Montenegro, continua la cementificazione della costa
Quest’estate The Guardian l’ha citata tra le spiagge più belle d’Europa. Ma né la bellezza naturale né l’importanza storica di Drobni pijesak bastano affinché questo luogo venga protetto dall’urbanizzazione selvaggia che imperversa nella città di Budva sin dalla proclamazione dell’indipendenza del Montenegro
(Originariamente pubblicato dal settimanale Monitor, il 26 agosto 2022)
All’inizio di maggio, l’influente quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato una classifica delle quaranta spiagge più belle d’Europa in cui ha trovato posto anche una spiaggia della costa montenegrina. Ad essere inclusa nella prestigiosa classifica non è stata però una delle spiagge di sabbia naturale a Miločer o Sveti Stefan, bensì, del tutto inaspettatamente, la spiaggia Drobni pijesak [la sabbia fine] a Reževići.
Questa lunga spiaggia di sabbia, situata in una baia sovrastata dall’autostrada Budva-Petrovac, ha incantato gli autori che ogni anno stilano la lista delle spiagge naturali più belle d’Europa. Se i criteri per giudicare la bellezza di una spiaggia e dell’ambiente circostante sono la presenza di un ampio tratto di costa coperto di sassolini bianchi e sabbia fine, l’acqua di mare pulita che si tinge di sfumature di verde e blu, e un retroterra montuoso dominato dalla vegetazione mediterranea, allora la spiaggia Drobni pijesak merita pienamente il giudizio lusinghiero espresso dal quotidiano britannico.
“La riviera di Budva in Montenegro è uno dei principali gioielli del paese. La spiaggia ‘Drobni pijesak’, un po’ più a sud, si contraddistingue per un mare smeraldo, circondato da monti selvosi. I visitatori vi troveranno gli ombrelloni disponibili per il noleggio, nonché due ristoranti che offrono un’ampia scelta di piatti montenegrini cucinati alla griglia”, scrive The Guardian.
Oltre alla spiaggia montenegrina, nella lista stilata dal rinomato quotidiano sono state incluse anche tre spiagge della costa croata, una della costa albanese e, come ormai di consueto, numerose spiagge situate in Grecia, Francia, Spagna, Portogallo, Turchia, Irlanda.
La classifica in questione ha suscitato grande interesse tra i turisti che quest’anno si sono recati in Montenegro. La spiaggia Drobni pijesak è diventata un’attrazione da visitare assolutamente. È stata una vera e propria invasione: nonostante questa grande spiaggia – che l’azienda pubblica Morsko dobro [Beni marittimi] ha affidato in concessione a due aziende private – sia dotata di varie attrezzature, dalle sedie a sdraio ai letti a baldacchino e agli ombrelloni, nonché di numerosi bar e ristoranti, nei mesi di luglio e agosto trovarvi un posto, anche solo per appoggiare l’asciugamano, è stata un’impresa impossibile. Non è stato facile nemmeno trovare un posto auto, nonostante la spiaggia disponga di tre parcheggi.
Nella valutazione della spiaggia Drobni pijesak gli autori della classifica pubblicata sul quotidiano britannico hanno preso in considerazione soltanto le caratteristiche naturali dell’area. Tuttavia, questo luogo vanta anche un’altra storia molto interessante. Drobni pijesak è il cuore storico e culturale dell’area un tempo dominata dalla tribù dei Paštrović. Gode della tutela istituzionale dal 1994, quando, con una delibera approvata dall’Istituto nazionale per la protezione dei beni culturali, fu dichiarata monumento culturale. Nell’intera area non vi è però alcun cartello che indichi questo sito di interesse storico-culturale. Molti turisti, provenienti da diverse parti del mondo, che si rilassano spensierati sulla spiaggia Drobni pijesak, rimarrebbero sorpresi se dovessero venire a conoscenza dell’importanza di questo luogo nella travagliata storia della tribù dei Paštrović. Mentre l’Organizzazione turistica di Budva continua a inventare leggende e creare falsi miti per poter “venderli” ai turisti, un patrimonio autentico e prezioso come quello di Drobni pijesak viene ignorato.
Drobni pijesak ottenne lo status di monumento culturale per via di un importante evento storico avvenuto nel 1424, quando nel luogo oggi occupato dallo stabilimento balneare il doge della Repubblica di Venezia Francesco Foscari sottoscrisse un patto con la tribù dei Paštrović, con cui quest’ultima riconobbe la sovranità di Venezia sulle proprie terre, ottenendo in cambio un’ampia autonomia.
Dell’importanza della spiaggia Drobni pijesak parla anche lo scrittore Stefan Mitrov Ljubiša. Nel suo celebre racconto Kanjoš Macedonović Ljubiša narra la storia di Drobni pijesak dove ogni anno, in occasione della celebrazione di Vidovdan [il giorno di San Vito], il popolo si riuniva per prendere decisioni importanti e per eleggere i propri rappresentanti, nonché i giudici del celebre tribunale popolare bankada.
Sarebbe interessante sapere cosa direbbero quei giornalisti britannici che stilano classifiche delle meraviglie naturali se dovessero venire a conoscenza del fatto che la spiaggia Drobni pijesak a breve sarà ben diversa da quella che conosciamo oggi: quindici anni fa la bellezza di questo luogo è stata sacrificata sull’altare del profitto dell’ingorda lobby dell’edilizia e nel frattempo l’intero retroterra della spiaggia, un tempo dominato dalla vegetazione, è stato cementificato.
Né la bellezza naturale né l’importanza storica di Drobni pijesak sono bastate affinché questo luogo venisse protetto dall’urbanizzazione galoppante che imperversa nella città di Budva sin dalla proclamazione dell’indipendenza del Montenegro nel 2006.
L’euforia suscitata dall’afflusso di capitali “esteri” nel paese spinse i membri della famiglia Paštrović a vendere in un solo anno svariati ettari di terra acquisiti faticosamente dai loro antenati nel corso dei secoli. I terreni più appetibili furono acquistati da alcuni uomini d’affari controversi tramite società offshore. Lo stato venne incontro alle richieste degli investitori elaborando piani regolatori allineati esclusivamente agli interessi privati.
Alla fine del 2007 il comune di Budva approvò un nuovo piano regolatore, valido per quindici anni dall’adozione, che prevedeva che l’ambiente circostante la spiaggia Drobni pijesak venisse dichiarato area protetta. Tale decisione scompigliò i piani della cricca che aveva acquistato quei terreni, in particolare dell’azienda Beppler & Jacobson – proprietaria anche dell’albergo Avala a Budva – all’epoca guidata dal tycoon russo Igor Lazurenko che, insieme ad un imprenditore montenegrino, Zoran Bećirović, aveva acquistato il terreno di 42.000 metri quadrati che in passato ospitava le assemblee popolari dei Paštrović. L’operazione era stata compiuta tramite la filiale montenegrina della compagnia statunitense Roychamp trading srl.
A distanza di otto mesi dall’approvazione del nuovo piano regolatore del comune di Budva, i nuovi proprietari spinsero per una modifica del documento. L’allora sindaco di Budva Rajko Kuljača accolse tutte le richieste degli investitori, adottando un documento programmatico per l’elaborazione di modifiche e integrazioni al piano regolatore. Questo documento non lasciò alcun margine di manovra agli autori del piano, che si trovarono costretti a trasformare l’area compresa tra Crvena Glavica e Petrovac da terreno sottoposto a vincoli ambientali in terreno ad uso turistico, prevedendo la possibilità di costruirvi strutture ricettive e residenziali di dimensioni enormi.
La proposta di modifiche e integrazioni al piano regolatore del comune di Budva fu approvata pochi giorni prima delle elezioni amministrative del 2008 grazie ai voti dei consiglieri eletti nelle fila della coalizione, all’epoca al governo, composta dal Partito democratico dei socialisti (DPS) e dal Partito socialdemocratico (SDP). Gli emendamenti in questione, riguardanti i terreni situati nell’area di Paštrovići – acquistati dagli investitori stranieri poco prima dell’approvazione del nuovo piano regolatore – coperti da frutteti, uliveti, prati e boschi, aprirono la strada alla devastazione definitiva delle località di Kamenovo, Galije-Bijeli Rat, Debeli Rat, Slava Luka, Drobni pijesak, Skoćiđevojka, Smokvica e Miločer. Quindi, la coalizione DPS-SDP è da ritenersi responsabile della distruzione di questo tratto del litorale montenegrino.
Le modifiche apportate al piano regolatore prevedevano la possibilità per l’azienda Roychamp trading srl di costruire nella località di Drobni pijesak un albergo con una capienza massima di 750 posti letto, diverse ville e un complesso residenziale. Il motivo per cui queste strutture non sono ancora state realizzate è probabilmente legato ad una disputa, finita in tribunale, sulla proprietà di alcuni terreni ubicati in quella località.
Il nuovo piano regolatore ha anche permesso all’azienda Danebrooke limited con sede a Cipro – gestita dagli stessi proprietari e affiliata alla compagnia Roychamp – di costruire nella località di Bijeli Rat un albergo con mille posti letto e alcune unità immobiliari destinate alla vendita.
Nel frattempo, sul lato opposto della ripida strada che porta ad una delle spiagge più belle d’Europa sono stati avviati i lavori preparatori per la costruzione di un enorme complesso turistico. La proposta progettuale – presentata dall’uomo d’affari montenegrino Veselin Mijač, proprietario dell’azienda Savana commercial retail, in collaborazione con le compagnie Stratex e Branica holiday, gestite dall’imprenditore statunitense Neil Emilfarb, proprietario del villaggio turistico Dukley Gardes sulla punta di Zavala – ha recentemente ottenuto il parere positivo dell’architetto Mirko Žižić, capo della Direzione generale per l’architettura presso il ministero dello Sviluppo sostenibile e del Turismo.
Quindi, Mijač e i suoi partner d’affari hanno ottenuto il via libera per continuare a cementificare la costa nell’area di Reževići, nelle immediate vicinanze della spiaggia Drobni pijesak. I terreni a ridosso dell’area su cui dovrebbe sorgere il nuovo complesso turistico sono già stati devastati costruendo numerosi edifici che hanno completamente rovinato i paesaggi naturali di questo tratto della costa montenegrina. Veselin Mijač ha intenzione di costruire un albergo a cinque piani e sedici ville di circa 1000 metri quadrati di superficie utile lorda.
Così un’altra meraviglia naturale del Montenegro, di cui quest’anno ci siamo nuovamente accorti grazie all’entusiasmo che sta suscitando tra gli stranieri, è finita sotto attacco, sconvolta da progetti edilizi, pratiche corruttive e politica… È solo questione di tempo prima che Drobni pijesak diventi l’ennesima giungla di cemento lungo la riviera di Budva.
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