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Montenegro in fermento

Dopo le prime manifestazione di protesta al governo Đukanović, con intervento pesante della polizia, domenica scorsa i cittadini sono scesi di nuovo in piazza. L’opposizione chiede di andare al voto

18/11/2015, Nela Lazarević -

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In Montenegro continuano le proteste contro il governo del premier Milo Đukanović. Domenica 15 novembre migliaia di cittadini erano di nuovo in piazza nella capitale Podgorica, questa volta a formare una catena umana intorno alle istituzioni del Governo – una performance collettiva guidata dalla coalizione di opposizione, Demokratski Front (DF), sotto il motto “Siete circondati”

“Vogliamo svegliare la coscienza dell’elite al governo, devono capire che il popolo si è svegliato, e noi non abbiamo diritto di fermarci né vogliamo farlo. Non ci hanno spaventati i lacrimogeni”, ha dichiarato per i media locali Branka Bosnjak, deputata di DF. “La protesta di domenica è stata dedicata a tutti quelli che il 24 ottobre sono stati picchiati o colpiti da lacrimogeni. Siamo qui per loro, stiamo creando un muro umano e stiamo offrendo una mano l’uno all’altro”, ha detto la Bosnjak.

Si è trattato del primo grande raduno a Podgorica dopo i violenti scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine di fine ottobre, episodio che ha lasciato numerose domande aperte riguardo le responsabilità per le violenze accadute. 

Alcuni hanno visto il silenzio nelle piazze dopo la reazione violenta della polizia, come prova che neanche questa volta si è creata una massa critica sufficiente per portare ad un vero cambiamento, né un’opposizione abbastanza unita da offrire un’alternativa valida al governo Đukanović, al potere da un quarto di secolo. 

Ma Andrija Mandić, uno dei leader di DF, assicura che si è trattato solo di una pausa. Ad Osservatorio Balcani e Caucaso (OBC) Mandić ha annunciato una nuova grande manifestazione "presto" – senza precisare una data. 

“Vogliamo le prime elezioni libere in Montenegro, Đukanović sta governando in base ad elezioni rubate, non in linea con la maggioranza dei cittadini – ha rubato i voti in quasi tutte le elezioni svolte fino ad ora”, ha ribadito Mandić, annunciando la nuova protesta a Podgorica appena il DF avrà terminato il tour di incontri nei comuni montenegrini. Un grande raduno, intanto, è stato fissato per oggi, 18 novembre, a Nikšić. 

Le responsabilità per le violenze 

“Đukanović non esita ad usare la forza pur di rimanere al potere", denuncia Mandić. “Il nostro metodo è una lotta politica nonviolenta, abbiamo deciso di lottare fuori dalle istituzioni – ma Đukanović ha osservato per venti giorni le nostre tende di fronte al Parlamento, poi ha deciso di cacciarci via in modo violento". 

Secondo il DF, le violenze durante le proteste del 24 ottobre sono state innescate da teppisti ingaggiati dal partito di Đukanović per legittimare l’uso della violenza da parte delle forze dell’ordine. 

Questa versione dei fatti è stata smentita dal ministero degli Interni montenegrino e dallo stesso Đukanović, che ha lodato la professionalità della polizia in un’intervista rilasciata poco dopo gli scontri. 

Una posizione che si riflette anche nella risposta inviata a OBC da parte del ministero. “Il ministero degli Interni (MUP) e la polizia sono dispiaciuti per i disordini avvenuti durante le proteste, ma la reazione dei poliziotti quella sera è stata professionale e in linea con la legge”, si legge nel documento inviata a OBC da parte del MUP, secondo il quale le proteste del 24 ottobre si sono dimostrate  “non pacifiche né democratiche”. 

“Solo dopo che è stata aggredita con il lancio di pietre, torce e molotov – quindi dopo che si sono create le condizioni di legge – la polizia ha applicato la forma più lieve dei suoi poteri, utilizzando i gas lacrimogeni per ristabilire l’ordine pubblico”, si legge nel documento, e si precisa che gli “eventuali incidenti individuali” nei quali esiste il sospetto di utilizzo sproporzionato della forza sono in mano alla magistratura. Si conferma inoltre che due deputati sono stati arrestati, poi rilasciati, sotto il sospetto di aver incitato un rovesciamento violento dell’ordine costituzionale.

Si tratta di Mandić e del suo collega di coalizione Slaven Radunović, presidente del gruppo parlamentare per l’integrazione europea. “L’ordine costituzionale non si distrugge tramite le proteste pacifiche, ma lo si fa rubando le elezioni”, ha ribadito Mandić per OBC, sottolineando che né lui né i suoi compagni di partito insisteranno sul diritto all’immunità parlamentare se dovessero essere processati. 

Situazione matura per nuove elezioni

Edin Koljenović dell’organizzazione non governativa Građanska Alijansa (Alleanza civica), ritiene che organizzare quanto prima nuove elezioni sarebbe un bene, ma non è sicuro che esista un’opposizione abbastanza unita da poter proporre un’alternativa valida al governo attuale. 

Koljenovć ha ricordato che l’attuale rappresentanza politica non corrisponde pienamente alla volontà elettorale dei cittadini visto che a partire dalle ultime elezioni parlamentari in Montenegro vi sono stati dei cambiamenti importanti sulla scena politica, soprattutto in termini di frammentazione delle forze dell’opposizione, compresa la formazione di nuovi partiti.

“La creazione di nuovi partiti politici – che non sono che l’emancipazione delle frazioni dei partiti di origine – e il fatto che uno dei gruppi più numerosi al Parlamento è composto da ‘deputati indipendenti’ ci dimostra che la legittimità della rappresentanza politica del paese è in crisi”, ha detto Koljenović, sottolineando come la spaccatura interna ad uno dei partiti della coalizione al governo, SDP, ha particolarmente contribuito alla crisi in atto.

“Quando ci sono proteste che riescono a radunare diverse migliaia di cittadini nelle piazze e un numero significativo di deputati che boicottano il lavoro del Parlamento, è chiaro che il Montenegro ha bisogno di una tornata elettorale quanto prima, in modo da rafforzare la legittimità dei deputati e del nuovo governo” ha concluso Koljenovic. 

Secondo l’attivista, però, fino a questo momento in Montenegro non c’è mai stata una massa critica tale per un cambio di governo, nonostante i molti insoddisfatti e da lungo tempo. “Oltre alla maturazione delle insoddisfazioni, è necessaria la maturazione di tutte le forze politiche che vorrebbero essere un’alternativa valida al governo attuale. L’opposizione in Montenegro non è ancora sufficientemente unita, anzi, è piuttosto divisa sulle modalità per raggiungere gli obiettivi politici, e questo è un grosso ostacolo”, ha concluso Koljenović, sottolineando come le strutture di partito soffrono ancora di un “egocentrismo” forte che non gli consente darsi una priorità comune, lasciando da parte le differenze. 

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