Montenegro, l’estate non fa miracoli
Turisti stimati in calo del 20% in Montenegro. Nell’anno della crisi, Stato e operatori indebitati sperano ancora nella rimonta di agosto. Intanto dietro il flop spuntano un’alta stagione ridotta a 6 settimane, un’economia grigia dilagante e la fuga dei turisti di alta fascia, specie tedeschi, per via dei servizi poco concorrenziali. Cronaca di una scommessa che sembrava impossibile perdere, lungo una delle coste più belle del Mediterraneo
La stagione estiva si è accorciata in tutto il Mediterraneo, non solo in Montenegro. Ma i leader politici a Podgorica ancora non si arrendono, e indicano che gli arrivi di turisti nel 2010 riprenderanno quota ad agosto, nonostante il debole inizio.
Facendo conto proprio sull’aumento del numero di visitatori durante l’alta stagione, il ministro del Turismo, Predrag Nenezić, stima che anche quest’anno si raggiungeranno le entrate previste.
“Non ci saranno risultati spettacolari, ma non ha senso dar credito alle affermazioni di una parte dell’opinione pubblica secondo cui la stagione è stata un fallimento. Tutto questo verrà smentito a ottobre, quando faremo il bilancio” spiega Nenezić.
Il turismo, potenziale chiave di volta dell’economia nazionale
Anche se c’è ressa sulle spiagge e nelle vie principali delle città costiere, oltre che molto traffico, la situazione sul campo non è particolarmente ottimistica.
Gli albergatori e affittacamere privati non sono soddisfatti: la stagione si è praticamente ridotta a due settimane di luglio e una ventina di giorni ad agosto. Ed è troppo poco per poter guadagnare. Il flusso di turisti – sostengono – è notevolmente inferiore rispetto all’anno scorso, circa il 20 percento in meno.
L’allarme è diffuso perché sia gli operatori turistici che la popolazione della riviera montenegrina sono molto indebitati, soprattutto a causa dei mutui, che contavano di estinguere principalmente grazie ai profitti estivi, dal momento che le altre entrate restano scarse o insufficienti. Le tasse e le spese (luce, acqua, gas) sono molto alte, e sono ormai 20 anni che in Montenegro i ricavi della stagione turistica durano – come si sente dire – come un disegno sulla sabbia. Fino alla prossima onda!
Nel 2010 meno tedeschi, più albanesi, bosniaci e kosovari
La stagione in corso sta mostrando che il Montenegro è sempre meno interessante per i turisti dell’Europa occidentale, protagonisti assoluti degli arrivi su queste coste fino al 1991. “Oggi i tedeschi, campioni mondiali dell’economia legata ai viaggi, sono scesi ad una percentuale minima” spiega rassegnato Vukašin Ćulafić, per anni rappresentante dell’Unione turistica della Jugoslavia a Francoforte.
Ćulafić ammette che sono stati praticamente cacciati via con pessimi biglietti da visita come i lavori in corso durante l’alta stagione e i prezzi troppo alti per la qualità dei servizi offerti. E così nel 2010 hanno scelto altre destinazioni.
Dello stesso parere è Rade Ratković, docente di economia turistica, che evidenzia come il Montenegro sia assente dai principali mercati dell’Europa occidentale. “In questo modo oggi i tedeschi concorrono al flusso turistico complessivo meno degli arrivi dall’Albania, molto meno dei kosovari.
E la nostra offerta si ritrova così orientata verso il cosiddetto mercato regionale, caratterizzato da una stagione breve, da visitatori con un basso potere d’acquisto e comunque da mercati dove non è possibile sviluppare una moderna industria turistica” afferma Ratković.
Verso altre spiagge gli habituées serbi
Anche se è il primo anno in cui è stato liberalizzato il regime dei visti verso la Ue, i turisti delle ex repubbliche jugoslave sono più numerosi rispetto all’anno scorso. I kosovari in questi giorni estivi visitano perlopiù Ulcinj, la loro meta preferita. Anche i turisti della Bosnia Erzegovina sono più numerosi che in passato.
L’eccezione sono i turisti della Serbia, che fino all’anno scorso rappresentavano circa la metà dei turisti stranieri in Montenegro, e che quest’anno preferiscono andare in Grecia, Bulgaria, Turchia o in Croazia.
La maggior presenza dei turisti che vengono dal Kosovo e dalla BiH, come anche quelli che vengono dai Paesi dell’est Europa è dovuta al basso costo degli alloggi privati. Ovunque sulla costa montenegrina è possibile dormire al prezzo di 8 euro, e a Ulcinj persino per 5! Anche i prezzi degli alimenti sono adeguati al portafoglio dei turisti provenienti dalla regione. Per esempio, un hamburger costa da 1,5 a 2 euro, e i primi piatti vanno da 3 a 5 euro.
Naturalmente, accanto ai ristoranti esclusivi dove un pranzo per quattro persone non è inferiore ai 100 euro.
Appartamenti in affitto offerti per le strade
L’analista Branka Plamenac ritiene che il problema principale del turismo montenegrino sia l’economia grigia. “Circa il 90% dei ricavi della maggior voce del nostro bilancio nazionale finiscono nelle tasche di proprietari di aziende illegali, alloggi non registrati e stabilimenti temporanei che offrono un ampio ventaglio di servizi: dagli appartamenti alla ristorazione e al divertimento, fino ai mezzi di comunicazione e alle gite” spiega l’analista.
Siccome lungo i marciapiedi, i corsi principali delle cittadine e le strade viene venduto di tutto, gli operatori turistici scherzando dicono che oggi in Montenegro il turismo più sviluppato è quello “dei marciapiedi”.
Mascotte delle strade principali continuano ad essere gli affittacamere ambulanti, che fermano i turisti per offrire loro l’alloggio. Un fenomeno diffuso, risultato del boom edilizio al quale è stato esposto il Montenegro negli ultimi cinque anni, più esattamente del processo di cementificazione della sua costa.
Si stima che nel Paese esistano circa 120 mila abitazioni, seconde case e appartamenti per la villeggiatura dove soggiornano i proprietari, i loro amici, e persino i turisti, senza pagare la tassa di soggiorno, con un danno consistente all’erario per mancate entrate.
Nessun controllo sugli arrivi dei russi, proprietari di seconde case
“Ci sono molti aerei che quest’anno volano dalla Russia al Montenegro sui quali però non c’è nemmeno il 10% per cento di turisti. Si tratta perlopiù dei proprietari degli appartamenti sulla riviera, oppure di persone a cui hanno affidato le chiavi di questi immobili. In Montenegro non c’è alcun controllo su questo flusso – spiega il direttore dell’hotel “Queen of Montenegro”, Dragan Ivančević – e questo è un grande handicap per lo sviluppo del turismo nazionale".
Così, se all’inizio degli anni ‘90 il maggiore nodo dei trasporti per i vacanzieri diretti a Budva, una delle capitali della costa montenegrina, era la stazione degli autobus di Belgrado, ed era lì che i belgradesi si passavano di mano le chiavi degli immobili affacciati sull’Adriatico, oggi l’hub delle partenze si è spostato a Mosca.
Sveti Stefan, il resort di lusso nel 2010 ha aperto una sola notte
E quest’anno è arrivato in piena alta stagione lo scandalo "Sveti Stefan". Questo simbolo dell’industria turistica montenegrina, preso in usufrutto nel 2007 dalla compagnia di Singapore “Amanresorts”, da quattro anni ormai è chiuso. Il 13 luglio 2010 si è tenuta una spettacolare festa per il cinquantesimo dall’apertura di questa città-albergo unica nel Mediterraneo, con lo show di una star come il tenore italiano Andrea Boccelli.
“Ma la luce e il lusso sono durati solo una notte. Hanno aperto soltanto un paio di appartamenti, e adesso, nel bel mezzo della stagione estiva, stanno lavorando e costruendo a più non posso” riferiscono gli abitanti della zona, riuniti nell’organizzazione non governativa “Per una Sveti Stefan più bella”.
Loro stessi hanno chiesto al comune di Budva e agli organi statali di fermare i lavori, che sfigurano gravemente l’ambiente, annunciando, in caso contrario, che cercheranno di bloccare gli investitori. E a Podgorica si augurano che tutti i lavori di ristrutturazione di Sveti Stefan vengano terminati entro il 1° settembre. Comunque fuori tempo massimo, in chiusura di stagione, e rinunciando a "fare sistema".
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