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Montenegro, accordo elettorale

In vista delle politiche di ottobre in Montenegro verrà creato un governo ad interim. Vi parteciperà anche parte dell’attuale opposizione. Premier rimarrà comunque Đukanović

03/05/2016, Nela Lazarević -

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Dopo cinque mesi di negoziati e proteste, in Montenegro governo e opposizione sono giunti ad un accordo che non ha precedenti nel paese: la creazione di un esecutivo ad interim fino alle elezioni di ottobre.

L’esecutivo ad interim sarà guidato dal primo ministro Milo Đukanović, ma quattro ministeri e un vice-primo ministro saranno in mano ai quattro partiti dell’opposizione che hanno deciso di accogliere l’accordo, rinunciando così a pretendere le dimissioni immediate del premier con dimostrazioni di piazza.

A favore dell’accordo sono stati due nuovi piccoli partiti di centro, Ura e Demos, oltre all’ex partner di coalizione di Đukanović, Partito socialdemocratico (SDP), guidato dal presidente del Parlamento, Ranko Krivokapić. Il quarto partito che ha aderito all’accordo, il Partito socialista popolare (SNP), ha deciso di non firmarlo ma di sostenere con il proprio voto la lex specialis che servirà per poter varare l’esecutivo di transizione e che sarà votata nei prossimi giorni.

Lo scopo della manovra

Dal punto di vista di Đukanović, l’accordo gli permette di mantenere la poltrona di premier fino alle elezioni, in un momento per lui difficile. A indebolire la sua posizione, forse più fragile che mai, vi sono state proteste di una parte dell’opposizione e conseguente boicottaggio del parlamento, le pressioni di Bruxelles per via di scandali riguardanti la compravendita di voti e la violenza utilizzata dalla polizia nel reprimere manifestazioni di piazza e infine la rottura con l’SDP, per 18 anni partner di coalizione dei socialisti (DPS) di Đukanović.

Per l’opposizione, l’ingresso nel governo significa garantire un maggiore controllo contro gli abusi delle istituzioni e delle risorse pubbliche durante la campagna elettorale.

Le concessioni fatte dall’attuale esecutivo – seppur valide fino ad ottobre – non sono poche: i ministri delle Finanze, dell’Agricoltura, del Lavoro e Politiche sociali e degli Interni saranno dell’opposizione. Inoltre, l’opposizione sceglierà una quinta figura non-partitica, probabilmente dalle file degli attivisti del settore non-governativo, come vice capo del governo.

L’opposizione otterrà inoltre 50 funzionari presso le aziende pubbliche e le aziende di diritto privato con azionariato di maggioranza in mano al governo, sempre con lo scopo di monitorare eventuali abusi elettorali, in questo caso per lo più sotto forma di posti di lavoro offerti in cambio di voti. Infine, l’opposizione ricoprirà 150 posizioni all’interno delle amministrazioni locali. In molti casi, i “controllori” avranno dei poteri speciali come quelli della doppia firma dei documenti più rilevanti: in pratica un diritto di veto.

Opposizione divisa

Non tutte le forze d’opposizione sono soddisfatte di questo accordo. All’estremo opposto sullo spettro ideologico rispetto al DPS pro-EU e pro-NATO di Đukanović, si trova il Demokratski front, DF – anti-Nato e pro-Russia – che considera qualsiasi accordo con Đukanović un tradimento. Per il Fronte democratico l’unico modo per combattere l’attuale premier sono le proteste di piazza, che sta contribuendo a promuovere dallo scorso settembre con un seguito più o meno numeroso e un entusiasmo variabile da un momento all’altro. Secondo il DF inoltre l’unico governo ad interim accettabile sarebbe un governo senza l’attuale premier.

La frammentazione dell’opposizione e le diverse idee su come combattere l’avversario comune, è evidenziata anche dall’operato del giovane partito Pozitivna Crna Gora (Montenegro positivo), nato nel 2012 con una spiccata ambizione per l’alternanza di governo, che in Montenegro non accade dal 1991, da quando Đukanović è salito al potere come il più giovane leader in Europa, a soli 28 anni.

Eppure proprio Pozitivna, che grazie a un passato pulito e la vocazione anti-Đukanović si era aggiudicata 7 seggi in Parlamento nel 2012, è il partito che ha frenato la caduta del governo Đukanović lo scorso 27 gennaio, votandogli la fiducia e rimpiazzando così la maggioranza che era venuta a mancare con la rottura tra DPS e SDP, una volta che quest’ultimo aveva deciso di voltargli le spalle definitivamente, passando all’opposizione.

Le reazioni al cambiamento di rotta da parte di Pozitivna sono state furiose. Il resto dell’opposizione li ha tacciati di opportunismo, corruzione politica e di tradimento degli elettori. Pozitivna si è giustificata dicendo che ha reagito in modo responsabile, con lo scopo di garantire una maggiore stabilità politica che secondo loro in quel momento non vi sarebbe stata senza Đukanović, con il quale per altro condividono l’ambizione all’integrazione euroatlantica del Montenegro. 

Contro le frodi elettorali

E’ ancora presto per capire i possibili effetti che questi cambiamenti potranno avere sulle elezioni di ottobre. Una parte dell’opposizione è euforica per aver ottenuto la possibilità di entrare, anche solo temporaneamente, nel governo, cosa che non era mai successa, ma è presto per cantare vittoria. Il nuovo accordo, per quanto sia un significativo passo avanti, non offre garanzie assolute contro i brogli elettorali.

I partiti firmatari dell’accordo in cambio dell’ingresso al governo e del controllo nell’amministrazione pubblica si sono impegnati a riconoscere i risultati delle elezioni. Tra i rappresentanti dell’opposizione che non volevano scendere a patti con Đukanović, c’è chi dice che si tratta di una clausola rischiosa, soprattutto considerando che il tempo, soli 5 mesi fino alle elezioni, è effettivamente poco per poter effettuare tutti i controlli necessari. Inoltre temono una corsa tra i funzionari vicini a Đukanović a organizzare  fondi paralleli e impostare nuovi meccanismi prima dell’ingresso dei “controllori”.

I voti da comprare non sarebbero poi così tanti se, come prevedono gli analisti, a decidere saranno poche migliaia se non addirittura poche centinaia di voti.

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