Montenegro: il potere è nudo
In piena campagna elettorale per le presidenziali del prossimo 7 aprile, in Montenegro scoppia lo scandalo “Snimak”. Registrazioni audio di una seduta interna al partito del premier Milo Đukanović, DPS, rivelano il malaffare della politica: “Diamo lavoro prima ai nostri”
Quello che tutti in Montenegro sapevano adesso è confermato da prove. Il quotidiano indipendente Dan per giorni ha pubblicato le trascrizioni della seduta del Comitato centrale del Partito democratico socialista (DPS) del premier Milo Đukanović, tenutasi il 30 giugno 2012, qualche mese prima delle elezioni parlamentari. Non si sa in che modo il quotidiano sia entrato in possesso di questo materiale, che ha messo in subbuglio tanto la politica quanto la società montenegrina e la cui autenticità non è stata smentita da nessuno.
L’opinione pubblica del paese, oltre agli stenogrammi pubblicati, ha potuto anche ascoltare l’audio nel quale i più alti funzionari del DPS, molti dei quali rivestono importanti incarichi anche nell’apparato statale, in modo esplicito parlano di come dare lavoro ai propri sostenitori e di come sfruttare le risorse statali per poter vincere le elezioni parlamentari poi tenutesi lo scorso ottobre.
“Prima i nostri”
Così, per esempio, il deputato del DPS Zoran Jelić, fino a poco tempo fa direttore dell’Ufficio di collocamento nazionale (incarico che ora ricopre sua moglie!), durante la seduta del vertice del partito ha dichiarato: “Con due progetti daremo posti di lavoro prima di tutto ai membri del DPS. Abbiamo rapporti quotidiani con i presidenti del comitato del DPS in tutti i comuni, perché prima di tutto vogliamo dare occupazione ai nostri sostenitori”. Durante una delle sedute si è persino nominata la possibilità di usare per gli scopi di partito i mezzi provenienti dai fondi europei.
Per la magistratura nulla di strano
Queste e altre dichiarazioni sono state valutate dai leader dell’opposizione come una grave violazione dei diritti umani e discriminazione su base politica, affermando che su queste basi vengono posti in discussione gli stessi risultati elettorali di ottobre.
L’opposizione ha chiesto che il procuratore di stato, per dovere d’ufficio, avvii un procedimento contro tutte le persone che hanno presumibilmente agito in modo illegale. Oltre a ciò hanno chiesto che venga istituita un’indagine parlamentare sul caso. Ma, quattro giorni dopo lo scandalo, la procuratrice capo del Montenegro Ranka Čarapić ha reso noto di aver ascoltato le registrazioni in questione e di aver tratto la conclusione che non vi sia nulla di problematico.
Interviene l’Unione europea
Per questo motivo l’opposizione ha concluso che le istituzioni in Montenegro non fanno il proprio lavoro e uno dei leader del Fronte democratico di opposizione, Nebojša Medojević, ha portato l’intero caso a conoscenza degli alti funzionari europei di Bruxelles. Alcuni giorni dopo in Montenegro è piombato il capo dell’Unità per la Croazia e Montenegro della Direzione allargamento, Dirk Lange, il quale dopo aver colloquiato con i più alti funzionari statali e politici di Podgorica, e con la procuratrice Čarapić, ha concluso che è necessario quanto prima indagare sullo scandalo attraverso un’udienza parlamentare.
La coalizione di governo ha reagito in modo positivo alla proposta di Lange, anche se in prima battuta si era opposta fortemente, mentre l’opposizione ha chiesto che venga istituita una commissione parlamentare di inchiesta.
È stato persino proposto il boicottaggio da parte dell’opposizione dei lavori del parlamento. “Sarebbe il modo migliore per attirare l’attenzione sull’enorme importanza delle conseguenze negative delle attività delle persone coinvolte nello ‘scandalo Snimak’ per tutta la società montenegrina”, hanno precisato i membri del più giovane partito sulla scena montenegrina, “Montenegro positivo”.
Intanto i media locali annunciano che la procuratrice di stato già dal mese prossimo potrebbe andare in pensione. La 60enne Čarapić potrebbe quindi essere la prima vittima di questo caso.
Le presidenziali incombono
Ad entrambi gli schieramenti, tuttavia, manca tempo. Il governo desidera mostrare un atteggiamento cooperativo verso Bruxelles, perché in aprile dovrà comunicare all’Ue i risultati ottenuti dal Montenegro nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.
In una situazione in cui il paese rischia la bancarotta, l’unica cosa di cui può vantarsi il governo è un progresso notevole nell’integrazione europea. Il Montenegro nel giugno scorso ha aperto i negoziati di adesione con l’Ue.
Anche l’opposizione ha fretta, perché l’esplosione dello scandalo "Snimak” in piena campagna elettorale per le presidenziali gioca a sfavore del partito di governo e del suo candidato, Filip Vujanović. Ma le elezioni sono alle porte: il prossimo 7 aprile. Contro Vujanović è sceso in campo Miodrag Lekić, già ministro degli Esteri montenegrino e ambasciatore a Roma dell’ex Unione statale di Serbia e Montenegro.
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