Media in Serbia: sull’attenti!
Lo stato dei media in Serbia non è certo paragonabile a quello dei regimi più autoritari del mondo, ma non è nemmeno una situazione da tollerare e tanto meno da elogiare. Sono anni che la situazione non è rosea, ma dalle ultime elezioni è gravemente peggiorata Un approfondimento
L’ambasciatore americano a Belgrado Michael Kirby ritiene che la libertà di stampa in Serbia non sia così come dovrebbe essere, ma che "non è nemmeno così male come alcuni sostengono". La sua posizione è diametralmente opposta a quella dell’opposizione, secondo la quale il governo avrebbe letteralmente "occupato" i media, mentre naturalmente tra le fila dell’esecutivo la dichiarazione dell’ambasciatore viene utilizzata per "tappare la bocca" ai critici, tra cui anche il settore non governativo che in modo sempre più insistente porta l’attenzione sulla restrizione della libertà dei media.
La verità, come sempre, non è così lineare. Lo stato dei media in Serbia non è certo paragonabile a quello dei regimi più autoritari del mondo, ma non è nemmeno una situazione da tollerare e tanto meno da elogiare.
Oggettivamente sono anni ormai che la situazione non è rosea, ma dalle elezioni del 2012 è gravemente peggiorata. Il nuovo potere ha persino "innovato" i meccanismi tradizionali per influenzare i media, optando per un tentativo di controllo anche dei contenuti su internet. Questo però, a onor del vero, non sta dando dei buoni risultati e suscita un certo fastidio nell’opinione pubblica.
L’esempio più recente è stato il tentativo di bloccare un video satirico che aveva preso spunto dalle immagini del vicepremier serbo e leader del Partito progressista serbo (SNS) Aleksandar Vučić che, nel bel mezzo di una bufera di neve, portava in salvo un ragazzo prelevandolo da una colonna di auto bloccate dalla neve nei pressi di Feketić in Vojvodina. I canali tv le hanno trasmesse lodando il gesto altruista di Vučić. Il video satirico al contrario, rendeva comica "l’impresa" ed ha subito inondato i social media e la maggior parte dei siti internet.
L’SNS ha cercato di impedire la diffusione dello spot satirico ma senza riuscirvi, al punto che alla fine lo stesso Vučić lo ha postato sul proprio profilo Facebook, esprimendo gradimento. Dopo questo nessuno ha poi tentato di bloccarlo e nei media è seguita una campagna in cui si sottolineava la prontezza al sacrificio messa in atto da Vučić e tutti quelli che si erano dimostrati critici sono stati squalificati come meri politicanti e di lamentarsi stando seduti su comode poltrone.
Internet
Il caso del tentativo di censura del video satirico rende la cifra di come i partiti di governo e gli altri centri di potere in Serbia esercitano il controllo sui contenuti dei media. L’obiettivo principale dell’autore dello spot satirico era dimostrare che l’azione intrapresa da Vučić a Feketić fosse del tutto senza senso e che il vero obiettivo consisteva nello sfruttare quelle riprese ai fini della campagna elettorale. Al contrario, l’intento principale dell’SNS era di presentare l’azione di Vučić come un gesto straordinario.
Nei cosiddetti media classici, affaticati da anni di crisi, c’è una resistenza molto blanda all’influenza dei vari centri di potere. Nessuno ha infatti nemmeno tentato di insinuare dubbi sull’azione di Vučić, limitandosi a riportare le sue critiche ai rivali politici, così come le dichiarazioni dei vari funzionari del governo che hanno presentato il video del salvataggio del bambino come un gesto altruista ed eroico. Ecco quindi che una parte di popolazione, che perlopiù si informa tramite i tabloid e i canali televisivi, resta convinta che Vučić sia intervenuto personalmente per salvare la gente dalla bufera di neve.
La questione, tuttavia, è stata ampiamente trattata sui social network e sui blog, dove Vučić è stato duramente criticato. Tenendo presente che in Serbia esiste qualche milione di profili sui social network, risulta chiaro che non si tratta certo di una sfera pubblica di poco conto. E questo suscita un certo nervosismo nel quartier generale di Vučić: perché il fallito tentativo di censura del video ha dimostrato che questo tipo di contenuti non è per niente così semplice da controllare, come avviene invece per i contenuti sui media classici e sui loro siti web.
La vicenda del salvataggio nella tempesta di neve non è che l’ultimo di una serie di tentativi di condizionare i media. Per esempio è un segreto di pulcinella che Vučić lo scorso dicembre si è risposato, ma la notizia è stata riportata solo da pochissimi portali web e dai social network. Era logico aspettarsi che sui tabloid fosse la notizia principale, invece è accaduto tutto il contrario: sono rimasti totalmente silenziosi, nonostante si speculasse sul fatto che alcuni di questi media avessero nei cassetti persino le foto del matrimonio.
Ovviamente, è da escludere che i tabloid – che hanno una grande importanza sulla scena mediatica serba e che riportano quasi ogni giorno informazioni o pseudo-informazioni sulla vita privata dei politici di opposizione – si siano rifiutati di pubblicare la notizia del matrimonio di Vučić in quanto poco rilevante. Viene quindi da concludere che lo abbiano fatto su richiesta di qualcuno che gode di potere effettivo. Pertanto questo caso un giorno potrebbe essere usato come prova materiale dell’influenza diretta del potere sui media.
Tabloid
I tabloid in Serbia funzionano come una sorta di fanteria da assalto dei vari centri di potere. Come mete dei loro attacchi molto raramente rientrano le persone del governo, mentre per i rappresentanti dell’opposizione quasi ogni giorno vengono riservati titoli cubitali del tipo : “Ladro”, "Impostore” e simili. A volte attaccano anche i rappresentanti del blocco governativo, ma di regola si tratta di persone che ad un certo punto non vanno più a genio all’SNS e serve quindi che ricevano una qualche sorta di messaggio pubblico.
L’esempio più recente riguarda l’ex ministro dell’Economia, Saša Radulović, da poco dimessosi, il quale è arrivato allo scontro col governo perché non sono state adottate alcune leggi importanti per le riforme dell’economia serba da lui proposte. Subito dopo che ha rassegnato le dimissioni, i tabloid hanno iniziato a “rilevare” come si trattasse di un ladro e di un uomo inaffidabile. Inoltre si è cercato di farlo apparire come violento nei confronti della figlia, ma l’“azione” è stata presto bloccata, molto probabilmente perché persino ai vertici del potere si è ritenuto fosse esagerata.
I tabloid, intesi come principale piattaforma dello scontro politico, non sono però un’invenzione dell’attuale esecutivo. La strategia relativa ad un loro impiego l’ha sviluppata il Partito democratico (DS) quando era al potere. Il governo guidato dall’SNS ha fatto propria questa situazione, rendendola ancor più aggressiva. L’influenza sui tabloid, ovviamente, si realizza attraverso il mercato degli annunci pubblicitari, pratica anch’essa ripresa dal precedente governo a guida DS.
I tabloid molto di rado sono oggetto di attacchi dei funzionari di governo, mentre le accuse provenienti dalle fila dell’opposizione e dalle associazioni di giornalisti vengono perlopiù ignorate. Irritato dall’arbitrario scrivere del tabloid Kurir, il leader del partito Nova stranka, Zoran Živković lo scorso week-end ne ha stracciato una copia in pubblico. Ne è seguita una corale campagna dei tabloid che lo hanno accusato di esercitare un’inaudita pressione sui media. I tabloid cercano in questo modo di creare una sorta di fronte comune per far muro contro tutti quelli che tentano di opporsi alle loro mezze verità o, a volte, bugie.
Le associazioni di giornalisti hanno reagito in modo vario e diversificato. L’Associazione dei giornalisti indipendenti della Serbia (NUNS) e l’Associazione indipendente dei giornalisti della Vojvodina sono rimaste in silenzio, ritenendo che il gesto di Živković non avesse danneggiato nessuno, così come hanno ritenuto che Nova stranka fosse un piccolo partito di opposizione che non ha gli strumenti per influire in modo significativo sui media e il cui leader è spesso vittima di campagne mediatiche.
L’Associazione dei giornalisti (UNS), che con questo nome operava anche al tempo del regime di Slobodan Milošević e collaborava strettamente con quel regime, ha invece condannato il comportamento di Živković. Appoggiando quindi indirettamente il governo in carica per il quale i tabloid, ancor più ora in campagna elettorale, svolgono un lavoro fondamentale.
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