Montenegro, Montecarlo – II
Seconda e ultima puntata del reportage di viaggio nel Montenegro neo-indipendente. La riviera di Budva, il lago di Scutari, la "città fantasma" di Virpazar, le contraddizioni di Cetinje. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Riccardo Masnata*
La riviera di Budva "dura" poco più di 30 chilometri, ma in questa striscia di costa si concentrano alcune tra le più belle spiagge montenegrine: Jaz, Slovenska, Mogren, Bečići, Buljarica sono i nomi delle lunghe, ampie plaže che hanno reso questo tratto famoso. Tutta la sabbia che manca all’interno delle rocciose Bocche di Cattaro, in pratica, la trovate da queste parti, generosamente distribuita ai turisti amanti della comodità. In alcuni punti, per esempio di fronte a Sveti Stefan, ha un colore quasi rossastro, simile a quello della terra dei campi da tennis: i grani hanno una buona consistenza, quasi ghiaiosa, e sono gradevolissimi al tatto.
Scendendo verso Sud, vale la pena fermarsi a Petrovac. E’ ottima per le famiglie con bambini piccoli, davvero tantissime: ha la spiaggia sabbiosa, boschi di ulivi tutto attorno, un bel lungomare per passeggiate e giochi, insomma tutto quello che serve per tenere buoni i marmocchi in vacanza. Da qui inoltre parte la statale che, buttandosi nell’entroterra, dopo una trentina di chilometri porta al lago di Scutari.
Virpazar? Sì, Virpazar…
Sulla cartina stradale (recente) è segnata, e fin qui non ci piove, basta saper leggere. L’hai guardata e hai fatto una pianificazione di base: "Potremmo arrivare la sera, cenare in un bel ristorante sul lago, dormire lì la notte, poi il mattino dopo affittare una barca…" eccetera. Per esistere, esiste: te lo hanno confermano tutti quelli a cui hai chiesto e hai già visto diverse foto sulle varie guide. Non c’è dubbio, insomma. Ecco, arrivarci invece è un po’ più complesso.
O meglio, ci si arriva piuttosto comodamente, il problema è rendersene conto… Già, perché nessun cartello stradale te lo dice. Un po’ strano per il principale "centro commerciale e di comunicazione" del "più grande lago d’Europa", no? Eppure Virpazar è così.
Se il Montenegro che punta sul turismo (perché attualmente non ha molto altro su cui puntare, se vogliamo dirla tutta), vuole avvicinarsi a essere quella "Montecarlo dei Balcani" cui abbiamo accennato, deve migliorare i propri servizi. Uno di questi è certamente la segnaletica stradale, fondamentale in un Paese dove – anche per comprensibili ragioni morfologiche – il mezzo privato è una scelta quasi obbligata per il turista. Cominciare da Virpazar potrebbe essere una buona idea.
Arrivando dalla statale che parte da Petrovac e attraversa Sotonici, i cartelli nei pressi del lago di Scutari, sulle cui rive sorge questa cittadina, indicano nell’ordine: l’hotel Pelikan, l’ufficio postale, la possibilità di effettuare crociere in battello e la stazione di polizia. Il nome Virpazar non compare da nessuna parte. Attraversi la ferrovia (è la linea Bar-Belgrado), entri nel primo bar-ristorante e chiedi "Quanto manca per Virpazar?". La risposta, accompagnata da un sorriso che sintetizza cordialità e comprensione, è secca: "Questa è Virpazar". Ah…
Che si tratti di un’anomalia curiosa e non della distrazione, o peggio, del turista lo conferma il responsabile dell’ufficio del turismo locale (esiste !), che, sorridendo, ammette che, sì, in effetti Virpazar non c’è scritto su nessun segnale, né in entrata, né in uscita dalla città, né arrivando da Nord né da Sud. "Ho fatto richiesta all’amministrazione comunale ma non mi hanno mai risposto". Insista, per favore.
Un autogol, perché Virpazar non solo è una manciata di case davvero graziosa, ma è anche il luogo da cui partire per una visita del lago di Scutari (in serbocroato Skadarsko jezero), un ecosistema fantastico, molto ben conservato e ancora poco conosciuto da noi "occidentali". Trattasi di una specie di paese dei balocchi per gli amanti della pesca, del birdwatching e semplicemente della natura, che nei suoi 222 km quadrati di estensione in territorio montenegrino (il resto appartiene all’Albania) in parte paludoso, trovano piante, uccelli, pesci, isolotti, antichi monasteri. Uno spettacolo, a due passi dal mare. Basta dirlo.
Cetinje, orgoglio e decadenza
Quelli sono ignorati dai cartelli, questi dalle istituzioni. Al governo montenegrino non è ancora venuto in mente di aprire un ufficio del turismo a Cetinje. Ce l’ha Virpazar, un piccolo borgo di pescatori, ma non l’ex capitale del regno. Se lo sapesse un qualunque Petrovic – intendiamo: un membro della famiglia reale – forse si rivolterebbe nella tomba.
Se quindi volete una mappa della città, o avere informazioni sulle escursioni al monte Lovćen, sul monastero settecentesco, o sul palazzo reale azzurro vi dovete arrangiare. O chiedere alla reception del Grand Hotel, l’unico albergo di quella che un tempo era la fiera capitale e che ora è un grosso centro con musei (belli), biblioteche, gallerie d’arte, parchi e una teoria infinita di bar nella via pedonale.
Il suddetto Grand Hotel approfitta della sua posizione di monopolista a livello cittadino, chiedendo 92 euro per una stanza di tipo sovietico, con tanto di moquette anni Settanta. Va bene che congressi, mostre ed eventi vari poi lo riempiono lo stesso, ma se vogliamo attirare turisti anche nel prossimo futuro, dargli una rinfrescatina non sarebbe male.
E’ lo specchio del Montenegro di oggi, Paese di meravigliosa ruvidezza, forse un po’ grezzo, ma che ti incendia il cuore. Mettete i cartelli, vogliamo tornare.
(2 – fine)
*Per scrivere all’autore:lechners@libero.it
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