Montana174: storie di montagna e cooperazione
Il progetto Montana174 ha condiviso una serie di videotestimonianze su come il sostegno dell’Unione europea attraverso la politiche di coesione abbia fatto la differenza per molti che abitano in montagna
“Ci hanno permesso di ristrutturare casa trasformandola nella nostra azienda, chiamata Babave. Abbiamo avviato il nostro giardino di erbe e messo le nostre competenze a disposizione dei turisti. Ciò ci ha consentito di rimanere a vivere qui, valorizzando le nostre tradizioni e il nostro patrimonio naturale.”
Così raccontano due ragazze slovene di Gornj Grad, Amanda e la sua collega Maja, che sono riuscite ad aprire la propria azienda nel loro paese d’origine grazie al progetto europeo “Green for green”.
Le ha incontrate e intervistate Montana174, iniziativa di divulgazione sui temi delle politiche di coesione nelle aree montane, che ha recentemente messo a disposizione in video molte storie come la loro.
Sempre dalla Slovenia – paese che presenta aree montuose sul 72% del territorio – proviene Bostjan Selinsek, un giovane imprenditore che ha avuto la possibilità di accedere ai fondi europei per sostenere la sua attività: “Sono stato coinvolto nel progetto ‘Imprenditoria oltre le difficoltà’. Mi hanno aiutato in maniera molto diretta, affiancandomi costantemente e rispondendo ad ogni mia domanda. Si è formato un grande gruppo di cooperazione, molto solidale e disposto a fornire critiche costruttive. Il contributo principale è consistito nel coprire gli stipendi dei dipendenti per un certo periodo”.
Un tema comune di molte aree montuose europee è lo spopolamento dovuto alle scarse opportunità lavorative ed economiche, oltre che ad infrastrutture e servizi di basso livello. Su questi temi la Slovenia è coinvolta in diversi programmi transnazionali e ha canalizzato molti fondi delle politiche di coesione UE sui giovani per dar loro la possibilità di avviare proprie attività economiche.
Storie analoghe provengono dalla Croazia, altro paese che costituisce parte del patrimonio montuoso europeo. La situazione in Croazia è in parte assimilabile a quella slovena, contraddistinta dallo spopolamento e dall’impoverimento delle zone montuose. Esse dispongono di un’incredibile biodiversità e di un grande potenziale rurale e agricolo, oltre a diverse opportunità turistiche. È proprio in quest’ambito, quello turistico, che l’implementazione delle politiche di coesione ha incrementato lo sviluppo sostenibile dei territori di montagna e la creazione di nuovi posti di lavoro: un esempio è l’apertura della Strada dei Frangipani, un percorso per i visitatori che prende il nome da un’importante casata reale croata.
Altri passi avanti in Croazia sono stati fatti in merito allo smaltimento e al riciclo di rifiuti e nell’efficientamento energetico di molti edifici pubblici. In alcuni casi si è riusciti a coniugare l’impegno verso il settore educativo e quello ambientale. Ad esempio, nella scuola elementare di Skrad, al cui interno viene posta grande attenzione al tema del riciclaggio dei rifiuti, è stato possibile migliorare il sostegno ai bambini con necessità educative speciali.
“Nella nostra scuola abbiamo diversi bambini che hanno bisogno di aiuti per apprendere, abbiamo ricevuto i fondi per insegnanti di sostegno che facilitano l’apprendimento di questi bambini oltre a facilitare il lavoro degli insegnanti ordinari. La scuola si impegna profondamente in tematiche ambientali, al punto che insegnare ai bambini a riciclare è una delle nostre priorità.” Così ha spiegato Vesna Pintar Grguric, direttrice della scuola, in un’altra intervista messa a disposizione da Montana174 .
Un secondo esempio virtuoso proveniente dalla Croazia riguarda l’ambito sociale: grazie a fondi europei più di 300 donne sono state formate e sono stati messi a disposizione i fondi affinché potessero assistere persone in difficoltà . Bozena Esih, nata nel 1929, ha recentemente affrontato la leucemia e ha avuto la possibilità di beneficiare di questa iniziativa: “Quando ho scoperto di essere malata di leucemia ero a pezzi, se sono riuscita a curarmi è sicuramente grazie a Mirjana (coinvolta nel progetto, ndr), la quale mi ha fornito tutto il supporto di cui avevo bisogno. Quando il medico mi ha chiesto chi mi stesse accompagnando, ho risposto che era mia figlia.”
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