Moldavia: vincono i comunisti filo-UE
Alle recenti parlamentari vittoria del Partito comunista già al governo negli ultimi 4 anni. Uno scacco a Mosca. Se infatti 4 anni fa il Partito comunista era un fedele alleato di Putin ora gli ha voltato le spalle, guardando soprattutto all’UE ed all’Occidente.
Gli elettori della Moldavia hanno fatto una scelta chiara: hanno votato per i comunisti. Questi ultimi hanno ottenuto il 46,1% dei voti nelle elezioni parlamentare che si sono tenute domenica scorsa.
Non è certo poco. Anzi, è andata molto bene al partito del presidente uscente Vladimir Voronin, che quattro anni fa aveva vinto con il 50% delle preferenze.
Le altre formazioni politiche che faranno parte dal Parlamento unicamerale di Chisinau, la capitale del Paese, sono il Blocco centrista Moldova Democratica (BMD), considerato pro-russo, del sindaco della capitale, Serafim Urechean con il 28,4% dei voti e il Partito popolare democristiano (PPCD) del nazionalista e filo-romeno, Iurie Rosca con il 9,7%.
Dopo 4 anni al governo, il Partito comunista alla guida del piccolo Paese situato tra la Romania e l’Ucraina, va a raddoppiare. Il Partito comunista che quattro anni fa si presentava alle elezioni non è lo stesso che ha vinto domenica. Almeno al livello del messaggio politico veicolato.
Se nel 2001, il partito ed il suo leader Vladimir Voronin erano filo-russi, ora si dichiarano filo-occidentali. In tale misura da far arrabbiare Mosca e il suo presidente Vladimir Putin.
La Moldavia, ex repubblica sovietica ed ora parte della Comunità degli Stati indipendenti, ha sempre oscillato tra l’Occidente e la Russia. Ceduta dalla Romania all’Unione sovietica dopo la seconda guerra mondiale, la Moldavia, conosciuta anche come la Bessarabia con i suoi 4 milioni 300 mila di abitanti, ha imparato a vivere con la madre Russia e dipendere da essa quasi in totalità dal punto di vista economico. Anche dopo aver conquistato nel 1991 l’indipendenza in seguito allo smembramento dell’Unione Sovietica.
La Moldavia, che resta tuttora il Paese più povero d’Europa, dal suo vicino ad occidente, la Romania ricevette soprattutto borse di studio nei centri universitari romeni. Anche perché dal punto di vista economico nemmeno la Romania se la passava molto bene.
Il Paese, povero di risorse naturali, non produce né gas né petrolio. Per queste risorse fondamentali continua ad essere dipendente dalla Russia. E quando la Russia si arrabbia – e si arrabbia soprattutto quando una delle ex- repubbliche sovietiche intende uscire dalla sua zona d’influenza – se vuole, può anche chiudere i rubinetti.
Le dispute tra la Moldavia e la Russia passano quasi sempre per la Transinistria. Striscia di terra nell’est della Moldavia e al confine con l’Ucraina si è autoproclamata Repubblica indipendente nel 1992, dopo una sanguinosa guerra civile. Abitata in maggior parte da russi e ucraini ma anche da moldavi, la Transinistria è considerata un El Dorado di tutti tipi di traffici dalle armi alla droga, fino al trafficking.
A dire la verità, per quanto riguarda il traffico di persone non sta molto meglio nemmeno la Moldavia. 14 anni di tensioni fra la Moldavia e la regione secessionista lunga la riva sinistra del Fiume Nistru hanno indebolito ancora di più il Paese, affondato nella povertà più drammatica.
Russia e Ucraina esercitano un’influenza diretta nella Trasnistria. La Russia vi ha dislocato 1.800 soldati che non vuole ritirare malgrado gli accordi internazionali. Perché, affermano al Cremlino, i soldati russi sono là per difendere la pace. Ma anche i numerosi depositi di armamenti russi.
Il piano proposto da Mosca per mettere d’accordo le autorità di Chisinau e quelle di Tiraspol (capitale della Transnistria), conosciuto anche come il Memorandum di Kozak, prevedeva un forte impianto federalista per la Repubblica di Moldavia. Un piano però respinto dal presidente moldavo, Vladimir Voronin, che considera che "dietro il piano del federalismo c’e un trucco al fine di permettere alla Transnistria di proccalmarsi indipendente".
Il piano, redatto 3 anni fa dal consigliere del presidente Putin, Dimitri Kozak, era stato inizialmente accettato ma poi respinto dalle autorità moldave che hanno chiesto ripetutamente l’intervento sulla questione degli USA e dell’Ue. Richiesta rafforzata soprattutto quando Tiraspol ha cominciato a chiudere le scuole di lingua moldava (romena) della Transnistria.
Nelle ultime settimane i rapporti tra la Russia e la Repubblica Moldavia sono peggiorati ancor più in seguito all’espulsione da parte delle autorità di Chisinau di decine di russi, accusati di consulenza elettorale illegale. Il Ministero degli esteri russo ha protestato mentre la Duma, parlamento russo, ha votato una risoluzione in quale raccomandava al Governo della Federazione Russa di emettere sanzioni economiche alla Moldavia come risposta al blocco economico imposto da Chisinau alla regione separatista transnistrana.
La lotta contro il crimine organizzato e contro la corruzione sono stati gli argomenti forti nella campagna elettorale in Moldavia. Il traffico di armi sul mercato nero è infatti un affare fiorente.
Il presidente moldavo, Vladimir Voronin, ha dichiarato di recente che "nessuna struttura della Federazione Russa vuole dare alla Moldavia appoggio per risolvere il problema della Transinistria". E allora Voronin ha cercato appoggio da altre parti.
Voronin è riuscito a mantere i comunisti in cima alle preferenze dell’elettorato anche grazie al suo cambiamento tattico, cominciato già da qualche anno ma accelerato dopo la rivoluzione delle rose in Georgia e quella arancione in Ucraina.
Durante la campagna elettorale Voronin ha fatto visita a Kiev dove ha incontrato il presidente Viktor Iuscenko. Il giorno dopo ha ricevuto a Chisinau, il presidente della Georgia, Mihail Saakasvili.
I politologi citati dalla agenzia Russia Oggi, hanno ipotizzato che Voronin avesse deciso di organizzare e condurre da solo la sua "rivoluzione" direttamente nel suo paese. Per ridurre i rischi di essere spodestato. L’appello del Presidente americano da Bratislava, in Slovaccia, affinché anche la Repubblica Moldavia accelerasse, così come hanno fatto Georgia e Ucraina, sulla via della democrazia è stato un chiaro monito.
I comunisti di Voronin si sono presentati come riformatori, filo-occidentali e hanno adottato subito il messaggio che si presumeva fosse dell’opposizione. Dopo Tbilisi e Kiev, anche Chisinau ha preso distanza da Mosca. Con l’allargamento della Nato, le Repubbliche ex sovietiche si trovano ora dentro l’organizzazione militare o ai suoi confini. Anche la Moldavia che ora confina direttamente con la Nato tramite la Romania diventata parte della struttura euro-atlantica.
Gli USA incoraggiano l’uscita delle Repubbliche ex sovietiche dall’influenza russa, ma non sembrano abbastanza decisi a finanziare anche un loro sviluppo economico. Per questo aspetto, anche la Repubblica Moldavia guarda con attenzione verso l’Unione Europea. I comunisti hanno fissato come obiettivo cominciare nel 2007 i negoziati per una futura adesione della Repubblica di Moldavia dell’UE. Obiettivo respinto con diplomazia da Bruxelles dove è prevista per la Repubblica di Moldavia una "politica di vicinanza".
La Repubblica di Moldavia è considerata il Paese più povero d’Europa. E’ un Paese dal quale nell’ultimo decennio si stima sia emigrato un quarto della popolazione formata da 4,3 milioni di abitanti. Il 21% del prodotto interno lordo proviene dall’agricoltura ed il 40% della popolazione lavora in questo settore. L’industria rappresenta solo il 27% del PIL e solo il 14% del totale dei posti di lavoro.
La Moldavia esporta prodotti agricoli e tessili ed importa minerali, combustibili, macchinari e prodotti chimici. I suoi principali partner commerciali restano la Russia e l’Ucraina. Ma cerca un destino occidentale. Entrare nella Nato e nell’Ue sono gli obbiettivi non solo dei comunisti ma anche dell’opposizione. Convincere la Russia a ritirarsi i soldati dalla Transnistria è un altro punto condiviso dall’intera classe politica di Chisinau. Che però farà ora fatica a votare il nuovo Presidente dello Stato. Ai comunisti mancano 6 voti per poter far passare il loro candidato. Voronin è convinto che dei deputati dell’opposizione voteranno per il candidato comunista. Ma l’opposizione, il Blocco Moldova Democratica e il Partito popolare democristiano, respingono ogni tipo di alleanza. D’altronde l’opposizione aveva annunciato anche dimostrazioni arancioni tipo Ucraina se si troveranno prove di frode elettorale.
Osservatori internazionali e quelli interni della Coalizione 2005 anche se hanno ammesso delle irregolarità hanno considerato che in generale le elezioni si sono svolte in conformità con le norme internazionali. L’opposizione parla ora di elezioni anticipate. Dice che preferisce che il Parlamento non dia il voto di fiducia al candidato per la presidenza della Repubblica. Se questo accadesse per tre volte, la Costituzione prevede si ritorni alle urne. L’odissea della Moldavia potrebbe, quindi, non essere finita qui.
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