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Macedonia: tutti in piazza per la luce

ESM, ERV, ENEL, EON e CHEZ. Quattro colossi interessati alla ESM, l’utility che gestisce l’energia in Macedonia. Il governo ha avviato il processo di privatizzazione ma molti cittadini non ci stanno. Ed hanno organizzzato proteste e blocchi stradali

28/02/2006, Risto Karajkov -

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Entro marzo, quattro rinomate società straniere faranno la loro offerta per l’acquisto di ESM, l’utility (impresa di servizi pubblici) che gestisce l’energia in Macedonia. Le compagnie sono la tedesca ERV, l’italiana ENEL, l’austriaca EON e la ceca CHEZ. Saranno in competizione per quella che è spesso definita "il comparto più prezioso dell’economia macedone". ESM è una società enorme con migliaia di impiegati, vaste proprietà comprendenti la rete di distribuzione nazionale, impianti di produzione elettrica, edifici e un rilavante fatturato, senza menzionare la sua importanza strategica.

C’è però un problema. Sembra che quasi tutti nel paese siano contrari alla privatizzazione, eccetto il governo.

Da almeno due mesi l’associazione di cittadini "Voice for Light", sta organizzando proteste pubbliche. La scorsa settimana ha comunicato alla stampa che stavano ricominciando le proteste a Skopje.

L’associazione si oppone alla decisione del governo di privatizzare la compagnia. Le proteste sono incominciate a Skopje, in dicembre sono stati bloccati i principali nodi del traffico, sono continuate poi in gennaio, spostandosi in altre città – Prilep, Bitola, Ohrid, Kicevo, Kumanovo, Veles, Stip, and Strumica.

"Dal momento che il governo non reagisce alla nostra domanda di fermare la privatizzazione di ESM, abbiamo deciso di continuare con misure più radicali… cioè con nuovi blocchi in alcune parti di Skopje" ha affermato il leader del gruppo Romeo Josifovski, ad una conferenza stampa la scorsa settimana.

Le proteste dovrebbero durare due settimane. I leader di Voice for Light sono soddisfatti del loro lavoro, dicono che vi sia una risposta di massa tra i cittadini. In più manifestazioni di protesta a Skopje il traffico della città è stato paralizzato completamente: l’unico modo per spostarsi nel centro era a piedi.

Raramente un’organizzazione della società civile è riuscita a realizzare proteste di piazza nel paese con tale efficacia. Il governo ha chiesto varie volte di sospendere i blocchi stradali, si è anche mosso rapidamente per realizzare un progetto di legge che vieterebbe le assemblee pubbliche in luoghi sensibili, come di fronte ai palazzi del governo e del parlamento, o in importanti zone per la circolazione stradale.

"Questo è un attacco diretto alla democrazia e causerà solamente futuro scontento tra i cittadini, proibendo le proteste nei luoghi dove potrebbero avere effetto", ha affermato il portavoce dell’associazione, Marina Petrova.

Esperti legali hanno commentato che l’eventuale legge non sarebbe nello spirito della costituzione e che verrebbe bloccata dalla corte costituzionale.

Ma non c’è solo Voice for Light ad opporsi alla privatizzazione dell’utility dell’energia. Un paio di giorni fa 30 partiti dell’opposizione hanno firmato una dichiarazione congiunta che richiedeva un bando sulla vendita di ESM per i prossimi quattro anni.

"E’ chiaro che si tratta di una privatizzazione di speculazione, condotta in modo corrotto. Tutto lo indica: l’asta, la scadenza serrata per completare l’operazione. Per questo ci siamo riuniti per esercitare ulteriore pressione", ha detto il presidente del VMRO-DPMNE, Nikola Gruevski.

Il governo sembra avere una gran fretta di vendere tale compagnia strategicamente importante, proprio a pochi mesi dalle elezioni nazionali del 2006.
Secondo gli esperti, il governo non ha alcuna strategia o visione a lungo termine rispetto alla privatizzazione della compagnia, e procederà alla vendita in maniera assolutamente non trasparente.

"Non c’è bisogno di vendere la ESM. L’insistenza del governo è indicativa della sua politica economica: la maggior parte del denaro finirà nel (suo) budget e nella campagna elettorale", ha affermato la professoressa Natalija Nikolovska ad un dibattito pubblico all’inizio del mese. Ha poi aggiunto che "chi acquisterà l’utility, cercherà solamente di sfruttarla per fare il maggior profitto nel più breve tempo possibile. Le implicazioni socioeconomiche della vendita non li preoccuperanno".

A suo avviso che il rischio che l’operazione porti all’inflazione, perché il prezzo dell’energia ha conseguenze su tutto il resto. "Il vantaggio che ne otterremo sarà troppo piccolo per colmare tutto quello che perderemo" ha concluso.

Secondo la professoressa Olga Gradishka – Temenugova, l’esperienza ha dimostrato che in alcuni settori, come le comunicazioni o l’energia, la direzione statale di un monopolio è un opzione migliore per il paese rispetto al mercato privato, nel conteggio da fare ci sarebbero altri elementi, e non solamente i profitti.

"Il governo deve fissare il prezzo minimo sotto il quale non venderà la compagnia, per avere una previsione di che cosa farà con il denaro, e di che cosa accadrà agli attuali 9.000 dipendenti", ha detto il professor Risto Ackovski. Ha anche sottolineato il fatto che le istituzioni internazionali non insistono sulla vendita e che la privatizzazione di ESM non è una condizione per l’ingresso nell’UE.

Il mese scorso le società in gara hanno effettuato analisi approfondite della compagnia e dovrebbero presentare le loro offerte nelle prossime settimane, ma hanno chiesto una breve proroga dalla data fissata inizialmente il primo marzo.

Secondo diverse fonti, le imprese straniere sarebbero rimaste piuttosto soddisfatte dello stato della compagnia. L’unica preoccupazione è rispetto ai bassi incassi delle entrate della compagnia, che recentemente sono stati calcolati derivare per il 53% da abitazioni private e per il 60% dall’industria. Secondo alcune stime, solo negli scorsi 10 mesi, la compagnia ha avuto una perdita di 18 milioni di euro di entrate non riscosse.

Questo è comunque parte della motivazione del governo a venderla, nonostante chiaramente ci sia molto più di questo. Il governo ritiene che una compagnia privata avrebbe una gesitione molto più efficiente. In altre parole il governo vuole liberarsi non solo dei limiti socioeconomici ma anche di quelli di sicurezza collegati a ESM. In alcune parti del paese la raccolta delle bollette può infatti ancora essere rischiosa.

Secondo gli esperti però gli argomenti del governo non costituiscono di per sé ragioni per la privatizzazione ma piuttosto per cercare una gestione migliore della società.

Alcune recenti stime in "perdita" del possibile valore della compagnia, proprio a poche settimane dalla presentazione delle offerte, hanno avuto un contraccolpo sul dibattito pubblico. La compagnia recentemente ha reso pubblica una stima di circa 150 million euro, che ha causato forti proteste nelle cerchia di governo. La cifra ipotizzata sarebbe stata troppo bassa.

Il governo e l’opposizione hanno allora cominciato con reciproche accuse in merito a presunti tentativi di abbassare il valore dell’utility. Secondo l’opposizione il governo procederà ad una vendita "magra" in cambio di una "grasse" commissioni di qualcuno.

La stampa ha reagito dicendo che "il comparto più prezioso dell’economia macedone" dopotutto non era così preziosa. Ma è stato lo stesso ministro delle finanze Nikola Popovski che in un intervista a Radio Free Europe, è uscito – un paio di mesi fa – con una cifra ancora più bassa: 80 o 100 milioni di euro.

Anche se non è tanto quanto ci si aspettava, è importante (capire) dove andrebbe il denaro della vendita. Inizialmente il governo avrebbe voluto terminare l’autostrada Skopje-Sofia, un progetto fermo da una decina di anni. Proprio recentemente, il Fondo Monetario Internazionale ha raccomandato al paese di non spendere tutto in un unico momento – cioè velocemente e in un singolo investimento.
A meno di una settimana dall’apertura dell’asta di vendita il governo sembra deciso a portare avanti l’operazione senza curarsi delle voci di dissenso, della mancanza di motivazioni, dell’aspra opposizione e delle proteste in aumento.

Quello che le persone temono essenzialmente (e a ragione) è che la vendita l’utility avrebbe costi sociali tremendi. I prezzi dell’elettricità cresceranno e alcune persone non saranno più in grado di pagare le bollette. L’esperienza della privatizzazione della Telecom del paese, che ha portato alla creazione di un disumano e crudele monopolio privato nel settore delle comunicazioni, è ancora troppo pesante e presente. La gente teme che accadrà la stessa cosa con l’energia elettrica. Con una differenza. Hanno imparato a vivere senza telefono, ma si può imparare a vivere senza elettricità?

Il governo sembra non rendersene conto.

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