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Macedonia, tragica telenovela

Una tragica telenovela, un teatrino politico dall’esito cruento e scioccante che segna il minimo storico della democrazia macedone. Enormi le responsabilità dell’ex partito al governo VMRO e del suo leader Nikola Gruevski. Un commento

05/05/2017, Ilcho Cvetanoski - Skopje

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L’assalto al parlamento nella serata di giovedì scorso è l’ultimo degli episodi della crisi politica in stile “soap opera” che sta caratterizzando la Macedonia. Come per ogni telenovela che si rispetti, anche questa lunga catena di eventi è partita con episodi sopra le righe, per poi sfociare in toni assolutamente incredibili.

Il teatrino politico ha preso il via tre anni fa con le proteste degli studenti per poi proseguire con lo “scandalo delle intercettazioni”, i negoziati tra i partiti, la doppia posticipazione delle elezioni anticipate, progredendo in un vero e proprio thriller su chi formerà la maggioranza in parlamento. L’apice è stato però raggiunto con le facce insanguinate dei parlamentari dopo lo scontro di giovedì.

I principali eroi/protagonisti delle vicende sono l’ex primo ministro Nikola Gruevski, leader della VMRO-DPMNE, i suoi compagni di partito e i partner di coalizione, che vedono al primo posto l’ex fedele alleato, il partito etnico albanese DUI (Unione democratica per l’Integrazione).

Il cruento assalto al parlamento è l’evento più scioccante e imbarazzante avvenuto fino ad oggi, un episodio che mina i valori fondamentali della repubblica. Un episodio che certamente non dovrebbe aver posto in un paese che si considera moderno e potenziale membro dell’UE.

Chi ha preparato lo scenario dell’assalto?

L’attacco al parlamento è stato perpetrato dai manifestanti del gruppo ‘civico’ “Per una Macedonia collettiva/comune”. Per più di un mese, il gruppo ha manifestato fuori dal parlamento mentre all’interno la VMRO cercava di impedire – tramite un’interminabile sequela di botta e risposta – l’insediamento della nuova maggioranza parlamentare, la prima dopo 11 anni senza il partito di Gruevski.

Lo scontro al quale si è assistito giovedì sera è stato incoraggiato per mesi attraverso la retorica violenta della classe politica dirigente, diffusa dai media che questa controlla. Dunque, il violento show è il logico risultato di una costante denigrazione e della creazione di un’atmosfera politica e sociale tossica e anti-democratica da parte della precedente maggioranza targata VMRO.

La folla inferocita è stata solo un’arma, ma Gruevski, il “gentleman” che ha premuto grilletto, era altrove. Le sue mosse non potevano che portare alle violenze in parlamento: Gruevksi ha prima avanzato minacce attraverso infinite interviste rilasciate a media compiacenti, per poi invitare i suoi sostenitori a “prendere nelle proprie mani” il destino del paese.

Lo stesso Gruevski durante le proteste dello scorso dicembre, di fronte alla Commissione elettorale centrale – mentre la commissione stava contando e ricontando i voti delle elezioni anticipate che avrebbero definito la nuova maggioranza – ha dichiarato che la società macedone dovrebbe essere sottoposta a un processo di “de-sorosizzazione”. Il finanziere George Soros – incarnazione di tutto ciò che è diabolico agli occhi dei conservatori da questa parte d’Europa – è stato usato a pretesto o simbolo per attaccare quei giornalisti, intellettuali e oppositori che non sostengono le politiche di governo. In pratica, chiunque non sia membro del suo partito o parte della sua coalizione.

Ciò che sciocca maggiormente sono le scuse banali portate dalla VMRO e dal suo leader. Gruevski sostiene di non essere colpevole dell’escalation, ha condannato l’accaduto con toni cavallereschi e chiede indagini immediate sugli scontri. Ragionamento che suona come quello di un bambino senza alcun senso di responsabilità o incapace di comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Oppure di chi considera che tutti gli altri siano dei bambini creduloni.

L’uomo che affoga

Lo scenario utilizzato in passato per mettere alle strette i giornalisti critici, è stato ora usato per infiammare gli animi, col risultato dell’assalto al parlamento. Quando si aggiungono clientelismo, disinformazione, manipolazione di eventi e personaggi storici, non sorprende che la violenza sia stata manipolata per interessi altrui. Questo incidente però non è altro che il disperato tentativo di un uomo che sta annegando per salvarsi dalle conseguenze della propria condotta politica e personale, e l’assalto non ha portato a nulla di buono, né per Gruevski né per la reputazione dello stato.

L’incidente è stato condannato con fermezza dalla comunità internazionale ed ha spianato la strada alla definizione di una nuova maggioranza parlamentare. Lo stesso presidente Gjorge Ivanov, dopo la visita di Hoyt Yee, vice-assistente dell’ufficio degli affari esteri ed euroasiatici del Dipartimento di Stato USA, ha modificato sottilmente la propria retorica. Secondo alcuni esperti, il presidente potrebbe ora assegnare al leader dell’opposizione Zoran Zaev il mandato per formare il nuovo governo: in questa prospettiva, l’impasse verrebbe finalmente superata e le istituzioni tornerebbero a funzionare normalmente. Altri sottolineano che il vantaggio che la VMRO si era guadagnata denunciando la cosiddetta “piattaforma di Tirana”, sta ora rapidamente svanendo: la maggioranza degli elettori di certo non sopporta la violenza verso le istituzioni e lo stato.

Gruevski teme di finire in prigione: presto si capirà se egli sia riuscito a strappare un accordo con la comunità internazionale per evitarla. Resta da capire se la nuova possibile maggioranza favorirà la giustizia tramite azioni penali contro i reati commessi dal tandem VMRO-DUI, o se invece si accontenterà della stabilità, evitando di provocare ulteriori incidenti.

Di certo una seconda “amnistia” per il DUI, dopo quella seguita alla breve guerra civile del 2001, sarebbe un pessimo auspicio. L’opposizione non ha portato alla luce alcun materiale controverso o incriminante nei confronti del partito e del suo leader Ali Ahmeti. E’ fuori dubbio che ad appropriarsi dello stato e delle istituzioni non siano stati solo Gruevski e gli amministratori di secondo livello, ma l’intera coalizione che ha governato e costruito il “leviatano” che ha svuotato lo stato di diritto e si è impadronita dello stato.

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