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Macedonia, la lustrazione colpisce ancora

In Macedonia si torna a parlare di lustrazione. Ma il processo originariamente volto a far pulizia nei pubblici uffici di collaboratori dei servizi segreti comunisti rischia oggi di diventare sempre più uno strumento per annullare gli avversari politici

12/04/2012, Risto Karajkov - Skopje

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In Macedonia la lustrazione torna alla ribalta dell’agenda politica nazionale. Il processo originariamente volto, come altrove in Europa dell’Est, ad espellere dai pubblici uffici i collaboratori della polizia segreta comunista (spie e informatori) è oggi diventato uno strumento di repressione nei confronti degli avversari politici.

La scorsa settimana la Corte costituzionale ha sospeso diversi articoli della controversa legge sulla lustrazione. Secondo quanto deciso dalla Corte, la legge deve fare esclusivo riferimento al periodo del comunismo. A seguito dell’adozione della nuova costituzione democratica nel novembre del 1991, la lustrazione non è infatti stata più necessaria, essendo quello macedone diventato un sistema basato sullo stato di diritto e sulla democrazia. La corte ha anche posto un divieto alla lustrazione di giornalisti, attivisti delle ONG, preti e funzionari pubblici non più in carica.

Questa è la seconda volta in cui la Corte costituzionale ha dovuto limitare l’ambito temporale della lustrazione al periodo precedente al 1991, anno in cui ha visto la fine il regime comunista. La prima volta fu nel marzo 2010, quando abrogò la disposizione originaria della legge che disponeva il sanzionamento dello spionaggio fino al 2008. Tale decisione ha incontrato forti opposizione e critiche pubbliche da parte della VMRO, partito oggi al governo a Skopje.

Poco tempo dopo, nel febbraio 2011, in parlamento privo di opposizione (che aveva boicottato l’aula sin da gennaio) la VMRO ed il suo partner di coalizione, l’albanese Unione Democratica per l’Integrazione (DUI), hanno approvato gli emendamenti alla legge, e ne hanno esteso la portata, questa volta fino al 2019. Le disposizioni sono state drasticamente estese a giornalisti, attivisti delle ONG e sacerdoti, facendo leva sull’interesse pubblico di tali professioni. La legge è stata prontamente sollevata dinnanzi alla Corte costituzionale, la quale si è espressa in merito la scorsa settimana. La sentenza della Corte, pur non essendo definitiva, è stata direttamente messa in discussione dal leader del VMRO, il primo ministro Nikola Gruevski, secondo il quale a fine gennaio le spie della polizia politica del passato regime avrebbero fatto pressione sulla corte affinché giungesse ad una tale decisione.

Dall’indipendenza del 1991 sino all’attuale governo a guida VMRO, tutti i politici macedoni si sono attenuti alla legge non codificata, ispirata al principio della separazione dei poteri, in base al quale “le decisioni della Corte costituzionale non possono essere messe in discussione”. La VMRO venne meno a tale principio nel 2009, attaccando duramente la Corte quando essa rifiutò la proposta di introdurre l’educazione religiosa nelle scuole.

Braccio di ferro tra governo e Corte costituzionale

Di fatto, nel momento in cui la corte stava per emettere la propria sentenza la scorsa settimana, la VMRO ha varato un nuovo pacchetto di proposte per modifica della legge di lustrazione, la quale avrà l’effetto di annullare le decisione emanata in merito ai limiti temporali. La nuova proposta del VMRO auspica l’estensione della lustrazione sino al 2006, l’anno in cui il primo ministro Gruevski assunse il proprio incarico. Gli esperti legali non concordano sulla legittimità della tendenza, da parte del governo, a riproporre ed emanare disposizioni già rigettate dalla Corte costituzionale. Mentre alcuni ne contestano la legittimità, altri ritengono pienamente conforme alla legge il fatto che la Corte possa continuare a revocare una certa disposizione e che governo e maggioranza parlamentare possano continuare a ri-emanarla.

In ogni caso, a parte il dibattito sulla costituzionalità tecnica del processo, è chiaro a tutti che il governo si sta direttamente scontrando con la corte costituzionale. In altre parole, il potere esecutivo sta cercando di oscurare quello giudiziario. Significativo è che nella denigrata e tormentata democrazia macedone degli ultimi anni la corte sia riuscita a resistere così a lungo. Sorge spontaneo chiedersi quante pressioni sia ancora in grado di sostenere.

Oltre a voler perentoriamente estendere il processo al periodo successivo al 1991, i nuovi emendamenti alla legge dispongono che i documenti sulle spie dei servizi comunisti siano pubblicati on-line. Secondo la VMRO ed il primo ministro Gruevski, una tale pratica garantirebbe una maggiore giustizia. Questi sostengono che, finora, la legge abbia messo a tacere la commissione incaricata del progetto, e non le persone sulle quali stava investigando. La commissione non ha potuto pubblicare i file, e si è permesso che i sospettati di lustrazione apparissero liberamente sugli schermi tv, mostrando “le carte” a sostegno della propria innocenza, quali vittime di un linciaggio politico. La trasparenza è buona cosa, ma ci si deve chiedere quanto trasparente sarà la commissione nel decidere cosa verrà pubblicato in internet. Al momento, la commissione non ha mostrato di avere molta credibilità tra il pubblico. I due principali lustrati erano tra i più ferrei oppositori all’attuale governo VMRO. Il primo è l’ex presidente della Corte costituzionale, Trendafil Ivanovski, ed il secondo un portavoce di aspre critiche nei confronti del governo, Vladimir Milcin, direttore del Fondo Soros in Macedonia.

Altra importante parte delle notizie contenuta nel pacchetto è l’idea di estendere la lustrazione ai cosiddetti oligarchi della transizione, ovvero, persone che hanno tratto beneficio dal processo di privatizzazione avviato negli anni ’90. In altre parole, uomini d’affari. Rispondendo alle domande postegli in merito, il primo ministro Gruevski la scorsa settimana si è riferito a queste persone come personaggi cruciali in una fase critica della transizione, quando 5 miliardi di euro di capitale pubblico vennero privatizzati in cambio di un prezzo simbolico, e 200mila persone rimasero senza impiego. Gruevski ritiene che sia importante capire se alcune di queste persone si siano arricchite grazie ad una collaborazione con i servizi segreti (vicenda nota e documentata altrove in Europa dell’Est). Mentre nel settore del business non ci si è ancora espressi in merito, alcune analisi hanno intravisto nella proposta un’agenda di stampo vendicativo. Alcuni esperti legali hanno definito l’idea come “perversa”. Non è ancora chiaro se la lustrazione degli oligarchi potrebbe portare solo al discredito pubblico o se potrebbe anche compromettere le loro attività economiche.

Dilazionata al punto da risultare probabilmente non più necessaria, la lustrazione in Macedonia non ha portato a nulla, se non a dimostrare lo stato di frustrazione in cui versa la democrazia nel paese. Rivolgendosi esclusivamente contro gli oppositori di regime, la legge si è trasformata da uno strumento di protezione delle libertà civili della società nel suo esatto opposto

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