Milano alla scoperta del cinema albanese
Nato dopo la Seconda guerra mondiale, cresciuto sotto il regime di Enver Hoxa e faticosamente sopravvissuto nell’Albania democratica. Il cinema albanese sarà protagonista a Milano dal 9 all’11 ottobre
Il cinema albanese protagonista a Milano da martedì 9 a giovedì 11 ottobre. La "Rassegna del cinema Albanese", proposta a Palazzo Morando dal Centro di cultura Albanese in collaborazione con il Comune di Milano, rende omaggio a una cinematografia poco conosciuta come quella albanese attraverso le opere di alcuni dei suoi autori più importanti.
Un cinema di fatto nato dopo la Seconda guerra mondiale e a lungo al servizio della propaganda di regime e praticamente confinato in patria: solo pochi titoli, come la coproduzione “Scanderberg, l’eroe albanese”, firmata dal sovietico Sergej I. Jutkevič che vinse due premi a Cannes nel ’54, varcarono la frontiera.
Tra gli anni ’60 e ’80 operarono cineasti come Hysen Hakani, Kristaq Dhamo, Piro Milkani, Kujtim Çashku, Viktor Gjika, Dhimiter Anagnosti e Saimir Kumbaro, questi ultimi due omaggiati nella rassegna milanese. Dopo la fine del comunismo la produzione sostenuta dallo Stato (tra il ’46 e il ’90 erano stati realizzati circa 300 lungometraggi) cessò di esistere, i registi in attività trovarono sempre più difficoltà a realizzare le loro opere e nacque, molto faticosamente, una scena indipendente con nuovi registi.
A Milano saranno presentati quattro lungometraggi, tutti in lingua originale e con sottotitoli in italiano, alla presenza di diversi ospiti. La rassegna prevede anche il documentario “La Montagna si Nietzhe – La Montagna di Nietzsche. In viaggio con Gianni Vattimo” del regista torinese di origini albanesi Erion Kadilli. L’iniziativa è parte del ciclo di eventi proposti dal Centro di cultura Albanese nel Nord Italia per celebrare il centesimo anniversario dell’indipendenza dell’Albania.
La serata inaugurale prevede la proiezione di “Vdekja e Kalit – La morte del cavallo” (1995) di Saimir Kumbaro. Attore e regista tra i più attivi negli anni ’70 e ’80, Kumbaro dopo “Vdekja e Kalit” ha realizzato solo “Ne dhe Lenini” nel 2009.
Interverranno Rajmonda Bulku, attrice e professoressa dell’Accademia di Belle Arti di Tirana, attualmente deputato e presidente della commissione per l’arte e la cultura, Nausika Spahia, console generale d’Albania a Milano, e il giornalista Benko Gjata.
Mercoledì, alla presenza del console Gjon Coba, serata dedicata a Dhimiter Anagnosti, forse il più grande cineasta albanese. Nato nel 1936, si rivelò nel 1961 realizzando il corto “Njeriu kurrë nuk vdes – L’uomo non muore mai” con Viktor Gjika, da un racconto di Hemingway. Ha realizzato quattordici film (in molti dei quali ha recitato la moglie attrice Roza) e diversi documentari, ricevendo numerosi premi ma venendo anche spesso censurato durante il regime comunista. Anagnosti è stato parlamentare nel 1991-1996 e ministro della Cultura dal ’92 al ’94.
Alle ore 19 sarà proiettato “Perralle nga e Kaluara – Favola dal Passato” (1987), seguito alle 21 “Gjoleka djali i Abazit – Gjoleka figlio di Abaz” (2007), ambientato negli anni ’30. Si tratta del più recente lungometraggio di Anagnosti, il suo ritorno al cinema dopo “Kthimi i ushtrisë së vdekur – Il ritorno dell’armata dei morti” (1989).
Giovedì alle 19 è prevista la presentazione del documentario “La Montagna di Nietzsche. In Viaggio con Gianni Vattimo” (2011) di Erion Kadilli, un percorso di formazione e amicizia attraverso il Montenegro per il giovane regista e il filosofo. Erion Kadilli ha realizzato il documentario “Sono stato dio in Bosnia. Vita di un mercenario” (2010) ispirato al libro “La guerra in casa” di Luca Rastello e il cortometraggio “Primavera in Kosovo” girato nei giorni della proclamazione dell’indipendenza dalla Serbia.
Alle ore 21 chiude la rassegna “Parrullat – Slogans” (2003) di Gjergj Xhuvani che è, con Fatmir Koci (autore “Tirana viti 0 – Tirana anno 0” del 2001), il più in vista dei cineasti emersi dopo la caduta del regime di Hoxha.
Per informazioni sulla rassegna: info@culturaalbanese.it.
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