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Montenegro: la protesta va in vacanza

E’ dal febbraio scorso che con proteste di piazza i cittadini montenegrini chiedono nuove elezioni. Ora, con l’estate, sembra essere arrivata una certa stanchezza ma gli attivisti si dicono certi che le manifestazioni riprenderanno vigore in autunno

01/07/2019, Radomir Kračković -

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(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle, il 23 giugno 2019)

Dopo un mese di pioggia incessante, in Montenegro è arrivata l’estate, e con essa anche una pausa nelle proteste organizzate dal movimento “Odupri se – 97.000” [Resistenza – 97.000], durante le quali i cittadini montenegrini hanno ripetutamente chiesto le dimissioni dei più alti funzionari statali e la formazione di un governo tecnico. L’ultima manifestazione di protesta si è svolta il 1 giugno scorso e questa è la pausa più lunga dall’inizio delle proteste.

Le proteste sono iniziate lo scorso 2 febbraio, dopo lo scoppio di uno scandalo di corruzione, il cosiddetto “scandalo della busta”, che ha portato alla luce il meccanismo grazie al quale il partito di governo, il Partito democratico dei socialisti (DPS), sta vincendo le elezioni ormai da decenni. Man mano che le proteste proseguivano, il numero dei manifestanti cresceva e le loro richieste si moltiplicavano, da quelle iniziali, come le dimissioni dei vertici dello stato, a quelle formulate durante le ultime manifestazioni, compresa la richiesta di formare un governo tecnico che guiderebbe il paese fino allo svolgimento di elezioni eque e democratiche. Dopo i primi mesi di grande entusiasmo, durante i quali migliaia di cittadini hanno protestato per le vie di Podgorica e di altre città del Montenegro, le ultime proteste sono state molto meno partecipate, e la manifestazione tenutasi a Podgorica il 1 giugno scorso ha visto la partecipazione di poche centinaia di persone.

Manifestanti in calo

Dopo la manifestazione del 1 giugno, uno degli organizzatori delle proteste Džemal Perović ha dichiarato che “le proteste e i raduni dei cittadini sono l’unico strumento di pressione su un regime corrotto”. Per poi aggiungere: “Il regime ha paura di noi solo quando scendiamo in strada. Quando restiamo a casa è come se non esistessimo. Pertanto continueremo a protestare anche se dovessimo rimanere in pochi, perché anche alla prima protesta ci aspettavamo di vedere poche persone, più precisamente 97. Ma saremo sufficienti per costringere il governo ad andarsene”.

Durante la penultima manifestazione di protesta, svoltasi lo scorso 21 maggio, i rappresentanti del movimento “Odupri se” hanno annunciato che le proteste proseguiranno e che saranno una maratona, affermando che non saranno Bruxelles e Washington né tanto meno Mosca, bensì i cittadini montenegrini a far cadere il governo. In quell’occasione, Perović ha dichiarato che gli organizzatori delle proteste non sono scoraggiati dal fatto che a quattro mesi di distanza dall’inizio delle proteste nemmeno una delle richieste dei manifestanti è stata esaudita, aggiungendo che non si aspettava risultati immediati. Perović si è detto convinto che i cittadini si sarebbero radunati di nuovo, perché il governo, stando alle sue parole, temerebbe solo le proteste di strada. Tuttavia, ad oggi non è stata annunciata nessuna nuova manifestazione di protesta.

Il direttore del Centro per le libertà civili (CEGAS) di Podgorica Boris Marić dice che le proteste hanno fornito nuovi stimoli e che la mobilitazione civile non si è ancora esaurita.

“Non credo che gli organizzatori delle proteste abbiano rinunciato al loro obiettivo di incoraggiare i cittadini a reagire alle anomalie presenti nella società montenegrina, e penso che possiamo aspettarci che scoppino altri scandali che potrebbero contribuire alla ripresa delle proteste. Oltre al ‘calo di energia’, a sfavore degli organizzatori delle proteste gioca anche il fatto che è iniziata l’estate, ma non è da escludere la possibilità che anche durante i mesi estivi si tenga qualche manifestazione. Mi aspetto comunque che le proteste riprendano in autunno”, spiega Marić.

Džemal Perović ha recentemente dichiarato che gli organizzatori delle proteste non andranno in vacanza durante l’estate e che non c’è alternativa alle proteste, annunciando inoltre che nel prossimo periodo si impegneranno a consolidare il movimento “Odupri se”. Perović ha precisato che lo stallo nell’attività del movimento è dovuto a problemi organizzativi e ad altre mancanze e debolezze, ma che sono sulla buona strada per risolvere la situazione.

L’ipocrisia del governo

Molti cittadini hanno smesso di partecipare alle manifestazioni di protesta già a metà marzo, delusi dal comportamento degli organizzatori. Questi ultimi hanno dato un ultimatum al governo, dicendo che sarebbero rimasti in strada finché le loro richieste non fossero state esaudite, ma poi hanno rinunciato all’idea, affermando di essere stati informati da servizi di sicurezza della possibilità che durante le manifestazioni si verificassero disordini. L’ala più radicale del movimento di protesta ha continuato a incoraggiare i manifestanti a rimanere in strada fino all’accoglimento delle loro richieste, ma l’appello è andato a vuoto.

A quel punto il governo ha invitato i manifestanti al dialogo, ma ha subito messo in chiaro che non ha alcuna intenzione di dimettersi. Gli organizzatori delle proteste hanno rifiutato l’invito, contando sull’appoggio dei cittadini.

Boris Marić ritiene che l’invito al dialogo lanciato dal DPS non fosse sincero e che gli organizzatori delle proteste lo abbiano capito subito.

“Al momento il DPS non ritiene necessario rilanciare l’invito al dialogo, perché le proteste si sono arenate. Quando i cittadini tornano in strada per protestare, il DPS li inviterà di nuovo al dialogo, ma non sarà disposto ad assumersi le proprie responsabilità per i problemi che affliggono il paese. Lo ‘scandalo della busta’ da solo era un motivo sufficiente per avviare un lungo e serio dialogo per trovare una via d’uscita dalla crisi che sta attraversando la società montenegrina”, spiega Marić.

Dissidi interni all’opposizione hanno contribuito a sgonfiare la protesta?

Parallelamente al calo del numero di manifestanti, sono esplosi nuovi litigi tra i partiti di opposizione riguardo all’amministrazione di alcune città situate sulla costa montenegrina, che sono nelle mani dell’opposizione. Questi dissidi sicuramente hanno avuto un impatto negativo sulle proteste. Qualche tempo fa, Džemal Perović ha dichiarato che le proteste erano massicce fino a quando l’opposizione si limitava a fornire ai manifestanti sostegno tecnico e logistico, aggiungendo che non è il movimento di protesta ad essere lacerato da dissensi interni, bensì l’opposizione.

Boris Marić concorda sul fatto che i frequenti disaccordi tra i partiti di opposizione ostacolino il raggiungimento dell’obiettivo principale dell’opposizione e degli organizzatori delle proteste, quello di far cadere il governo. “L’opposizione deve fare i conti con se stessa e riconoscere le proprie responsabilità. Deve adottare una nuova strategia se vuole vincere le prossime elezioni. I partiti di opposizione non devono per forza presentarsi alle prossime elezioni con una lista unitaria, ma dovrebbero coordinare, in una certa misura, le loro azioni. DPS ha ragione quando afferma che l’opposizione è piuttosto frammentata e che per questo motivo non è in grado di esercitare forti pressioni. Quindi, l’opposizione dovrebbe ripensare il proprio modo di agire”, afferma Marić.

L’ipotesi di un governo ad interim sembra ormai lontana

Durante un discorso tenuto al parlamento il 28 maggio scorso, il premier montenegrino Duško Marković ha implicitamente invitato l’opposizione a sostenere un governo ad interim, simile a quello creato nel 2016. Il premier ha dichiarato che “tale compromesso avrebbe consentito al Montenegro di raggiungere, una volta per tutte, la stabilità politica”. Tuttavia, qualche giorno dopo, il presidente del Montenegro Milo Đukanović – che è anche leader del DPS, dalle cui fila proviene anche il premier – ha dichiarato che “Marković non ha chiesto all’opposizione di sostenere un governo transitorio, bensì l’ha invitata al dialogo”, aggiungendo che alcuni media hanno interpretato in modo arbitrario l’affermazione di Marković su spinta di una parte dell’opposizione che auspica la formazione di un governo ad interim.

Boris Marić dice che “la proposta” di Marković e la tempestiva “rettifica” di Đukanović possono essere interpretate in due modi.

“Può darsi che l’intera vicenda sia stata ideata dal DPS: Marković ha rilasciato la controversa affermazione per sondare gli umori e poi Đukanović, come leader indiscusso del DPS, è intervenuto ponendo la parola fine alla vicenda. Tuttavia, l’episodio può anche essere interpretato come conseguenza dei disaccordi interni al DPS, e questa ipotesi non è da escludere”, spiega Marić.

Marić era uno dei quattro ministri provenienti dalle fila dell’opposizione nel governo ad interim creato nel 2016. Alla domanda su quanto gli organizzatori delle proteste e l’opposizione siano ancora lontanti dal raggiungere l’obiettivo di creare un governo ad interim, Marić risponde: “Penso che non siano né più lontani né più vicini [rispetto al 2016]. È evidente che sia il governo che l’opposizione hanno deciso di aspettare l’estate per intraprendere nuovi azioni. Credo che debba essere raggiunto un accordo che consenta all’opposizione di partecipare alle prossime elezioni. Penso che la comunità internazionale farà pressione su entrambe le parti affinché si siedano al tavolo negoziale. Qualora venisse avviato un dialogo, l’opposizione si troverà in una posizione meno vantaggiosa rispetto al governo, e dovrà presentare argomenti forti se vuole che la sua richiesta di convocare elezioni eque e democratiche venga esaudita. DPS probabilmente non insisterà molto sulla necessità di convocare nuove elezioni, per paura di perdere il potere. E se dovesse perdere il potere, alcuni dei suoi esponenti di spicco potrebbero finire davanti al tribunale. Pertanto l’opposizione deve essere ben preparata e, se il tentativo di dialogo dovesse andare a vuoto, dovrà spiegare chiaramente le proprie decisioni”, conclude Marić.

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