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Montenegro, si cambia?

In Montenegro i cittadini, sull’onda delle proteste bosniache, sono scesi in strada. Ma è altamente improbabile che il governo cada sotto il peso di proteste di massa, molto più probabile che il cambiamento arrivi con le elezioni

27/02/2014, Mustafa Canka - Ulcinj

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Sul modello della vicina Bosnia Erzegovina, anche in Montenegro lo scorso 15 febbraio si sono svolte proteste di cittadini, organizzatisi tramite Facebook. Circa 200 persone, molti di meno di quanti ci si attendesse, hanno manifestato davanti alle sedi delle istituzioni a Podgorica.

Durante le manifestazioni, un gruppo di provocatori, con viso coperto e cappuccio in testa, hanno iniziato ad attaccare e a lanciare sassi contro la polizia, finché questa non è intervenuta. Paradossalmente non sono stati arrestati i colpevoli della violenza, ma i manifestanti pacifici, rei di essersi solamente seduti per strada. Tra questi c’erano noti giornalisti e attivisti del settore non governativo, dei quali, per rito accelerato, è stato ordinato l’arresto, in tutto 13 persone.

Queste ultime sono state rilasciate 48 ore più tardi, anche a seguito della dura reazione del Fronte democratico, il maggiore gruppo di opposizione, i cui leader avevano comunicato che il loro gruppo non avrebbe partecipato ai lavori del parlamento sino a quando i manifestanti non sarebbero stati messi in libertà.

In ogni caso dovranno presto presentarsi davanti al giudice perché colpevoli di un reato qualificato come “mancato rispetto dell’ordine di allontanarsi”.

Dopo l’uscita dal carcere, i manifestanti hanno sottolineato numerosi maltrattamenti: “Siano stati maltrattati, interrogati per quasi 12 ore, lasciati senza cibo e hanno cercato di creare una cattiva immagine di noi sui media di regime”, ha precisato Danilo Mrvaljević, laureando alla Facoltà di legge di Podgorica.

Anche il giornalista Marko Milačić afferma di essere stato trattato in pessimo modo. “In cella accanto a me c’era un uomo che il giorno prima aveva ucciso due ragazzi, mentre nell’altra cella con mio padre, anch’egli arrestato durante le proteste, un tossicodipendente”, precisa il giornalista.

Governo in difficoltà

La reazione nervosa del governo è dovuta al fatto di avere la consapevolezza che, se le proteste si dovessero protrarre per più giorni, esse potrebbero solo aumentare di intensità. La situazione economica e sociale in Montenegro è in continuo peggioramento, sono diventati più frequenti gli attacchi agli oppositori del regime, persino contro deputati del parlamento, e in particolare contro i giornalisti, inoltre mancano completamente azioni concrete contro criminalità organizzata e corruzione.

Dopo 25 anni di governo assoluto il sette volte premier Milo Đukanović si trova ora a che fare con sfide difficili.

In particolare ci si riferisce al fatto che i socialdemocratici di Ranko Krivokapić, fedele alleato di Đukanović per ben 16 anni, ormai molto raramente in parlamento appoggiano le proposte del governo.

Alle imminenti elezioni amministrative di Podgorica l’SDP ha persino deciso di presentarsi in coalizione con il partito di opposizione Montenegro positivo (Pozitivna Crna Gora) di Darko Pajović, acerrimo rivale del Partito democratico dei socialisti (DPS) di Đukanović.

La madre di tutte le battaglie

In Montenegro tutti concordano sul fatto che le elezioni a Podgorica rappresentano la “madre di tutte le battaglie”, ovvero che l’esito delle amministrative a Podgorica determinerà il futuro corso della politica montenegrina. Krivokapić ha già annunciato che l’alleanza tra il Partito socialdemocratico (SDP) e Montenegro positivo potrebbe allargarsi a livello nazionale, e quindi si apre la possibilità che si tengano elezioni politiche anticipate il prossimo autunno.

E forse anche prima dell’autunno, perché l’SNP (Partito socialista popolare) ha reso noto che nei prossimi giorni presenterà in parlamento una mozione di sfiducia contro il governo Đukanović.

Inoltre recentemente tutta una serie di decisioni importanti in Parlamento, tra le quali un nuovo pacchetto di leggi sul sistema elettorale, sono passate con il voto dell’SDP con il sostegno dell’opposizione e nonostante la forte contrarietà del partito di Đukanović.

La posizione di Krivokapić è ulteriormente rafforzata dal fatto che è anche il presidente dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE, e dalle frequenti visite negli Stati Uniti e nelle sedi dell’UE. “Evidentemente i quindici lunghi anni di partnership tra Đukanović e gli USA sono giunti ad una nuova fase che non sarà per niente piacevole per il premier montenegrino. Ma potrà invece essere benefica per la società di questo paese”, ha scritto il direttore del quotidiano indipendente Vijesti Željko Ivanović.

Anche in Montenegro quindi soffiano venti di cambiamento. Resta da capire se la “primavera montenegrina” seguirà il calendario o arriverà in autunno.

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