Nemico pubblico
Cosa minaccia di più la sicurezza nazionale della Romania? Terrorismo, crimine organizzato, corruzione e … la stampa. Suscita clamore una relazione del Consiglio supremo di difesa di Bucarest. Sullo sfondo un governo sempre più in difficoltà a gestire la crisi economica e le sue conseguenze
Non siamo sotto Nicolae Ceauşescu e la dittatura è lontana ormai due decenni. Il presidente della Romania è Traian Băsescu, siamo un paese democratico e siamo addirittura membri dell’Unione europea e della Nato. In questo contesto il Consiglio supremo di difesa (CSAT) di questa Repubblica democratica che si va via via sempre più consolidando, ha recentemente reso noto un rapporto in cui si colloca la stampa tra le minacce alla nazione, assieme al terrorismo, alla corruzione ed al crimine organizzato.
Il Consiglio supremo di difesa è l’autorità che secondo la costituzione ha il compito di coordinare le attività che riguardano la difesa del paese e la sicurezza nazionale. Alla presidenza del CSAT vi è lo stesso Presidente della Repubblica. Ne fanno parte anche, tra gli altri, primo ministro, il ministro della Difesa, degli Esteri e i responsabili dei servizi segreti.
Ad ”allertare “ i servizi e il supremo organo di difesa è stato un giornalista, conduttore di una nota trasmissione televisiva che ospita spesso il capo dello stato Băsescu. Il giornalista aveva affermato che i servizi segreti e il CSAT sarebbero dovuti intervenire per chiarire come mai tutti i talk-show delle altre reti televisive criticavano accanitamente il potere. Ed ecco che il giorno dopo il Consiglio ha inserito la stampa nella sua lista nera delle minacce alla sicurezza nazionale. Ovviamente non per le lamentele mosse dal giornalista, ma per motivi non ancora specificati dal Consiglio.
Le critiche alla sorprendente presa di posizione non sono certo mancate. Le associazioni dei giornalisti, i sindacati di categoria e numerosi rappresentanti della società civile hanno sottolineato come un tale atteggiamento minacci direttamente la libertà d’espressione. Critica anche la Federazione europea dei giornalisti che "spera che la presidenza si renda conto dell’errore commesso”. "Comprendiamo che in Romania, come in qualsiasi altro paese, il terrorismo, il crimine, la corruzione rappresentano minacce, ma siamo sorpresi di sentire che la stampa può essere inclusa nella categoria dei pericoli e minacce all’indirizzo delle istituzioni dello stato”.
La stampa è una parte essenziale della vita democratica, ricorda la Federazione. E infatti è proprio la stampa che negli ultimi anni in Romania è riuscita a smascherare casi molto gravi di corruzione tramite inchieste scomode. Ora, però, si scopre vulnerabile.
Nella Strategia Nazionale per la Difesa inviata dal presidente Băsescu al Parlamento, si parla del fenomeno delle campagne stampa "sotto ordinazione” orchestrate per "denigrare le istituzioni dello stato, disseminando informazioni false sull’attività di quest’ultime”.
Forse il problema è che la verità può diventare scomoda e pericolosa, in un momento di forte crisi? E’ lo stesso ministro delle Finanze Vladescu ad annunciare che andrà peggio ai romeni nel prossimo periodo. E di peggio in peggio sta andando dal 2009, inizio della crisi. La Romania rimane in piedi solo grazie agli aiuti dell’FMI che, in cambio, ha chiesto rigore. Ne sono seguiti draconiani taglia agli stipendi, licenziamenti degli statali, aumento dell’iva dal 19 al 25%. Prezzi da capogiro e disperazione nelle notizie dei telegiornali.
Probabilmente troppa, per Băsescu e per i servizi segreti. Che sembra, con un piccolo sforzo di memoria, essersi ricordato dei tempi di Ceauşescu, dove la stampa era quasi inesistente, e quella esistente non faceva che elogiare il regime. Ovviamente il paragone è forzato, la Romania è ormai un paese democratico, ma probabilmente un po’ di disciplina in più è sembrata opportuna al Consiglio Supremo di difesa.
Il governo, il presidente e il partito democratico liberale al governo sono senza dubbio bersaglio di critiche di ogni genere soprattutto da parte di carta stampata e televisioni. Ma non solo. Ampie proteste di strada si sono registrate ultimamente sullo sfondo della crisi economica. E c’è chi si aspetta una recrudescenza delle manifestazioni e delle proteste, visto che sono in molti gli economisti che affermano che in Romania il peggio delle conseguenze della crisi economica deve ancora farsi sentire. E la stampa potrebbe essere un pericolo in questo contesto.
Una stampa che in Romania è comunque in ginocchio. Secondo il rapporto “La libertà della stampa in Romania nel 2009” realizzato dall’Agenzia per il monitoraggio della Stampa, con sede a Bucarest, la crisi economica ha condotto alla perdita di tremila posti di lavoro nel settore (ormai oltre quattromila contando anche quelli di quest’anno), decine di testate sono state chiuse mentre la pubblicità è calata sensibilmente.
Oltre alle difficoltà economiche vi è da dire che la stampa è stata spesso usata come strumento di lotta elettorale, con scarsa resistenza posta da parte delle redazioni. I media saranno forse il “quarto potere” negli Usa, non certo in Romania.
A proposito di Stati Uniti, l’ambasciatore americano a Bucarest, Mark Gitenstein, ha affermato recentemente che l’informazione in Romania è spesso soggettiva e che viene fortemente influenzata dagli interessi degli editori. L’ambasciatore non si è però pronunciato sull’inclusione della stampa nella lista nera dei pericoli nazionali, sottolineando come occorre valutare prima che conseguenze avrà questa presa di posizione.
Per il principale partito all’opposizione in Romania, il PSD (partito social-democratico) la stampa è percepita come un pericolo dal governo perché non capisce che il potere va lodato e non criticato. “Stiamo diventando un paese con pochi legami con le democrazie europee”, spiega Victor Ponta, presidente del PSD “assomigliamo piuttosto sempre più a qualche paese sud-americano”.
Per il liberale Teodor Meleşcanu, presidente della commissione Difesa del Senato, la decisione del CSAT incide direttamente sulla libertà d’espressione. Meleşcanu ha invitato il presidente Băsescu ad occuparsi piuttosto con più attenzione delle manipolazioni della stampa che avvengono tramite la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche.
Dal palazzo presidenziale di Cotroceni, il portavoce Valeriu Turcan spiega invece che il ruolo del documento del CSAT è di fare un inventario corretto ed onesto di tutte le vulnerabilità per lo stato romeno e per la società democratica in cui viviamo. “Il ruolo di correttore spetta poi esclusivamente agli stessi mass-media”, ha aggiunto. Non è però chiaro se per “correzione” si intenda una sorta di autocensura.
Per quanto riguarda un’altra voce dei pericoli per la sicurezza nazionale, la corruzione, i politici si stanno dando già da fare. E hanno deciso in parlamento che le dichiarazioni sui loro beni patrimoniali devono restare segrete.
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