Macedonia: l’ultima chance di Crvenkovski?
E’ l’unico leader politico macedone ad essere sulla cresta fin dagli anni ’90. Branko Crvenkovski sembra ora arrivato alla sua ultima sfida: le prossime elezioni locali. Per vincerle sembra pronto a tutto, anche stringere la mano ad ex acerrimi nemici
Il 19 luglio scorso i leader dei due maggiori partiti d’opposizione, Branko Crvenkovski, dell’Alleanza social-democratica per la Macedonia (SDSM) e Menduh Thaçi del Partito democratico degli albanesi (DPA) hanno annunciato un accordo elettorale per le elezioni locali, in programma per la primavera 2013.
I media macedoni hanno sottolineato come si tratti della prima coalizione elettorale formale mai concordata da un partito etnico albanese con un partito etnico macedone. Ogni governo in Macedonia, a dire il vero, si basa su una coalizione macedone-albanese, ma la partnership normalmente viene costruita dopo le elezioni, in base ai risultati del voto. Questa volta sta avvenendo il contrario. E’ una “coalizione tecnica”, hanno sottolineato i due leader. L’SDMS non nominerà propri candidati nelle municipalità a maggioranza etnica albanese e vice versa.
Acerrimi nemici
L’accordo ha stupito molti dato che Crvenkovski e Thaçi, in passato, sono stati acerrimi nemici politici. Un’inimicizia anche personale. Ma nel sistema politico-istituzionale macedone le alleanze tra partiti macedoni e albanesi sono da assumere come un dato di fatto.
“Ci siamo scambiati parole pesanti in passato”, ha affermato Thaçi in occasione dell’annuncio dell’accordo elettorale, “ma se oppositori feroci come noi mettono da parte le loro differenze questo significa che il governo attuale ha portato la gente all’esasperazione”. I due leader hanno poi affermato di condividere posizioni simili sull’attuale involuzione democratica della Macedonia, sulla terribile situazione economica e sull’isolamento internazionale in cui sta finendo il paese.
L’accordo è stato il risultato più evidente dell’ ”estate di lavoro” dell’SDSM e rappresenta un avvio precoce ed inusuale della campagna elettorale per elezioni distanti più di otto mesi. I rappresentanti dei social-democratici stanno girando la Macedonia sostenendo che le prossime elezioni non rappresentano solo un voto locale. Secondo Crvenkovski, due volte primo ministro ed una presidente, le prossime elezioni locali rappresenterebbero infatti un vero e proprio referendum sul governo nazionale.
Altre strette di mano
La riconciliazione con Thaçi ha sollevato forse molto polverone, ma è poco a confronto di quello che Crvenkoviski aveva fatto qualche settimana prima. Alla fine di giugno aveva stretto la mano, sancendo così un’altra alleanza elettorale, con il suo vecchio arci-rivale Ljupco Georgievski, ex leader del VMRO DPMNE, partito attualmente al governo, primo ministro tra il 1998 e il 2002 e attualmente leader del Partito della Gente, piccola formazione di destra, una delle molte uscite per scissione dal VMRO DPMNE.
Il loro antagonismo ha caratterizzato la politica macedone degli anni ’90. Il pubblico ancora ricorda i loro dibattiti pubblici, spesso paragonati a incontri di boxe per la loro durezza. Nell’occasione dell’annuncio dell’accordo elettorale sono stati ripescati dai media momenti notevoli di quei dibattiti. Ad esempio quando, alla fine degli anni ’90, Georgievski accusò Crvenkovski di sniffare cocaina, lasciandolo senza parole; nel dibattito successivo Georgievski ribadì il concetto, ma questa volta Crvenkovski non era impreparato e accusò l’avversario di instabilità mentale e di relativi episodi di violenza.
Questi duelli politici sono un vero e proprio relitto del passato. Nell’attuale vita politica in Macedonia il primo ministro Nikola Gruevski è conosciuto infatti per evitare dibattiti pubblici con i propri oppositori ed anche con gli stessi giornalisti. Preferisce, per parlare con il pubblico, eventi organizzati dallo stesso governo, con domande concordate in anticipo, spesso piene di elogi.
Longevità politica
Per tornare al passato, Georgievski riuscì a battere Crvenkovski e occupare la poltrona di primo ministro nelle elezioni storiche del 1998, che rappresentarono la prima alternanza al potere nella Macedonia indipendente. Alla fine del suo mandato, però, Georgievski perse rapidamente il suo credito politico, fallendo il tentativo di ritornare a capo del VMRO DPMNE, che aveva affidato (pensava solo temporaneamente) al suo ex protetto Gruevski e, in secondo luogo, prendendo la cittadinanza bulgara, cosa che causò un’enorme scandalo e di fatto pose fine alla sua carriera politica.
E’ vero che la politica è l’arte del realismo, ma l’accordo di giugno Crvenkovski – Georgievski è stato molto inusuale, anche per gli standard macedoni. “Una foto parla più di migliaia di parole”, si è limitato a commentare cinicamente il primo ministro Gruevski.
Crvenkosvki ha tentato di limitare lo shock nell’opinione pubblica ricordando che con Georgievski, nonostante fossero su posizioni distanti, hanno collaborato durante il conflitto del 2001 e anche prima, nell’adozione della prima costituzione macedone nel 1991. Ciononostante, l’accordo ai più è sembrato bizzarro.
Non solo perché si affiancava ciò che in passato era stato bianco e nero, ma anche per l’apparente disparità tra i partner. Crvenkovski è una “macchina politica” che raramente ha fatto errori e che sta dimostrando una longevità politica ben maggiore di quella di Georgievski. Rimane il leader del principale partito d’opposizione nel paese. Georgievski invece sembra alla frutta. Ha più volte tentato di tornare in auge, fallendo ripetutamente. Di qui la domanda: cosa potrebbe guadagnare Crvenkovski da un’alleanza con Georgievski?
L’ultimo colpo in canna
La risposta probabilmente è legata alla stessa longevità politica di Crvenkovski, che non è a costo zero. E’ stato all’apice della politica macedone praticamente dall’indipendenza. Ha vinto tutto ciò che c’era da vincere. E’ stato un politico di enorme successo. Ma porta con sé il bagaglio pesante dagli anni della transizione e, a parte questo, si avvicina al tramonto anche solo per una questione anagrafica.
Ciononostante sembra non volersi rassegnare. Ha tenuto una presa salda sul proprio partito negli ultimi 18 anni, anche se si è dimesso dalla sua guida diretta negli anni in cui è stato alla presidenza del paese, a causa dei vincoli costituzionali esistenti. In quel periodo è riuscito a tenere a bada numerosi candidati alla sua successione: Vlado Buckovski, bruciato dopo una breve esperienza al governo; Radmila Shekerinska, dimessasi nel 2008 dopo aver perso le elezioni politiche di quell’anno. Quest’ultima rimane comunque una delle possibili eredi di Crvenkovski.
Crvenkovski è l’unico leader politico a sopravvivere in Macedonia dagli anni ’90. Il VMRO DPMNE ha attraversato numerosi cambiamenti al vertice; anche il DPA, con Thaçi che ha rimpiazzato Arben Xhaferi. L’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) attualmente al governo, è nata solo successivamente al conflitto del 2001.
Lo scorso anno Crvenkovski era quasi riuscito a spodestare Gruevski, con un voto politico anticipato. Ha rafforzato la presenza social-democratica in parlamento, ma non ha spodestato l’attuale primo ministro. Quindi l’SDSM è rimasto all’opposizione, sempre più indebolito dalla mancanza di ricambi e di riforma: anemico, senza idee, incapace di produrre un programma politico convincente. E’ la debolezza dell’SDSM che è concausa del crescente autoritarismo del VMRO DPMNE.
Ed è qui da ricercarsi la ragione alla base dei recenti inusuali accordi di coalizione. Crvenkovski ha, probabilmente, solo un ultimo colpo in canna. E lo sa. Se perde le prossime elezioni locali sarà obbligato ad un passo indietro. E’ per questo che ha lanciato una campagna elettorale molto lunga ed ha messo il suo orgoglio ed ego da parte iniziando a telefonare ad antichi nemici per costruire un fronte d’opposizione molto ampio. Anche a rischio di apparire disperato, come per quanto riguarda l’accordo con Georgievski. Tanto disperato da poter risultare controproducente.
In definitiva quanto sta accadendo è il sintomo della debolezza interna del SDSM. Nel corso di due decenni il principale partito di centro sinistra della Macedonia ed un elemento portante del sistema politico del paese non è riuscito a riformarsi ed a produrre un cambiamento interno democratico. Questo lo sta affossando, ma ha anche un effetto che va oltre i destini del partito. E coinvolge l’intero paese. Crvenkovski potrebbe farcela, e vincere le elezioni locali. Ma non sarà dovuto alla sua forza, bensì ad un sostegno in declino all’attuale coalizione di governo.
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