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Macedonia: il diritto all’aborto

Una coalizione di Ong sta facendo appello al nuovo governo macedone per eliminare le limitazioni all’aborto adottate dal precedente governo a guida VMRO DPMNE

06/10/2017, Sinisa Jakov Marusic -

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(Pubblicato originariamente da Balkan Insight il 2 ottobre 2017)

Una coalizione di Ong, la Piattaforma per l’Eguaglianza di Genere, ha fatto pressione sul nuovo governo macedone, eletto a maggio, per cancellare i cambiamenti fatti nel 2013 alla legge sull’aborto dai suoi predecessori conservatori che, a detta degli attivisti civici, hanno indebolito i diritti delle donne nel paese.

Le Ong chiedono venga approvata una nuova legge – o emendata l’esistente – e che venga ritirato immediatamente un regolamento sull’aborto adottato dal ministero della Salute nel 2014.

Quest’ultimo indica al personale sanitario metodi per dissuadere le donne dall’abortire, mostrando loro immagini dei loro feti o in alcuni casi, facendo ascoltare la registrazione di un battito di cuore.

La legge attualmente vigente, approvata nel 2013 dal partito VMRO DPMNE, allora al potere – nonostante le proteste in strada da parte di attivisti per i diritti umani – non aveva portato al divieto totale di aborto in Macedonia. Aveva però reso la procedura più difficile introducendo, tra le altre cose, una richiesta di aborto scritta obbligatoria, che può anche essere rigettata, e introducendo un periodo di attesa di tre giorni nei quali la donna avrebbe potuto ritornare sui propri passi nel caso in cui avesse optato per l’interruzione di gravidanza.

"Abbiamo testimonianze da parte di molte donne che dicono di aver avuto esperienze negative con le nuove regole e che ritengono che con queste procedure gli operatori sanitari violino il loro diritto alla libera scelta", sottolinea Dragan Drndarevska di HERA, Ong parte della piattaforma.

Gli attivisti vogliono che il governo vieti permanentemente la trasmissione di messaggi pubblicitari anti-abortivi commissionati dall’ultimo governo VMRO DPMNE e qualsiasi altro materiale di propaganda simile.

Il precedente governo aveva lanciato una campagna chiamata “Scegli la Vita” per promuovere le limitazioni all’aborto.

Al contrario, gli attivisti chiedono più soldi investiti nell’educazione sessuale e per aumentare la consapevolezza sui moderni metodi contraccettivi.

Il ginecologo Gligor Tofovski ha dichiarato che le attuali disposizioni sono sbagliate: "Si spendono 3 milioni di euro in una campagna che va contro i diritti delle donne e che stigmatizza le donne che vogliono porre termine ad una gravidanza mentre allo stesso tempo si spende dieci volte di meno per salvare e tutelare la salute delle madri e dei loro bambini. Non deve accadere di nuovo".

Tofovski ha aggiunto che sebbene le statistiche evidenzino un declino nel numero degli aborti da quando le presenti disposizioni sono state adottate, il numero degli aborti illegali – e quindi più pericolosi – è probabilmente cresciuto.

Anche il numero di aborti tra i minori è cresciuto da circa 100 nel 2008 a 217 nel 2015, ha aggiunto Tofovski.

I cambiamenti alla Legge sulla Interruzione della Gravidanza nel 2013 erano stati adottati frettolosamente con una procedura abbreviata in parlamento che non ha lasciato tempo per un dibattito esteso.

Si era allora protestato di fronte all’edificio del parlamento in Skopje. Il partito VMRO DPMNE, allora al potere, incluse le sue deputate donne, aveva però insistito sul fatto che le nuove norme non avrebbero ridotto i diritti delle donne. "La legge è diretta alla protezione e alla cura delle donne e alla loro salute mentale e riproduttiva", aveva affermato nel 2013 l’allora deputata del VMRO DPMNE Suzana Anova.

La legge originale sull’aborto in Macedonia, datata 1976, lasciava decisioni chiave sull’aborto alle donne e ai medici.

Gli attivisti ora si augurano che il nuovo governo guidato dai Social-democratici dell’SDSM, che si erano opposti ai cambiamenti nel 2013, torni alle misure vigenti in passato.

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