci del fatto che avere più candidati d’opposizione favorirebbe senza dubbio il partito del presidente Saakashvili.

Fatti, non chiacchiere

Il gruppo al potere, dopo mesi di nervosismo, ha ora riacquistato fiducia e tranquillità. I rappresentanti del partito di governo conducono una intensa campagna di propaganda; visitano le regioni, partecipano a incontri con la popolazione, parlano delle novità in politica economica ed inaugurano nuovi edifici. Il nuovo motto del governo è quindi "fatti, non chiacchiere". Rappresentanti del governo cercano di convincere la società che i leader dell’opposizione sono soltanto dei chiacchieroni che non capiscono niente di politica e che sono in grado solo di chiudere strade e di litigare tra di loro. Chi è al governo invece offre ordine, un programma anti-crisi, nuove fabbriche, hotel, palazzi dello sport, ecc.

Ma questa propaganda non pare ottenere particolare successo. Tutti i principali sondaggi presentano un’immagine della Georgia suddivisa sostanzialmente in tre parti uguali: i sostenitori del presidente Saakashvili, i sostenitori dell’opposizione e chi invece non sostiene né chi è al governo né l’opposizione.

Anche per questo i rappresentanti della maggioranza al governo cercano di comportarsi con moderazione, senza prendere decisioni che possano infastidire la popolazione.

Ci sono però due recenti scelte del Presidente che hanno dato spazio a critiche e malcontento. Prima di tutto, la nomina a ministro della Difesa di Bacho Akhalaia, ex-capo del dipartimento del ministero di Giustizia che si occupa del sistema penitenziario del Paese. Akhalaia ha subito molte critiche mentre occupava quell’incarico, e anche se molte di queste potrebbero essere ingiustificate, nominare un ministro con una cattiva reputazione è stata probabilmente una decisione impopolare.

Un’altra scelta che ha causato scontento è stata la grazia concessa a tre poliziotti condannati per omicidio nel 2005.

Nel complesso, si può comunque dire che le autorità si stiano comportando con più cautela e rispetto in questo periodo che non due anni fa.

Prospettive

È opinione diffusa che vi saranno ancora manifestazioni dell’opposizione e che alcune di queste potranno raccogliere molti partecipanti. Nella fase attuale sembra però che in Georgia non si avrà una nuova rivoluzione e che si arriverà a votare un nuovo presidente nei tempi previsti dalla Costituzione.

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