“Macedonia” una disputa decennale
Breve riepilogo di una annosa disputa che coinvolge due stati, la Grecia e la ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Dieci anni in cui non sono mancate accese polemiche e intensi dibattiti
Nel 1991 la Repubblica di Macedonia dichiarò la sua indipendenza. La gente andò al referendum l’8 settembre 1991 e scelse di vivere in uno stato sovrano e indipendente, sotto il nome di Repubblica di Macedonia. Fu una parte del processo di dissoluzione dell’ex stato comune, la Jugoslavia.
La Grecia disse: il nuovo Paese non può adottare il nome Macedonia, perché questo nome è greco. Si tratta del nome della provincia settentrionale, denominata appunto Macedonia, ed è parte della storia che è essenzialmente greca. La Grecia dichiarò che con l’impiego del nome, il nuovo paese esprimeva aspirazioni di carattere territoriale verso la Grecia. Immediatamente dopo l’adozione della nuova costituzione la Macedonia, come risultato di pressioni delle Grecia e della comunità internazionale inserì un emendamento nella costituzione che diceva espressamene di non avere alcuna aspirazione territoriale.
Il nuovo stato fu riconosciuto dall’ONU l’8 aprile 1993, rispettando le obiezioni della Grecia, col nome provvisorio di "Ex Repubblica jugoslava di Macedonia (FYROM)".
Più tardi nel 1993, in segno di protesta per la nuova bandiera adottata dalla Macedonia, la vecchia stella di Vergina (antica città) – la Grecia introdusse un totale embargo economico contro la Macedonia. In altre parole, la Grecia chiuse completamente le frontiere con la FYROM. Le relazioni tra i due paesi furono congelate. Nel 1995, quale risultato di un’azione di lobbying e intensi negoziati, la Macedonia accettò di modificare la bandiera e la Grecia ritirò l’embargo. Il 14 settembre 1995 i due paesi firmarono un temporaneo accordo bilaterale per sciogliere i rapporti e avviare i negoziati sulle divergenze concernenti il nome.
Dieci anni più tardi i negoziati sono ancora in corso.
Nel frattempo oltre 100 paesi hanno riconosciuto la Macedonia col suo nome costituzionale, con grande risentimento della Grecia, inclusi 3 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU: Cina, Russia, e di recente anche gli USA.
Nonostante i disaccordi sul nome, le relazioni economiche tra i due paesi sono migliorate regolarmente e la Grecia oggi è il maggior investitore singolo in Macedonia.
La disputa è ricordata come una delle più curiose mai accadute nelle relazioni internazionali contemporanee.
"Sono del tutto sicuro che anche un largo numero di membri dell’ONU non potrebbe capire come si possa contestare il nome di un popolo che ha creato uno stato su un territorio che è stato abitato per secoli", ha ricordato il primo presidente macedone, Kiro Gligorov, all’inizio di quest’anno durante il decimo anniversario del riconoscimento dell’ONU.
Inoltre, i disaccordi esistono perché le parti vedono le cose con uno sguardo profondamente diverso. Ribadendo che la Grecia desidera un futuro europeo per la Macedonia più di qualsiasi altro, Elsa Papadimitriou, capo della delegazione greca presso il Consiglio d’Europa, ha detto:
"Lo giuro, e vi garantisco che il nome Macedonia è carico di storia greca e che non ci sono greci tra i miei elettori, e miei colleghi, che potrebbero dare questo nome ad una nazione che è arrivata qui nel VI o VII secolo. È impossibile e inaccettabile".
Nel corso degli anni è diventato chiaro che, per quanto riguarda la disputa del nome, il tempo gioca a favore della Macedonia. Sempre più paesi hanno optato per riconoscere e per rivolgersi alla Macedonia secondo il suo nome costituzionale, al posto del riconosciuto FYROM.
Ma il più grande colpo alla Grecia arrivò nel novembre dello scorso anno, quando alla fine di un controverso referendum che avrebbe potuto destabilizzare il Paese, gli USA riconobbero la Macedonia con il suo vero nome. Giustamente, loro dissero che si trattava di una positiva spinta di cui il piccolo paese aveva bisogno. Gli esperti hanno detto che questo riconoscimento chiude de facto la questione – dal momento che 3 membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU lo hanno fatto.
La macedonia teme che la Grecia possa usare la sua influenza nell’UE e impedire o condizionare la sua prospettiva di integrazione. Alla fine di agosto, irritata per il riconoscimento del nome Macedonia da parte della Polonia, il primo ministro greco, Kostas Karamanlis ha fatto sapere che la Grecia bloccherà la Macedonia nell’UE.
I funzionari dell’UE hanno inserito nel modulo prestampato che la questione del nome ha un carattere bilaterale e riguarda il mandato dell’ONU.
"Ciò che deve adempiere per entrare in UE e la disputa sul nome sono due cose differenti. Abbiamo sempre avuto chiaro, e lo diciamo come titolari della presidenza dell’UE, che la disputa sul nome non è un ostacolo alla membership nell’UE", ha detto durante la sua visita a Skopje Douglas Alexander, il ministro inglese per l’Europa.
Inoltre la UE ha 25 membri, e ognuno di essi ha una sua opinione. Aristotle Tziampiris, docente di relazioni internazionali e autore di tre libri sui rapporti tra Grecia e Macedonia, dice che "è importante vedere cosa accadrà il prossimo novembre quando la Commissione europea darà il suo parere".
""Potrebbe essere ‘sì’, ma potrebbe anche essere un sì con alcune condizioni per il Paese. L’opinione andrà al Consiglio dei Ministri che è il Consiglio che attualmente prende le decisioni", ha detto Tziampiris.
Egli ha detto che "dopo tutti questi anni di negoziati una soluzione dovrebbe essere trovata e dovrebbe esserci un compromesso". Secondo il docente, un eventuale atto di riconoscimento del nome costituzionale da parte di Atene forse non causerebbe in Grecia una reazione simile a quella di 10 anni fa, ma potrebbe definitivamente causare una crisi politica.
"Noi in Grecia siamo estremamente sensibili alla questione che concerne l’antica Macedonia. Per esempio, rimasi molto sorpreso quando venni a sapere che qui Skopje c’è un vino che si chiama "Bukefal" (Buchephalus – cavallo di battaglia di Alessandro il Grande). È difficile per qualsiasi greco… trovare una connessione tra l’antica Macedonia e voi", spiega Tziampiris.
Nel 1996 la Grecia bloccò un piano della compagnia macedone "Pal Air Macedonia" sull’isola di Corfù e dovettero dipingere di nuovo il loro logo dal momento che avrebbe potuto essere offensivo per il sentimento nazionale greco. Proprio il mese scorso è scoppiato il panico a Skopje per via delle esportazioni dei prodotti locali verso l’UE, con l’impiego del logo "MKD" che per un momento sembrava rifiutato dalla Grecia.
Ci deve essere una soluzione definitiva e non fra molto tempo. La cooperazione economica è stata buona e in un certo senso indicativa di come le politiche che facciamo non sono sempre nei nostri migliori interessi. Ci deve essere un compromesso, dice Tziampiris. La Macedonia sente di non avere spazio per il compromesso, la Grecia sente di aver già fatto concessioni importanti.
Per quanto irrazionale possa sembrare, questa questione è stata una seria limitazione per la Macedonia, attraverso la sua breve esistenza indipendente. Ha prodotto il ritardo del riconoscimento internazionale, e un’integrazione ritardata e ostacolata. Ingombra la sua posizione nelle relazioni internazionali dal momento che le controparti spesso sono messe in posizione di scegliere l’amicizia o con la Macedonia o con la Grecia.
La questione dell’identità imperversa ancora nei Balcani anche se, nel resto d’Europa, è oramai demodé
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