Morire per una mina, 20 anni dopo la guerra
Un bambino di 10 anni è morto il 4 gennaio scorso in Bosnia Erzegovina per l’esplosione di una mina. Una ragazza del suo villaggio scrive sulla condizione dei bambini bosniaci nati dopo la guerra. La lettera di Erna
L’esplosione è avvenuta alle 12.45 in località Karanovac, presso Petrovo, in Republika Srpska (RS). Sejdo Š. stava raccogliendo rottami di ferro insieme al padre. I due sono entrati in un campo minato che, secondo quanto riportato dai media locali, sarebbe stato segnalato. Il bambino è stato trasportato dallo zio nel Pronto Soccorso di Gračanica dove è stata tentata una rianimazione, senza esito. Il padre è rimasto gravemente ferito.
Il bambino era originario e risiedeva nel villaggio di Pribava, municipalità di Gračanica, dove da anni l’associazione di Padova Spalle Larghe è attiva con progetti culturali e di assistenza socio – sanitaria.
L’associazione ha raccolto la lettera che una ragazza del paese, Erna Kapetančić, di diciassette anni, ha inviato ai media. Eccola nella versione integrale.
La lettera di Erna
Se pensate che un bambino bosniaco nato dopo la guerra sia più fortunato di quelli che hanno vissuto durante la guerra in Bosnia Erzegovina vi sbagliate, perché non c’è nessuna differenza tra quelli che sono sopravvissuti alla guerra e quelli che sono nati dopo.
Sono nata dopo la guerra, ma posso dire che ho dovuto affrontare molti eventi spaventosi che hanno profondamente condizionato la mia infanzia e la mia personalità, eventi che sono una conseguenza della guerra.
Solo pochi giorni fa a Pribava, il luogo dove vivo, un padre e il suo piccolo figlio, Sejdo, hanno incontrato un destino crudele. La vita non era mai stata facile per loro. Per sopravvivere erano costretti a raccogliere ferro vecchio che cercavano di vendere.
Il 4 gennaio 2014 sono andati a Karanovac, il villaggio vicino al nostro, per cercare il ferro in alcune discariche. Spero che questo giorno sarà ricordato da quanti avrebbero potuto aiutare questa famiglia, perché in questo giorno Sejdo, che aveva 10 anni, è andato su una mina ed è morto, mentre il padre ha perso le gambe.
Dopo questo evento terribile, la gente ha cominciato ad aiutare questa famiglia, dicendo che nessuno sapeva della loro situazione economica. In realtà lo sapevamo tutti. Abbiamo ignorato l’intera situazione aspettando fino all’ultimo momento possibile per reagire. Non do la colpa a nessuno in particolare, perché siamo tutti colpevoli.
Avremmo potuto aiutare molto tempo fa, per rendere la vita migliore per il bambino, per farlo sentire al sicuro. Ma c’è mai stato un sentimento di sicurezza in Bosnia Erzegovina? Quasi 20 anni dopo la guerra ci sono ancora molti campi minati che non sono stati bonificati, e ce ne sono molti altri che non sono neppure stati individuati o segnati. La mancanza di soldi può essere una scusa per lasciare dei campi minati? Una scusa per le quasi 8.000 vittime di mine in Bosnia Erzegovina?
Fino a quando dovremo affrontare questi fatti terribili, i bambini bosniaci non potranno mai avere un’infanzia normale, e neppure avere un’infanzia.
Spero che questo evento orribile farà reagire le persone responsabili e che le persone che hanno bisogno possano essere aiutate, specialmente se si tratta di bambini.
Erna Kapetančić
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