Nagorno Karabakh, è crisi idrica
Il Nagorno Karabakh e un parte di Azerbaijan dipendono dall’approvvigionamento idrico del bacino di Sarsang, il primo per l’energia elettrica, il secondo per l’irrigazione dei campi agricoli. La siccità di questo periodo ma soprattutto il blocco del corridoio di Lachin hanno causato uno sfruttamento intensivo del bacino idrico
Sarsang
Il bacino idrico di Sarsang si trova in Nagorno Karabakh tra Tartar e Kalbajar nella provincia di Martakert. Il bacino è stato creato nel 1976 con la costruzione di una diga alta 125 metri sul fiume Tartar. Il volume complessivo dell’invaso è di 575 milioni di m³, l’area è di 14,2 km2. Quando è aperto, il bacino fornisce acqua per l’irrigazione a 100.000 ettari nei distretti di Tartar, Agdam, Barda, Goranboy, Yevlakh e Aghjabadi. La centrale idroelettrica di Sarsang ha una capacità di 50 megawatt.
Dal 1992 la diga, la centrale elettrica e il bacino sono sotto il controllo dei separatisti armeni. La centrale, gestita dalla Artsakh HEK OJSC, è la fonte del 40-60% dell’elettricità della regione secessionista , in condizioni normali. Ma dal 12 dicembre 2022 le condizioni sono fuori dalla norma. Il blocco di Lachin iniziato con la protesta degli ambientalisti azeri e continuato con la creazione di un check point di Baku è stato accompagnato da frequenti episodi di interruzione delle forniture elettriche e di gas. La conseguenza è stata che Sarsang è stato messo sotto stress perché fornisse più elettricità all’area che si è trovata recisa delle proprie forniture.
Dall’eco-protesta alla crisi idrica
I campanelli di allarme sulle conseguenze dello sfruttamento intensivo di Sarsang sono suonati ancora in pieno inverno. Il 27 febbraio il consigliere ministeriale del Karabakh Artak Beglaryan ha twittato : “A causa dell’#ArtsakhBlockade [il blocco del Nagorno Karabakh, chiamato Artsakh in Armeno, ndr] e in particolare dell’interruzione della fornitura di energia elettrica dal 9 gennaio 2023, 96.000 ettari di terra azerbaijana non avranno acqua di irrigazione sufficiente da Sarsang durante la stagione. Dobbiamo utilizzare gran parte di quelle risorse idriche per la produzione di elettricità”. Pochi giorni prima il Presidente de facto del Karabakh parlando al Consiglio dei ministri aveva fatto una analisi molto simile, sostenendo che “[…] le risorse idriche dell’invaso di Sarsang sono fortemente diminuite. In primavera e in estate, ciò creerà una grave crisi per gli agricoltori azeri, poiché non ci saranno risorse idriche sufficienti per irrigare decine di migliaia di ettari di terra”.
L’allarme invernale si è materializzato con l’arrivo della primavera. A metà marzo l’agenzia di stampa armena Armenpress ha citato la dichiarazione di Ararat Khachatryan del Comitato per l’acqua del Karabakh: “Il livello dell’acqua nel bacino di Sarsang continua a scendere di 50 cm al giorno con il blocco operato dall’Azerbaijan. Dal 9 gennaio 2023 l’Azerbaijan ha impedito alle autorità del Nagorno Karabakh di accedere e riparare la linea di trasmissione elettrica danneggiata che fornisce elettricità al Nagorno Karabakh dall’Armenia. Sarsang è l’unica fonte di energia elettrica che abbiamo al momento. Il livello dell’acqua è di circa 8 metri più basso rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. (…) Ci auguriamo che i livelli dell’invaso aumentino in primavera, ma se anche ciò dovesse accadere, i risultati non sarebbero soddisfacenti. (…) Prima del blocco, soprattutto in inverno, quando l’elettricità fornita dall’Armenia era insufficiente, utilizzavamo il bacino idrico di Sarsang. Dopo la guerra, nell’Artsakh ci sono rimaste solo cinque piccole centrali idroelettriche, che funzionano solo al di sotto del 20% della loro capacità. (…) Se la linea elettrica non viene riparata presto, il livello dell’acqua nel bacino idrico di Sarsang sarà insufficiente”.
La secca
A inizio aprile l’impoverimento della risorsa idrica aveva già raggiunto un punto per cui la valutazione è che ci vorranno anni per ripristinare il volume idrico pre-blocco. Il Karabakh aveva già affrontato un autunno poco piovoso e un inverno poco nevoso, per cui la riserva idrica era già sotto il proprio potenziale, e le prospettive non promettono una primavera altamente piovosa. Questo ingenera una serie di preoccupazioni, sia relative alla crisi idrica, sia a una possibile presa con la forza dell’area della centrale elettrica e dell’invaso di Sarsang. Le distanze sono ridotte: Sarsang si trova a solo una trentina di chilometri dalla linea di contatto dell’esercito karabakhi e azero, e Martakert è la regione più remota dall’Armenia. Il Karabakh è consapevole che la riduzione dell’invaso non renderà possibile onorare l’accordo stipulato con Baku la scorsa primavera sulle quantità di acqua da rilasciare da Sarsang.
A maggio la situazione veniva così descritta : “Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, dal 9 gennaio ad oggi, è stata rilasciata 3 volte più acqua e l’afflusso di acqua è stato 2 volte inferiore a causa del clima secco. Ora le risorse idriche di Sarsang hanno raggiunto un limite critico – 88 milioni di m³ (15% del totale), avvicinandosi al volume inutilizzabile – 70 milioni di m³. Questa situazione non solo mette a rischio la prospettiva dell’approvvigionamento di elettricità per l’Artsakh e aggrava la sua sofferenza quotidiana, ma ha anche provocato un enorme impatto negativo sull’ambiente, tra cui il prosciugamento delle sorgenti, il deterioramento del microclima, il declino di flora e fauna.” Le immagini satellitari mostrano che la superficie del bacino è scesa di più di 30 metri, e metà del letto risulta in secca.
Arbitrato internazionale
Baku si è mossa per il controllo dello sfruttamento delle risorse, incluse quelle idriche, in mano ai separatisti. Si ricorda che il blocco degli ambientalisti è stato dichiarato proprio per lo sfruttamento delle risorse minerarie.
L’Azerbaijan ha avviato oggi un arbitrato contro l’Armenia ai sensi del Trattato sulla Carta dell’Energia in cui chiede riparazione e compensazione finanziaria per la violazione da parte dell’Armenia dei diritti sovrani azeri sulle sue risorse energetiche dal 1991 al 2020. In particolare si solleva un contenzioso sullo sfruttamento delle ricche risorse karabakhi, visto che la regione ha il 25% delle risorse idriche azere. L’Armenia è accusata di aver costruito almeno 37 impianti idroelettrici non autorizzati sul territorio azero. Sarsang è menzionata nella richiesta di arbitrato, insieme a una serie di altre infrastrutture sia idroelettriche, sia minerarie, di cui l’Azerbaijan si ritiene depredato. La controparte è indicata come Yerevan, poiché Baku non riconosce alcun ruolo ai secessionisti karabakhi, che peraltro non sono riconosciuti internazionalmente come rappresentanti di uno stato de jure.
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