Montenegro, tra Open Balkan e integrazione europea
Open Balkan è un’iniziativa economica regionale, sostenuta in particolare dal presidente della Serbia e dal primo ministro dell’Albania. Ad oggi però solo tre paesi dei Balcani occidentali vi hanno aderito. Il Montenegro non lo ha ancora fatto, ma il premier dimissionario Abazović vorrebbe che lo facesse
(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle, il 26 novembre 2022)
Nei giorni scorsi l’iniziativa regionale Open Balkan, lanciata dal presidente serbo Aleksandar Vučić e dal premier albanese Edi Rama, è tornata al centro del dibattito politico in Montenegro. Pur essendo il premier uscente Dritan Abazović favorevole all’adesione del Montenegro all’iniziativa Open Balkan, il ministero degli Affari Europei, in un recente rapporto, ha espresso una posizione diversa, raccomandando di rinviare la decisione sulla questione [in modo da poter valutare in modo più approfondito i rischi e i benefici che un’eventuale partecipazione di Podgorica a suddetta iniziativa potrebbe comportare per l’economia e la società montenegrina]. Subito dopo la pubblicazione dell’analisi in questione Jovana Marović si è dimessa da ministra degli Affari Europei.
Il premier Abazović ha commentato la vicenda affermando che, se le dimissioni di Jovana Marović dovessero rivelarsi in qualche modo legate al rapporto dedicato all’iniziativa Open Balkan, il comportamento dell’ormai ex ministra sarebbe da ritenersi poco serio. Abazović ha poi criticato l’analisi realizzata dal ministero degli Affari Europei, ribadendo di essere favorevole all’adesione del Montenegro a Open Balkan.
“Sono favorevole alla cooperazione regionale. A mio avviso, tutti quelli che credono che dobbiamo isolarci e chiuderci nel proprio guscio non fanno che danneggiare lo stato”, ha dichiarato il premier.
Jovana Marović, dal canto suo, ha spiegato di aver rassegnato le dimissioni a causa dell’impossibilità di velocizzare il processo di integrazione europea del Montenegro, oggi al palo per via dell’incapacità dei partiti politici montenegrini di trovare un accordo che permetta di risolvere i principali problemi del paese. L’ex ministra non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti della Deutsche Welle in merito ad un’eventuale adesione del Montenegro all’iniziativa Open Balkan.
In precedenza, Marović ha più volte sottolineato che Open Balkan avrebbe senso solo se tutti e sei i paesi dei Balcani occidentali decidessero di aderirvi (ad oggi vi hanno aderito solo tre paesi: Serbia, Albania e Macedonia del Nord). Poi, qualche giorno fa, Marović ha dichiarato che, qualora gli accordi [riguardanti il riconoscimento reciproco di documenti di identità, diplomi e qualifiche professionali] firmati tra i sei paesi dei Balcani occidentali lo scorso 3 novembre nell’ambito del processo di Berlino dovessero essere ratificati dai rispettivi parlamenti in tempi brevi, l’iniziativa Open Balkan verrebbe svuotata di qualsiasi significato. Il processo di Berlino è una piattaforma regionale lanciata nel 2014 su iniziativa dell’allora cancelliera tedesca Angela Merkel con l’intento di dare nuovo slancio al progetto di integrazione europea dei Balcani occidentali.
“I Balcani occidentali dovrebbero focalizzarsi sul processo di Berlino, cercando di integrarvi alcune buone pratiche sviluppate nell’ambito dell’iniziativa Open Balkan”, ha affermato Marović.
La politologa montenegrina Daliborka Uljarević spiega che l’iniziativa Open Balkan non può essere un’alternativa al processo di Berlino perché, a differenza di quest’ultimo, non è basata sulla legislazione dell’UE e non riunisce tutti i paesi della regione.
“L’unico aspetto positivo di Open Balkan risiede nel fatto che questa iniziativa ha suscitato preoccupazione nell’UE, e soprattutto in Germania, contribuendo paradossalmente al rilancio del processo di Berlino”, afferma Uljarević.
Nuove polemiche attorno a Open Balkan
A riattualizzare la questione dell’adesione di Podgorica all’iniziativa Open Balkan è stato Vladimir Joković, vicepremier montenegrino e leader del Partito socialista popolare (SNP), dicendosi convinto che il governo uscente porterà il Montenegro verso l’adesione a Open Balkan.
“Si tratta di un’iniziativa economica che incentiverà e faciliterà la circolazione delle persone e dei capitali, contribuendo a integrare i Balcani occidentali e a placare le tensioni tra diverse nazioni ed etnie. Una volta riconciliati, sicuramente diventeremo i primi nuovi membri dell’UE. Anziché essere in contrasto con il processo di Berlino, Open Balkan lo rende più completo”, ha dichiarato Joković.
L’opposizione montenegrina invece è fortemente contraria all’adesione del paese all’iniziativa Open Balkan, vedendo in essa un tentativo del presidente serbo Aleksandar Vučić di assoggettare economicamente il Montenegro e di impedirgli di proseguire nel suo cammino verso l’UE. Le forze di opposizione sostengono inoltre che il governo Abazović, sfiduciato dal parlamento tre mesi fa, non abbia più un mandato politico che gli permetta di spingere il paese verso Open Balkan.
La politologa Daliborka Uljarević spiega infatti che l’attuale governo di Podgorica non ha la legittimità necessaria per decidere su questioni come l’adesione a Open Balkan.
“Purtroppo, il premier e gli altri membri dell’esecutivo si comportano come se avessero piena legittimità e cercano in tutti i modi di mantenere le poltrone, violando così i principi democratici, al contempo mettendo a rischio alcuni interessi vitali del Montenegro”, afferma Uljarević.
La politologa spiega che l’iniziativa Open Balkan favorisce certe aspirazioni politiche ed economiche a dir poco controverse del presidente serbo Aleksandar Vučić e del premier albanese Edi Rama, senza rispettare i principi dello stato di diritto e gli standard dell’UE. Quindi, un’eventuale adesione di Podgorica a questa iniziativa potrebbe avere conseguenze di vasta portata, compromettendo e rallentando il processo di avvicinamento del Montenegro all’UE.
“Si ha l’impressione che [con l’iniziativa Open Balkan] alcuni leader che non sono più visti di buon occhio dall’Unione europea stiano cercando di creare una realtà alternativa nei Balcani, isolando così la regione dall’UE. Il Montenegro non dovrebbe essere ostaggio delle politiche ambigue rispetto agli eventi globali e l’iniziativa Open Balkan è proprio quello: un tentativo di integrazione basato sui principi ambigui, un gioco tra i grandi attori regionali sulle spalle di quelli piccoli, come il Montenegro. Dovremmo focalizzarci sull’adempimento degli impegni assunti all’interno dell’agenda europea, anziché cercare di sfuggire a questi impegni”, sottolinea la politologa.
Cosa dice il rapporto del ministero degli Affari Europei?
L’analisi realizzata dal ministero degli Affari Europei mette in evidenza una serie di punti deboli dell’iniziativa Open Balkan. Si sottolinea che Open Balkan non ha alcuna tabella di marcia, strategia e cornice istituzionale, né tanto meno dispone di un atto istitutivo che garantisca un rapporto paritario tra i paesi coinvolti. Al contrario, vi è un’evidente disparità tra i paesi aderenti dal punto di vista economico, in particolare per quanto riguarda il commercio estero, con un netto predominio di un singolo paese (Serbia) che, come si legge nel rapporto, è anche l’unico ad aver ratificato tutti e cinque gli accordi firmati nell’ambito dell’iniziativa, mentre l’Albania e la Macedonia del Nord non ne hanno ratificato nessuno. Il rapporto si conclude affermando che è ancora presto per valutare l’impatto di questa iniziativa, definita dagli autori dell’analisi “poco trasparente”.
Secondo Daliborka Uljarević, l’analisi in questione dimostra in modo inequivocabile che molte critiche in precedenza rivolte all’iniziativa Open Balkan sono fondate.
“Il modo in cui il governo, e soprattutto Abazović, ha reagito all’analisi in questione dimostra che ci troviamo su un terreno scivoloso in cui il premier e i ministri dell’SNP sembrano pronti ad agire contrariamente agli interessi del Montenegro”, spiega Uljarević.
Lo scorso 3 novembre a Berlino i leader dei sei paesi dei Balcani occidentali hanno firmato tre accordi finalizzati a facilitare la libera circolazione dei cittadini tra i paesi della regione e a consentire il riconoscimento reciproco di diplomi e qualifiche professionali per medici, dentisti e architetti.
Alcuni analisti hanno rimarcato che dopo la firma degli accordi di cui sopra, conclusi nell’ambito del processo di Berlino, l’iniziativa Open Balkan rischia di perdere rilevanza e attrattività. Qualche giorno fa il Parlamento europeo ha invitato i paesi dei Balcani occidentali ad astenersi dall’avviare qualsiasi iniziativa economica che non includa tutti e sei i paesi della regione e che non sia basata sulle regole dell’UE.
“La mia impressione è che l’UE sia quasi unanime nel ritenere che il processo di Berlino sia la strada giusta per sviluppare la cooperazione e rafforzare i paesi della regione, preparandoli così alla piena adesione all’UE. L’unica voce dissonante è quella di Olivér Várhelyi, commissario europeo all’Allargamento, ma ciò che conta in ultima analisi non sono le opinioni personali, bensì gli accordi europei. Credo che dopo il recente rilancio del processo di Berlino anche l’entusiasmo degli Stati Uniti per Open Balkan si sia sgonfiato e che il sostegno a questa iniziativa continuerà a diminuire”, conclude Daliborka Uljarević.
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