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Macedonia: il grande saccheggio

Un vero e proprio saccheggio: centinaia di preziose icone sono state rubate nei mesi scorsi da piccole chiese rurali della Macedonia. Alcune sono state rinvenute in Albania, pronte a finire sul mercato  internazionale

23/10/2013, Kiro Kiproski -

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(Pubblicato originariamente da Utrinski Vjesnik il 13 ottobre 2013, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC)

Centinaia di icone di valore inestimabile, tra le quali alcuni capolavori di maestri celebri come Dičo Zograf, sono state rubate, in Macedonia, dall’inizio dell’anno. Ne sono state sottratte 52 dalla sola chiesa dei SS. Pietro e Paolo nel piccolo villaggio di Tresonče, nella regione di Maloreka, altre 34 nella chiesa di S.Giorgio di Lazaropole, nello specifico opere di Dičo Zograf e altre 17 nella chiesa di San Nicola a Beličica, delle quali due letteralmente sradicate dall’iconostasi.

Il protopope Boge Bogoeski spiega che i furti di oggetti sacri sono divenuti frequenti negli ultimi 3-4 anni, sia nelle chiese che nei monasteri. A suo avviso i ladri operano da soli. Si limitano a rubare l’argento o gli oggetti facilmente convertibili in contanti. Per diminuire i furti subiti, padre Bogoeski ritiene sia necessario introdurre pene più severe per chi si macchi di furti ed atti di vandalismo.

Fede rurale

Nel comune di Gostivar vi sono 66 chiese, 8 monasteri e 17 cappelle. I sacerdoti di Gostivar sono responsabili degli edifici religiosi del comune di Gostivar, Vrapčište, Mavrovo-Rostuše e del vasto territorio montano di Mavrovo-Polosko e della zona di Rekanska.

Qualche mese fa, all’alba, alcune persone che abitano vicino alla cattedrale di Nostra Signora di Gostivar, in pieno centro, hanno visto due ladri smontare le sue grondaie in rame. I due probabilmente hanno anche sottratto le offerte dei fedeli nelle chiese di S.Petka sempre a Gostivar e di S.Dimitri e S.Marena a Zubovce.

Dopo questi furti ripetuti le istituzioni ecclesiastiche si sono decise ad assicurare una presenza maggiore nelle chiese, in particolare nel pomeriggio e alla sera, quando non sono previste funzioni religiose. Hanno inoltre intenzione di installare maggiori protezioni a porte e finestre. La chiesa di San Nicola nel villaggio di Vrben è anche dotata di videosorveglianza, come, da poco, anche quelle di S.Petka et SS. Pietro e Paolo a Galičnik.

“In questi ultimi otto mesi sono stati compiuti undici furti rilevanti in altrettante chiese ortodosse di Gostivar e della regione. In tre di queste sono state sottratte icone, in altre otto sono stati sottratti oggetti in argento e le offerte. Il valore delle 105 icone sottratte sino ad ora è inestimabile, perché si tratta di capolavori antichi”, spiega Marjan Josifovski, portavoce della polizia di Tetovo.

Secondo le denunce raccolte dalla polizia, anche le chiese del comune di Trnica hanno subito furti come quelle dei villaggi di Vrutok, Zdunje Balindol, Zelezna Reka, Gorna Gonovica, Sretkovo e Gorna Banica, nella regione di Gostivar. Marjan Josifovski ammette che non si è ancora stata fatta luce su nessuno di questi furti. Ciononostante la polizia afferma di disporre di alcune informazioni sugli autori di questi furti e sulle modalità con cui operano.

Le icone in deposito

Per far fronte alla minaccia che incombe su un patrimonio unico, e in accordo con il Centro per la protezione del patrimonio culturale di Struga e con il metropolita Timotej, le icone provenienti da varie chiese della regione sono state depositate presso il Monastero di S.Giovanni di Bigorski. “Non si tratta di una soluzione definitiva. Come monastero abbiamo fatto solo quanto ci era possibile: mettere a disposizione i nostri locali per lo stoccaggio temporaneo delle preziose icone”, precisa l’archimadrita Partenij, abate del monastero.

Quest’ultimo sottolinea inoltre il cattivo stato della maggior parte delle icone temporaneamente in deposito nel monastero di Bigorski. Occorrerebbe intervenire direttamente su alcune di loro con un restauro per preservarle. Le istituzioni per la protezione dei monumenti culturali sono state informate di questa esigenza impellente.

Anche numerose chiese della regione di Mijak si trovano in una situazione precaria. Le istituzioni competenti dovrebbero adottare rapidamente provvedimenti per la loro protezione e restauro e fornire di sistemi avanzati di antifurto le principali chiese della regione come quella di S. Giorgio Vittorioso di Lazaropole, S. Arcangelo Michele di Bituše, quella di S. Achille di Larissa a Trebište, o la chiesa della Vergine Maria a Struga.

Secondo l’Archimandrita Partenij sarebbe comunque auspicabile che le opere preziose restino nella regione d’origine. “In quest’ottica la nostra comunità monastica ha proposto di creare un museo che potrebbe avere sede nel villaggio di Bituše, dove vi sarebbero locali adatti a tal fine, di proprietà del monastero di Bigorski”, spiega.

Albania

Sette icone sottratte nella regione di Struga sono state ritrovate recentemente a seguito del sequestro di oltre mille tra icone, affreschi preziosi e oggetti sacri preziosi a casa di due ricettatori in Albania. La conferma è arrivata il 10 ottobre scorso da parte del metropolita di Debar e Kičevo Timotej.

Si tratta di icone molto importanti: quelle della Vergine Maria, di Gesù Cristo e di San Nicola della chiesa di San Nicola a Radozda; quella di San Atanasio il Grande della chiesa del villaggio di Burinec; di due icone di Gesù Cristo e della Vergine Maria della chiesa del villaggio di Selci e infine di un’icona raffigurante Gesù Cristo della chiesa del villaggio di Modrič.

I direttori dell’Istituto e del Museo Dr Nikola Nezlobinski di Struga hanno confermato che le icone in questione si trovano attualmente in Albania, dove erano destinate alla vendita illegale nel mercato d’arte internazionale.

“Siamo riusciti ad identificarle con certezza: si tratta proprio di sette icone rubate in Macedonia. Questo lascia supporre che riusciremo a identificare numerose altre icone una volta che i nostri esperti potranno recarsi in loco per visionare le opere. Credo riusciremo ad identificarne molte altre. Tutte le nostre valutazioni e ipotesi che ci portavano a credere che le opere fossero state portate in Albania si sono rivelate esatte”, spiega un esperto coinvolto nelle identificazioni.

Secondo il metropolita Timotej, già da un po’ di tempo, la chiesa e altre istituzioni responsabili del patrimonio culturale della Macedonia sospettavano che gli oggetti religiosi fossero finiti nel paese vicino. “Da più anni la diocesi di Debar e Kičevo lavora ad un inventario completo di questo ricco patrimonio. Non si tratta solo di creare un registro numerato ma anche una serie di fotografie che serviranno di referenza per identificare gli oggetti che venissero rubati. Sino ad oggi abbiamo registrato più di 400 icone, ma il lavoro non è ancora terminato. Nel frattempo però noi conosciamo bene le nostre chiese, e quello che viene a mancare”, ha affermato il metropolita.

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