Meno cinque
Era stato il vice di Ratko Mladic, e poi aveva collaborato ad organizzare la latitanza di quest’ultimo. Zdravko Tolimir è stato arrestato a fine maggio, non è ancora chiaro se in Bosnia o in Serbia. Ora sulla lista dei latitanti ricercati dall’Aja rimangono in cinque
Secondo le comunicazioni ufficiali del MUP (Ministero degli Affari Interni) della Republika Srpska (RS) e del MUP della Serbia, il generale dell’Esercito della Repubblica Srpska e accusato dal Tribunale dell’Aja, Zdravko Tolimir, è stato arrestato l’ultimo giorno del mese di maggio vicino a Ljubovija, mente cercava di attraversare in modo illegale la frontiera.
Come è stato reso noto dai primi comunicati, il MUP della RS ha arrestato Tolimir, mentre i membri della polizia in Serbia erano pronti a reagire nel caso Tolimir avesse cercato di passare la frontiera ed entrare in Serbia.
Secondo le quanto riportato dal MUP della RS, Tolimir è stato trattenuto nella sede della polizia di Banja Luka, dove sono giunti il rappresentante del governo della RS per la collaborazione con il Tribunale dell’Aja e i rappresentanti del Tribunale. Tolimir è stato trasportato alla prigione di Scheveningen con un aereo della NATO dalla base militare di Butmir, il primo giugno scorso. Prima del trasferimento all’Aja, Tolimir, che ha già avuto due ictus, è stato visitato dai medici per stabilire le sue condizioni di salute ed eventuali rischi durante il trasferimento all’Aja.
A molti Tolimir è noto come uno dei più importanti latitanti ricercati dall’Aja. Tolimir un tempo era il più stretto collaboratore di Ratko Mladic, e i due hanno mantenuto rapporti stretti anche dopo la guerra, quando Tolimir ha partecipato ad organizzare la latitanza di Mladic.
Il tribunale dell’Aja accusa il generale Tolimir, insieme a Milan Gvero e Radivoje Miletic di crimini contro i musulmani bosniaci di Srebrenica, Zepa e dintorni. Già nel 2005, il Tribunale dell’Aja aveva sollevato contro di lui l’accusa di genocidio, associazione a scopo di genocidio, crimini contro l’umanità e violazione della legge e delle consuetudini di guerra.
Dopo l’arresto di Zdravko Tolimir, sulla lista dei latitanti dell’Aja si trovano ancora cinque accusati, Radovan Karadzic, Ratko Mladic, l’ex presidente della RSK (Repubblica serba di Kraijna) Goran Hadzic, il capo del Centro di sicurezza a Banja Luka Stojan Zupljanin e il generale della polizia Vlastimir Djordjevic per il quale si crede sia da tempo nascosto in Russia.
Sull’arresto di Tolimir si sono espressi in modo positivo i rappresentanti della nuova maggioranza parlamentare e politica in Serbia, che hanno definito questo atto come una chiara indicazione del desiderio da parte del governo di rispondere il prima possibile a tutte le richieste che arrivano dal Tribunale dell’Aja.
Durante il comitato generale del Partito democratico (DS), tenutosi domenica scorsa, il presidente di questo partito nonché presidente della Serbia, Boris Tadic, ha sottolineato i meriti dei suoi uomini che durante la campagna elettorale avevano promesso una fattiva collaborazione con l’Aja e la ripresa del processo di inegrazione europea.
Il presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione con il Tribunale dell’Aja Rasim Ljajic, in una dichiarazione per l’agenzia Fonet, ha affermato che "Tolimir per un periodo ha organizzato la latitanza di Ratko Mladic ed erano nascosti insieme" aggiungendo che i due ex generali già da tempo non sono più insieme e che quindi "l’arresto di Tolimir non significa essere più vicini a Mladic". Alla domanda dei giornalisti sul luogo dove Tolimir era nascosto fino ad ora, Ljajic ha risposto che "le esperienze avute con gli accusati dell’Aja che sono stati consegnati, hanno mostrato che loro generalmente si nascondevano nella fascia confinante fra la Serbia e la Republika Srpska". Ljajic dice che questo ultimo arresto avrà senz’altro un’influenza positiva per creare di nuovo un clima di fiducia fra il Tribunale dell’Aja e Belgrado.
Nelle prime reazioni sull’arresto, il Commissario europeo per allargamento Olli Rehn, ha affermato che questo rappresenta un passo importante nel portare di fronte alla giustizia tutti gli accusati di crimini di guerra. Cristina Gallak, portavoce dell’Alto rappresentante per l’UE, Havier Solana, nella dichiarazione per l’agenzia Beta, ha sottolineato che "l’arresto di Tolimir è molto importante e rappresenta un adeguato sviluppo sia sul campo della politica interna in Serbia che in RS, sia per i loro futuri rapporti con l’UE".
Durante la prima apparizione all’Aja, lunedì scorso, Tolimir si è rifiutato di parlare sino a che non verranno chiariti i dettagli sulla sua cittadinanza, il suo status e le modalità del suo arresto. Tolimir ha dichiarato infatti di essere stato arrestato in Serbia, e poi trasferito in Republika Srpska, prima a Bjeljina, poi a Bratunac, per finire a Banja Luka, dove, come sostiene, i membri del ministero di Giustizia gli hanno offerto facilitazioni per la famiglia nel caso accettasse di essere cittadino della RS.
La dichiarazione di Tolimir, di essere stato arrestato in Serbia, ha suscitato una certa confusione fra l’opinione pubblica locale. I media serbi stanno speculando sul fatto che Tolimir sia stato arrestato a Novi Beograd e poi trasferito in Republika Srpska.
Zoran Loncar, ministro serbo e membro del Consiglio nazionale per la collaborazione con il Tribunale dell’Aja afferma che Tolimir è stato arrestato in RS. Nella dichiarazione trasmessa da B92, Loncar dice che "il riferirsi di Tolimir al fatto che si nascondeva sul territorio della Serbia e che è cittadino della Serbia conferma soltanto che esisteva un chiaro obbligo degli organi statali della Serbia di partecipare all’azione comune durante la quale Tolimir è stato arrestato".
L’opinione pubblica è confusa. Il famoso analista militare Zoran Dragisic, partecipando come ospite presso l’emittente Studio B, dice di non capire quale sia il motivo delle informazioni contraddittorie sull’arresto. L’analista crede che non ci sarebbero stati rischi di sicurezza durante l’arresto in Serbia, e che quindi si stupisce che i rappresentanti del governo abbiano deciso di "fingere" il suo arresto in RS. Dragisic aggiunge che "esistono due dichiarazioni opposte, quella di Loncar e quella di Tolimir, e non ci resta che credere all’uno o all’altro. Non capisco perché lui sarebbe stato trasferito in RS. Se dovessi scegliere a chi credere, crederei prima a Loncar".
I deputati dell’opposizione, il Partito radicale della Serbia (SRS), il Partito socialista della Serbia (SPS) e il Partito liberale democratico (LDP) hanno chiesto che vengano esaminate le circostanze riguardanti l’arresto di Zdravko Tolimir. Hanno chiesto che i ministri della Difesa e della Polizia, e il capo della BIA (l’intelligence serba) stilino un rapporto sull’arresto. I radicali hanno consegnato la richiesta di una mozione di sfiducia al governo perché il Partito radicale sa che Tolimir è stato arrestato a Belgrado e non in RS.
Sulla mozione di sfiducia voterà l’SPS, mentre la posizione del LDP è attesa nei prossimi giorni. La proposta di votare la sfiducia al governo sarà accettata se per essa voterà più della metà dei deputati, e se questo dovesse accadere il presidente della Repubblica ha il dovere di avviare la procedura per eleggere il nuovo governo. La buona notizia è che i radicali non potranno usare questo meccanismo ogni tre per due, così se questa volta la loro proposta non verrà accolta, per poter farlo un’altra volta dovranno aspettare alcuni mesi. Fonti vicine a questo partito dicono che l’SRS sia deciso a fare ostruzione in parlamento e inasprire la sua retorica: per contrapporsi ad una popolarità del governo in crescita e mantenere la presa sul proprio bacino elettorale.
Fra l’altro, lunedì scorso a Belgrado è arrivata la procuratrice capo del Tribunale dell’Aja, per una visita di quattro giorni. Ma questa volta il suo arrivo è stato accolto con più ottimismo, e l’atmosfera, secondo le testimonianze degli alti funzionari della Serbia che hanno preferito rimanere anonimi, è stata un po’ più rilassante e calorosa.
La Del Ponte si è espressa in modo positivo sui primi passi del nuovo governo per quanto riguarda la collaborazione con l’Aja, e ha persino fatto qualcosa che fino a poco tempo fa nemmeno i più grandi ottimisti avrebbero potuto aspettarsi: i complimenti al capo dell’Agenzia d’informazione e sicurezza (BIA) Rade Bulatovic.
Il primo giorno della visita Carla del Ponte si è incontrata con il premier Kostunica, con il procuratore per i crimini di guerra Vukcevic e con altri alti funzionari. La cosa interessante è che nei primi minuti della riunione la Del Ponte ha mostrato al procuratore Vukcevic il manifesto sul quale si vedono i rimanenti latitanti dell’Aja.
Il secondo giorno della visita a Belgrado Carla del Ponte lo ha trascorso in riunioni con gli operativi, dopo di che non si è rivolta ai media. Ha valutato in modo positivo l’arresto di Tolimir, aggiungendo che i dati del Tribunale dell’Aja sull’arresto combaciano con quello che ha detto Tolimir, di essere stato arrestato in Serbia e poi trasferito in RS. Come comunica B92, la Del Ponte ha sottolineato che è interessante il fatto che i coordinatori del Piano d’azione Rasim Ljajic e Vladimir Vukcevic e il capo del VBA (Intelligence militare) Svetko Kovac non sapessero nulla dell’azione in corso. La Del Ponte ha sottolineato che questo "fatto non è decisivo, ma che è un chiaro indice su chi sono le persone in Serbia che, quando vogliono, possono trovare ed arrestare i latitanti".
La procuratrice dell’Aja fornirà un giudizio sulla collaborazione di Belgrado con il Tribunale dell’Aja al suo rientro dalla Serbia, dopo di che è attesa un’eventuale ripartenza delle trattative con l’UE.
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