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Milan Bandić, di scandalo in scandalo

È sicuramente uno dei politici croati più influenti. E dopo l’ex premier Ivo Sanader, il sindaco di Zagabria è il più potente mai messo agli arresti.  Ma che questo rappresenti la fine della sua carriera politica è tutto da dimostrare, come insegna la sua biografia

23/10/2014, Drago Hedl - Osijek

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Milan Bandić, sindaco di Zagabria, trascorrerà il mese a venire in carcere. Ma potrebbe anche essere per un periodo più lungo se si tiene presente la quantità di reati penali dei quali viene accusato e dal numero di testimoni che dovranno essere ascoltati. Pochi giorni fa, in un caldo mattino domenicale, raccoglieva ancora spensierato i fagiolini del suo orto. Nel pomeriggio lo arrestava la polizia, insieme ad altre 17 persone, tra le quali figurano i suoi più stretti collaboratori.

Dopo l’ex premier Ivo Sanader, arrestato poco dopo aveva lasciato l’incarico di capo del governo, Bandić è il politico croato più potente al quale la polizia ha bussato alla porta. Il bilancio di Zagabria, città di cui Bandić è sindaco, gestisce circa un miliardo di euro all’anno. Se a ciò si aggiunge anche il denaro della Zagrebački holding – sotto la quale stanno aziende municipali come l’Acquedotto, Raccolta rifiuti e pulizia, Tram di Zagabria, Forniture di gas, Zagreb parking e altre – che ha un fatturato grosso modo simile alla cifra di cui prima, è chiaro che si tratta di un enorme potere economico che, ovviamente, genera anche quello politico.

Attraverso le mani di Bandić, in un modo o nell’altro, negli ultimi 12 anni, quanto è al potere a Zagabria, è passata quindi la fantastica cifra di una ventina di miliardi di euro. E dove c’è una tale somma di denaro, sono infiniti i modi per far perdere qualche milioncino per strada e cancellarne le tracce.

L’arresto e i capi d’accusa

L’arresto di Bandić non è stata una particolare sorpresa. Già in estate era filtrata la notizia che la polizia teneva i suoi telefoni sotto intercettazione. Bandić molto probabilmente lo sapeva, motivo per cui la maggior parte delle telefonate le faceva col cellulare del suo autista. Ecco perché anche il suo autista domenica pomeriggio si è trovato tra gli arrestati. La sorpresa si è limitata al fatto che l’operazione è stata condotta di domenica. Il motivo di quest’azione rapida – che avrebbe dovuto svolgersi alcuni giorni più tardi, come emerso in seguito – è dovuta alla certezza della polizia che qualcuno dei sospetti sapeva cosa stava per accadere e quindi sarebbe intevenuta prima per evitare la possibilità che si cancellassero delle prove.

Ecco quindi che Bandić non è riuscito a godere dei suoi fagiolini raccolti domenica mattina, semplicemente perché la notte l’ha trascorsa in questura. Il mattino seguente, lunedì, sono proseguite le indagini nel suo ufficio, dopo che era già stato perquisito a fondo il suo appartamento e la sua automobile.

Bandić – contro il quale è da dire che sono già state mosse 250 denunce penali che per il momento non hanno portato a nulla – è accusato di anomalie in un contratto stretto con il controverso uomo d’affari, anch’egli arrestato, Petar Pripuz. I media chiamano quest’ultimo “il re balcanico dei rifiuti”. Con questo contratto, del valore di milioni di euro, la Cezar, azienda di Pripuz, ha ottenuto direttamente l’incarico di occuparsi nel comune della gestione di tutti i tipi di rifiuti (carta, plastica, vetro, ecc.)

Tra i motivi dell’arresto figurano anche i dibattuti 24 milioni di kune (circa 3,2 milioni di euro) che sarebbero rimasti a Bandić alla fine della sua campagna elettorale per le presidenziali di cinque anni fa. Bandić pare che abbia prelevato del denaro dal conto in cui erano depositati, nonostante questo conto una volta finita la campagna elettorale, doveva essere chiuso.

È accusato inoltre di irregolarità nel cambio di destinazione d’uso di un terreno e di varie modifiche dei piani urbanistici, con cui avrebbe fatto favori vari ad aziende edili. Viene anche nominata l’assunzione illegale di parenti e amici nelle aziende dell’amministrazione locale, ma questi non sono che piccoli dettagli rispetto al resto delle accuse.

Un passato fatto di scandali

La lunga carriera politica di Milan Bandić è una cronologia di scandali che si susseguono come su un nastro trasportatore. Se si dovesse trascrivere tutto quello su cui i media hanno indagato in relazione ai sospetti affari di Bandić negli ultimi venti anni, non basterebbe un tomo.

Il primo scandalo che lo riguarda è un finto divorzio (1996) dalla moglie, con la quale tutt’ora vive, per poter ottenere un piccolo appartamento nel centro di Zagabria. Era solo l’inizio dei numerosi scandali attraverso i quali è passato questo erzegovese (il mese prossimo compirà 59 anni), nato nella frazione di Bandića Brig, comune di Grude, in Bosnia Erzegovina.

Bandić però ha dimostrato d’avere una sorta di potere miracoloso: nei primi giorni del 2002 lo presero dopo un incidente stradale con 1.6 millilitri di alcol nel sangue, dopo che era scappato dal luogo dell’accaduto e dopo aver tentato di corrompere i poliziotti che lo avevano inseguito e raggiunto. Fu costretto a dare le dimissioni da sindaco di Zagabria. Lo scandalo sulla sua guida pericolosa in stato di ubriachezza non cessava infatti di occupare le prime pagine dei giornali e Ivica Račan, l’allora presidente del Partito social democratico (SDP), a cui apparteneva Bandić, non voleva che il aprtito pagasse le conseguenze di quello scandalo.

Un anno e mezzo più tardi, a metà 2003, Bandić fu inoltre colpito da un ictus. Accadde durante una seduta del Consiglio comunale di Zagabria in cui, dopo aver dato le dimissioni, era solo un consigliere. Sembrava quel punto che lo scandalo ancora fresco dell’incidente stradale e i gravi problemi di salute avrebbero escluso per sempre Bandić dalla politica.

Ma a soli tre mesi dall’ictus tornò a lavorare come se niente fosse e appena ripresosi appieno partecipò ad una mezza maratona giusto per dimostrare di essere in ottimo stato di salute. Allora dichiarò: “Se un uomo ha qualche capacità, allora è obbligato a metterla a disposizione nelle funzioni pubbliche senza chiederne il prezzo. Questo mi dà la forza, ecco perché mi sembra, dopo tutti i miei problemi di salute, d’essere diventato ancora più forte”.

A metà 2005 si candidò a sindaco di Zagabria e vinse. Non s’arrestarono però gli scandali. Quello che forse ha avuto più eco sui media,  non perché dal punto di vista finanziario fosse il più consistente, ma perché era evidente si trattasse di un reato penale, è legato alla realizzazione di due WC presso una delle fermate d’autobus di Zagabria.

I lavori furono eseguiti da un’azienda di proprietà del padrino (kum) di Bandić e furono pagati 1,55 milioni di kune (oltre 200.000 euro), nonostante  – quando era stata presa la decisione sulla realizzazione dell’opera – era stato annunciato che sarebbe costata solo 100.000 kune (meno di 15.000 euro). Ovviamente anche questo lavoro fu fatto per accordo diretto, senza una gara d’appalto, e il padrino di Bandić riuscì a farsi pagare per la realizzazione dei cosiddetti “WC d’oro”, come furono definiti dai media, 15 volte il prezzo ipotizzato inizialmente.

Tuttavia Bandić, che di sé parla solo in terza persona, non era soddisfatto del solo incarico di sindaco di Zagabria. Concorse quindi per la poltrona presidenziale alle elezioni di cinque anni fa, come candidato indipendente, ma venne sconfitto da Ivo Josipović. Non riuscì nemmeno alle successive elezioni politiche e la lista da lui capeggiata non ottenne alcun seggio. Ha comunque già annunciato, ad un anno dalle prossime elezioni per il Parlamento croato, la candidatura della sua lista.

Il futuro

Milan Bandić, per la legge croata, può rimanere alla guida di Zagabria fino al 2017, quando appunto terminerà il suo mandato. Il fatto che sia stato arrestato col sospetto di gravi reati penali, non è infatti di ostacolo al proseguimento delle sue funzioni di sindaco, anche venissero esercitate dalla prigione.

Potrebbe accadere però che il consiglio comunale non riesca a varare prima della fine dell’anno il bilancio del 2015, cosa che significherebbe automaticamente elezioni locali anticipate. Ma Bandić in consiglio ha la maggioranza – e i consiglieri godono di vari vantaggi – potrebbe accadere che il bilancio passi e che quindi non vi saranno elezioni anticipate.

Esiste anche la possibilità che i cittadini di Zagabria raccolgano un numero sufficiente di  firme e chiedere un referendum per la sua destituzione, con un risultato del tutto incerto, perché Bandić tra gli zagabresi gode di una grande popolarità. D’altra parte, se non fosse così, non sarebbe stato alla guida della capitale per ben 12 anni.

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