Nagorno Karabakh, vivere bloccati
Da più di due mesi la popolazione del Nagorno Karabakh è isolata dal resto del mondo per il blocco azero del Corridoio di Lachin. Come vivono gli abitanti di Stepanakert
La popolazione del Nagorno Karabakh ha trascorso il Natale e il Capodanno in condizioni di blocco da parte dell’Azerbaijan, una situazione che dura ormai da quasi due mesi. L’unica strada che collega il Nagorno Karabakh all’Armenia, il cosiddetto Corridoio di Lachin, è stata infatti bloccata a partire dal 12 dicembre da manifestanti di organizzazioni azere, sedicenti ambientalisti.
La crisi umanitaria a cui è sottoposta la popolazione di 120.000 abitanti del Nagorno Karabakh è ormai evidente ed in continuo peggioramento: mancanza di alimenti per bambini e di medicinali essenziali, negozi vuoti, mancanza totale di verdura e frutta, tagli periodici alla fornitura di elettricità e gas.
I manifestanti azeri hanno bloccato la strada su base di istanze ambientali ma di fatto sono teleguidati da Baku e le loro richieste hanno connotati del tutto politici: tra queste la richiesta dell’istituzione di un posto di blocco azero nel Corridoio di Lachin, la nomina di rappresentanti degli organi statali azeri nel Nagorno Karabakh, e via dicendo.
Il Corridoio di Lachin collega Stepanakert, la capitale del Nagorno Karabakh, con la città di Goris in Armenia e, come sancito dalla dichiarazione trilaterale Armenia-Russia-Azerbaijan firmata il 9 novembre 2020, è sottoposta al controllo delle forze di pace russe. Questa strada è l’unica che collega il Nagorno Karabakh con il mondo esterno, strada attraverso la quale vengono trasportati tutti i tipi di beni necessari alla vita della popolazione armena.
"Non c’è nessun prodotto, niente. Sa in quanti negozi ho cercato un pezzo di formaggio? Mio nipote ha chiesto del formaggio, era a casa malato. Per non parlare della frutta e dei dolci. Abbiamo grandi difficoltà a procurarci il cibo, cosa faremo?", racconta Gayane Poghosyan, residente a Stepanakert.
Tonya Muradyan, dipendente di un negozio di alimentari, conferma che dall’inizio di gennaio nel suo negozio non c’è quasi più cibo, solo succhi e alcolici. A Stepanakert, il numero di negozi chiusi è aumentato dopo le feste natalizie, anche se molti di essi erano già chiusi alla fine del 2022. Anche chi entra in farmacia spesso esce a mani vuote.
"Mancano antipiretici, pannolini, alimenti per bambini, antibiotici e antidolorifici. Non sappiamo per quanto tempo la strada rimarrà chiusa", afferma Alyona Ghulyan, dipendente di una delle farmacie di Stepanakert.
41 asili e 56 gruppi pre-scolastici sono stati chiusi completamente o parzialmente dal 9 gennaio a causa dell’aggravarsi della carenza di cibo sotto il blocco. 6.828 bambini non possono più frequentare l’asilo e la scuola materna, essendo privati dell’opportunità di ricevere cure, cibo e istruzione adeguati.
Dal 18 gennaio poi tutte le 118 scuole del Nagorno Karabakh sono state chiuse a causa di problemi di riscaldamento e di fornitura di elettricità, privando più di 20.000 bambini del loro diritto all’istruzione. Negli ultimi giorni si stanno distribuendo stufe a legna, altrimenti anche il riscaldamento diventa un problema molto serio.
"Ho due bambini a casa. Vogliono giocare, correre, ma non possono uscire dal letto caldo. A casa fa terribilmente freddo. Se in casa ci sono più di 10 gradi, siamo felici. Ora stiamo per installare una stufa a legna, naturalmente non so come si risolverà il problema del combustibile. Ci hanno dato la legna, ma non è inesauribile. Presto non avremo più nulla da bruciare…", racconta la 35enne Lilit Sahakyan.
"Nel Nagorno Karabakh si verificano frequenti interruzioni di corrente elettrica, perché l’Azerbaijan interrompe le linee elettriche che forniscono elettricità alla regione e la popolazione riceve elettricità solo a seconda della capacità produttiva delle centrali elettriche locali, che non è sufficiente. I beni di prima necessità vengono forniti alla popolazione attraverso un sistema di voucher.
“Il governo dell’Azerbaijan persegue un unico obiettivo: spezzare la volontà degli armeni del Nagorno Karabakh di vivere nella loro patria. Inoltre, secondo le informazioni in nostro possesso, il piano di Baku è il seguente: portare la pressione economica e psicologica nel Nagorno Karabakh a un certo punto culminante, dopodiché aprire il corridoio per alcuni giorni con l’aspettativa che gli armeni del Nagorno Karabakh lascino in massa le loro case, chiudere di nuovo il corridoio e poi riaprirlo per alcuni giorni e così via fino a quando l’ultimo armeno lascerà il Nagorno Karabakh”, ha affermato il primo ministro armeno Nikol Pashinyan durante una riunione di Gabinetto dello scorso 26 gennaio. Per poi aggiungere: “Si tratta, ovviamente, di una palese politica di pulizia etnica. E devo constatare che se finora la comunità internazionale era scettica riguardo ai nostri allarmi sulle intenzioni dell’Azerbaijan, ora questa consapevolezza si sta lentamente ma costantemente rafforzando tra la comunità internazionale.
Al fine di prevenire l’imminente disastro umanitario nelle condizioni di blocco della strada vitale del Nagorno Karabakh, il Parlamento del Nagorno Karabakh ha invitato il mondo civile a intraprendere azioni concrete in direzione dell’apertura del corridoio o della promozione di un ponte aereo con Stepanakert, per attutire l’allarmante crisi umanitaria in atto.
Dall’inizio del blocco, molti paesi e organizzazioni internazionali hanno condannato le azioni dell’Azerbaijan e chiesto la revoca del blocco. La questione è stata discussa anche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha ingiunto l’Azerbaijan a prendere tutte le misure necessarie e sufficienti per rimuovere il blocco. La questione sarà inoltre presto discussa anche presso la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite (L’Aia) nell’ambito dei lavori del Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale.
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