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Nel fantastico mondo di Aka Morchiladze

In Georgia cresce l’interesse per una nuova generazione di scrittori. Tra questi Aka Morchiladze, di cui pubblichiamo un racconto tradotto per noi da Nodar Ladaria

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"I georgiani sono una nazione di scrittori, non di lettori. Per questo si può dire che il cambiamento principale nella letteratura georgiana dopo il crollo dell’URSS non è stato ideologico, ma per così dire economico…"

Con queste parole Nodar Ladaria – Direttore del Centro culturale italiano dell’ Università Statale Ilia Chavchavadze di Tbilisi, già fisico in epoca sovietica, oggi teologo e italianista di fama internazionale – definisce i contorni di un panorama, quello letterario georgiano attuale, vivace e poliedrico, ancora poco conosciuto in Occidente.

Un primo spartiacque che si è subito delineato – sottolinea Ladaria – è quello generazionale. Oggi in Georgia esistono due generazioni di scrittori, la prima e più numerosa è quella di coloro "che durante gli anni sovietici non venivano letti, ma sostenuti dallo stato", la seconda quella costituita "da un pugno di autori i cui libri vengono comprati e letti nell’ambiente della neonata economia di mercato".

Mentre i primi, dalla produzione irrilevante e mediocre, si perdono in liti senza fine con lo Stato "affinché restituisca i vecchi privilegi all’Unione degli scrittori, e permetta loro di appropriarsi di nuovo della Casa dello scrittore", i secondi, apprezzati da un pubblico di lettori attento e in costante crescita, hanno nella triade Bugadze, Burchuladze e Morchiladze, il loro "Parnaso".

Lasha Bugadze, un passato da drammaturgo, è autore di quattro romanzi che, a detta di Ladaria, si distinguono "per uno spiccato umorismo e una visione alquanto sarcastica della realtà".

Diverso il profilo di Zaza Burchuladze, che dopo l’esordio con lo pseudonimo di Gregor Samza (Gregor Samsa è il protagonista della Metamorfosi di Kafka, n.d.R.), ha preso poi le distanze da Kafka ritagliandosi un profilo piuttosto originale.

I suoi testi, evidenzia Ladaria, "presentano un corpus altamente provocatorio per scelta di temi, omosessualità, violenza, parodie della letteratura e storia georgiana, e lessico, uno stile raffinato, a volte prezioso, ma generosamente condito di parole gergali e spesso scabrose".

Discorso a parte merita Aka Morchiladze, attualmente l’autore più interessante del panorama letterario georgiano.

Dal romanticismo criminale alla città

Nonostante la letteratura georgiana non sia mai stata esplicitamente sovietica o lo sia stata in misura minore rispetto a quella di altre repubbliche, alcune eredità del passato sono riscontrabili ancora oggi.

Le più pesanti – spiega Ladaria – sono due: il romanticismo criminale e il patriottismo ancestrale.

Il romanticismo criminale, su cui esiste un saggio assai istruttivo dello scrittore russo Varlam Shalamov, reduce del Gulag, "in Georgia non era così spiccato come in Russia, ma non per questo meno pernicioso".

"I valori dei malavitosi – ricorda Ladaria – erano infatti percepiti come contrappeso alla realtà e all’ideologia sovietiche".

"Il patriottismo ancestrale, che si basava sulle opere di Grigol Robakidze e Konstantine Gamsakhurdia, scrittori della prima metà del Novecento, celebrava in prosa il nazionalismo etnico e assomigliava molto agli ultimi romanzi di Gabriele D’Annunzio."

Gli anni dell’indipendenza si sono contraddistinti per il graduale superamento di entrambe le tendenze. Ciò ha portato alla smitizzazione della figura del criminale e allo spostamento del baricentro della narrazione dagli scenari bucolici, funzionali all’esaltazione della genuinità della vita rustica, a quelli urbani.

Oggi quasi tutti i romanzi e i racconti georgiani sono ambientati nella capitale Tbilisi.

Purtroppo manca ancora un’opera letteraria, in cui si dia elaborazione artistica ai profondi processi storici, politici e sociali che hanno interessato il paese negli ultimi anni.

"Gli scrittori georgiani sono orientati per lo più verso il capolavoro, anziché verso il lettore. In altre parole, sono in competizione l’uno con l’altro e in questa guerra silenziosa hanno anche degli arbitri: José Saramago, Orhan Pamouk, Milorad Pavič, Umberto Eco…"

Un filone emergente, snobbato da molti circoli letterari, ma considerato da Ladaria assai promettente, è quello della letteratura al femminile.

"Io vedo il futuro della letteratura georgiana in questo filone nascente. In tal senso uno dei romanzi più interessanti è quello di Teona Dolenjashvili. Si intitola Memphys e tratta il tema del traffico di organi umani"

Nel magico mondo di Morchiladze

Formidabile affabulatore, dotato di un sottilissimo senso dello humour -modesto, timido, taciturno, a dispetto di una fama che ha varcato i confini nazionali dove ha già vinto i più importanti premi letterari – Aka Morchiladze, è il narratore più talentuoso della sua generazione.

Nato a Tbilisi quarantatre anni fa, Morchiladze, che oggi vive e lavora a Londra, è secondo Nodar Ladaria l’unico autore georgiano contemporaneo dotato di un immaginario letterario personale e suggestivo.

"È una persona straordinaria, può trasformare in una storia qualsiasi cosa. Lui non scrive libri, crea degli universi. Anche i suoi romanzi meno riusciti sono davvero affascinanti".

Durante gli anni sovietici, spiega Ladaria, si è formato un certo "canone" letterario costituito dai libri che tutti dovevano leggere.

Swift, Dumas padre, Verne, Stevenson, Wells, Doyle, Kuper ne costituivano il perno.

La grande forza della prosa di Morchiladze sta proprio nel riuscire a fondere in modo originale, dando loro nuova vita, le tante influenze letterarie frutto delle letture giovanili.

La sua è una scrittura stratificata, non facile da tradurre, che rapisce il lettore trasportandolo in un universo di intrecci complicati, di storie teoricamente incompatibili tra loro che all’improvviso trovano un terreno comune per svolgersi in modo parallelo, anzi strettamente collegato.

"Molti frammenti di questo puzzle umano sono "rubati" da altri libri, ma il diverso contesto e la diversa luce gettata dall’autore o li rende irriconoscibili o aiuta a comprendere il significato più nascosto dei testi originali. Il lettore non esce mai a mani vuote dall’universo di Morchiladze."

Ladaria che ha tradotto in russo un suo romanzo, il primo del Ciclo di "Madatov", usando diversi strati linguistici, diversi stili e metodi per rendere adeguatamente l’originale, azzarda un paragone con un noto scrittore italiano del ‘900, Carlo Emilio Gadda.

"Per quanto riguarda l’italiano, mi viene in mente Carlo Emilio Gadda, non il Gadda del Pasticciaccio Brutto de Via Merulana, ma quello della Cognizione del Dolore."

"A volte la parlata dei personaggi non viene scritta ma, per così dire, foneticamente trascritta dall’autore. In questo testo si possono trovare anche tracce di D’Annunzio e Marinetti perché Morchiladze imita diversi stili dell’epoca, inventando documenti, diari, memorie".

"Santa Esperanza", romanzo del secondo Ciclo, ambientato in una fantastica isola del Mar Nero, ex colonia inglese, ex dominio ottomano, dove vivono i georgiani, riporta invece alla memoria due scrittori italiani contemporanei diversissimi tra loro: Umberto Eco e Alessandro Baricco.

"Se ci fosse il limbo dei libri – conclude Ladaria, augurandosi che qualche editore italiano si accorga di Morchiladze – Santa Esperanza sarebbe il quinto con Il pendolo di Foucault, L’isola del giorno prima, Oceano-Mare e Castelli di rabbia".

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