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Macedonia: l’importanza di un anno elettorale

Il 5 luglio gli elettori macedoni sceglieranno il nuovo parlamento. NATO, OSCE e UE avvertono: se il paese vuole continuare il cammino di integrazione, non si devono ripetere i brogli e le intimidazioni del passato

19/06/2006, Risto Karajkov - Skopje

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Sono mesi ormai che la comunità internazionale ripete il ritornello che la futura integrazione internazionale del paese dipenderà dal risultato delle prossime elezioni. La Macedonia è stata premiata con lo status di candidato all’adesione alla UE nel dicembre del 2005, senza che una data fosse fissata per l’inizio dei negoziati. Già a quel tempo fu detto che il prossimo grande traguardo per il paese sarebbe stato la qualità delle prossime elezioni nazionali. La Macedonia deve garantire che le elezioni saranno libere e corrette, dice la comunità internazionale.

Le ultime elezioni macedoni, che si tennero a livello locale nel marzo 2005, furono come al solito giudicate negativamente dai guardiani internazionali del processo democratico: l’OSCE, la NATO, e l’Unione Europea. Bisogna però dire che le loro valutazioni differirono l’una dall’altra. La solita lista di brogli includeva furti di schede, urne già riempite, voti di gruppo, intimidazioni nei confronti dei votanti, firme false sulle liste elettorali. Vicende che si ripetono da un ciclo elettorale all’altro. Di tanto in tanto si verificano incidenti più drammatici con tentativi di intimidazione con armi da fuoco. Qualche tornata elettorale fa ci fu anche una vittima, quando l’attivista di un partito fu ucciso da un proiettile il giorno delle elezioni.

Il segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer ha visitato Skopje la scorsa settimana per ribadire il messaggio. La Macedonia si aspetta un invito ad aderire alla NATO nel 2008, e questo invito dipende dalla qualità del processo elettorale.

"Gli alleati e io abbiamo espresso le nostre preoccupazioni dopo le elezioni locali dell’anno scorso. Ora speriamo tutti che le prossime elezioni siano condotte secondo i più alti standard democratici, che è quello che ci si aspetta da un paese candidato alla NATO", ha affermato de Hoop Scheffer.

Il primo ministro Vlado Buckovski ha promesso a Scheffer che non si ripeteranno le irregolarità dell’anno scorso.

"Sono convinto", ha detto Buckovski, "che con la pressione civica che i cittadini eserciteranno sui politici, verrà creata l’atmosfera necessaria perchè tutti siano pronti ad accettare i risultati."

Un messaggio simile è stato rilasciato dal vice presidente USA Dick Cheney durante l’incontro, agli inizi di maggio, con i primi ministri di Croazia, Macedonia, e Albania a Dubrovnik. Oltre alla partecipazione nelle missioni di pace, il primo compito per la Macedonia sono le prossime elezioni.

Anche i politici locali e analisti continuano ad insistere sul fatto che questa volta tutto deve essere fatto per bene, rafforzando la convinzione diffusa che un eventuale fallimento potrebbe avere gravi conseguenze per il paese. E’ certo vero che gran parte di quanto sta
avvenendo è legato alle modalità con cui la comunità internazionale promuove la democrazia, esercitando cioè forti pressioni su chi deve essere "democratizzato", ma è altrettanto vero che alcune pratiche dello stile tutto balcanico di democrazia non può essere tollerato per sempre.

"Le prossime elezioni in Macedonia sono particolarment importanti e dipenderà dal loro risultato se Skopje potrà sperare di accedere presto ai negoziati per l’accesso", ha detto recentemente a Voice of America il consigliere per la US Helsinki Commission, Robert Hand.

Secondo Christina Hammon, analista della European Stability Initiative, con sede a Washington, le elezioni del 5 luglio sono importanti per due ragioni: per dimostrare la capacità della Macedonia di organizzare elezioni democratiche e trasparenti, e per rassicurare gli europei sul fatto che il paese continuerà per la sua strada euroatlantica indipendentemente dal cambio di governo.

Rappresentanti dell’OSCE hanno visitato la Macedonia a fine aprile e hanno detto di essere stati incoraggiati dalla leadership politica del paese a sperare in, e ad aspettarsi, un processo elettorale corretto secondo tutti gli standard internazionali. Per sicurezza, l’OSCE sta prendendo in considerazione l’idea di mandare una missione di monitoraggio due volte più numerosa di quella per le ultime elezioni, quando 260 osservatori internazionali arrivarono per assistere al processo democratico.

"L’organizzazione delle elezioni parlamentari è un momento cruciale. L’OSCE controllerà le elezioni e invierà una consistente squadra di monitoraggio", ha annunciato il suo presidente Carel de Gucht.

Reagendo alle pressioni internazionali, i partiti politici del paese si sono riuniti all’inizio della scorsa settimana attorno a un codice per le libere elezioni sostenuto dal National Democratic Institute (un’organizzazione noprofit statunitense fortemente coinvolta in programmi di assistenza alla democrazia) e il gruppo locale di monitoraggio delle elezioni "Most".

"Questo è un chiaro segnale per i vostri attivisti e sostenitori politici, e soprattutto per l’elettorato e i cittadini, che non c’è scelta. Le elezioni devono essere trasparenti", ha detto Chris Henshaw, direttore del NDI a Skopje.

Secondo l’ambasciatore della UE nel paese, Ervan Fuere, le elezioni sono la prova chiave per il paese. "Devono riuscire meglio di qualunque altra elezione precedente, devono essere le elezioni più riuscite che il paese abbia mai tenuto", ha dichiarato Fuere.

I macedoni rispondono al ritornello con impegni e promesse. Alcuni dicono che se il paese supera il test, merita di essere premiato.

"Dopo le prossime elezioni generali ci aspettiamo giustamente una data di inizio per i negoziati con la UE, il che fornirà ulteriore appoggio e riconoscimento al nostro impegno", ha detto recentemente il presidente Branko Crvenkovski.

La campagna elettorale è partita il 15 giugno e durerà fino alla mezzanotte del 3 luglio. La maggior parte dei partiti, tuttavia, ha cominciato con intense attività di campagna elettorale ben prima dell’inizio ufficiale. Secondo alcuni analisti questo invia un segnale negativo agli internazionali.

Ci sono 1.741.449 elettori registrati per questa tornata elettorale. Voteranno per 2.700 candidati presenti su 135 liste presentate da 33 partiti. Il voto è conteggiato secondo il modello proporzionale e il paese è diviso in 6 circoscrizioni elettorali.

I due blocchi più forti sono le già note coalizioni tra i Socialdemocratici (SDSM) e l’Unione albanese per l’Integrazione (DUI), ora al potere, da una parte, e VMRO-DPMNE e il Partito democratico degli albanesi (DPA) dall’altra.

Secondo un recente sondaggio di un think tank locale, l’Istituto per la solidarietà, democrazia, e società civile, sarebbero in testa tra i macedoni la coalizione VMRO-DPMNE con il 33,3%, davanti al SDSM con il 25,1, e tra gli albanesi il DUI con il 14,7%, davanti al DPA con il 8,9% dei voti. Tuttavia, secondo il sondaggio il 47,3% dei votanti è ancora indeciso, e il 26% non ha intenzione di votare.

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