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Macedonia: il caldo abbraccio della Bulgaria

Nell’area balcanica il desiderio delle annessioni sembra non essersi sopito. Dopo il desiderio di una "Grande Croazia", di una "Grande Serbia" e di una "Grande Albania" ci si chiede se anche le politiche bulgare nei confronti della Macedonia sono un indicatore della persistenza delle sue antiche rivendicazioni territoriali o se si tratta soltanto di intenzioni amichevoli.

03/02/2005, Redazione -

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Di Albena Shkodrova da Sofia, 21 gennaio 2005

Traduzione a cura di Cristian Roner, Osservatorio sui Balcani

A giudicare dalle apparenze, la Macedonia si compiace di intrattenere tranquille relazioni con la Bulgaria. Non esistono né la recente eredità della convivenza con altre nazioni, nate dalla dissoluzione della Yugoslavia, né la spiacevole questione sul nome "Macedonia", che ha rovinato le relazioni con la Grecia per oltre un decennio.

Questa finora è la relazione con Sofia, che aveva sollevato alcune delle più ardue controversie riguardo l’esigenza della Macedonia di venire trattata come uno stato sovrano, la popolazione del quale ha la sua propria identità e la sua lingua.

Se si scava solamente un po’ sotto la superficie, alcuni aspetti della politica ufficiale bulgara sembrano essere basati sul presupposto che la Macedonia non sia altro che una parte che si è accidentalmente staccata dalla madrepatria. Folle accalcate di studenti macedoni – incoraggiati a dichiarare una identità bulgara – stanno studiando nelle Università della Bulgaria. I Bulgari sono riluttanti a riconoscere la lingua macedone come distinta dalle loro.

Queste anomalie possono seccare i Macedoni, ma esse nascondono intenzioni espansionistiche o sono solamente il risultato dell’inerzia burocratica, che ha fallito nel cambiamento dei vecchi metodi?

Una Storia contestata

Da quando il referendum del settembre 1991 le ha riconosciuto l’indipendenza da quella che era la Federazione Socialista di Yugoslavia, l’identità macedone ha avuto una durata incerta. I Greci rifiutarono di permettere allo stato di venire chiamato "Macedonia" (a causa delle sue derivazioni storiche) e le divisioni etniche all’interno del Paese sono state evidenziate dal breve conflitto tra la comunità albanese e quella macedone nel 2001.

Se oggi nessuno contesta pubblicamente la legittimità dell’identità macedone, c’è ancora qualcuno che realmente non crede che i Macedoni, come popolo, possano farcela come nazione slava separata.

Questo punto di vista è forte specialmente in Bulgaria, dove molti ritengono in buona fede che i loro vicini sono bulgari nel profondo. Questa convinzione è radicata nella storia tortuosa dei Balcani, sia in quella medievale che in quella moderna, che ha condotto a varie interpretazioni.

Il ruolo della Storia è importante, dal momento che essa può spiegare i profili e le risonanze delle relazioni correnti tra Macedonia e Bulgaria.

Le radici di quella che dagli anni Novanta è chiamata "Questione Macedone" affondano profondamente nella Storia.

Geograficamente, il nome "Macedonia" fa riferimento ad un’area ora divisa tra la Grecia, la Bulgaria e lo stato macedone. Durante il dominio ottomano essa venne divisa in tre province e divenne una delle regioni più cosmopolite dell’impero con una complicata mappa etnica e religiosa.

La battaglia moderna sulla Macedonia iniziò dopo la guerra russo-turca nel 1878, quando i Russi vittoriosi dettarono le condizioni con il Trattato di Santo Stefano, che obbligava i Turchi a cedere gran parte della Macedonia al nuovo stato bulgaro, stabilito sotto la protezione della Russia.

Mentre i Bulgari furono soddisfatti le altre potenze non lo furono. Stabilirono di dar vita ad una "Grande Bulgaria" sotto il controllo della Russia e riuscirono ad imporre i maggiori cambiamenti di confine durante il successivo Congresso di Berlino, che decise il ritorno della Macedonia sotto il dominio ottomano.

La Bulgaria non rinunciò comunque alle sue rivendicazioni, imbarcandosi in altre due guerre con i suoi vicini nel 1912 e nel 1913 dai risultati disastrosi, dal momento che gran parte della Macedonia cadde sotto il dominio della Serbia e di quello della Grecia.

Dopo questi rovesci, la Bulgaria mantenne una condotta di basso profilo riguardo la Macedonia per tutti gli anni Venti e Trenta. Sofia fece un altro tentativo di annessione del territorio macedone durante la Seconda Guerra Mondiale, quando, per l’appoggio fornito alle forze dell’Asse, lo ricevette come ricompensa.

Inizialmente i Macedoni salutarono la legge marziale imposta dai Bulgari come una salvezza dopo vent’anni di governo dei Serbi, ma rapidamente si disillusero, dando vita ad un movimento di resistenza alleatosi con i partigiani comunisti yugoslavi di Josip Tito.

Dopo la vittoria di Tito in Yugoslavia, il nuovo regime comunista in Bulgaria inizialmente cooperava con i movimenti per la creazione di una Repubblica Macedone all’interno della Yugoslavia ed ha aiutato a fornirle le giustificazioni storiche alla sua esistenza. Questo fu l’inizio di un nuovo lungo processo di scrittura e di riscrittura della storia, che ora ha lasciato drammatiche differenze tra i libri di storia dei due Paesi.

I Bulgari hanno fermato i giochi nel 1948, dopo la rottura dei rapporti tra Tito e Stalin e, durante gli anni Sessanta, le autorità bulgare ritornarono alla convinzione che le due nazioni erano etnicamente omogenee.

La Macedonia si emancipa

Iniziò una nuova era con la disintegrazione della Yugoslavia, l’indipendenza ottenuta nel 1991 e l’emergere del partito nazionalista VMRO-DPMNE, che, secondo alcuni, avrebbe tendenze pro-bulgare.

Mentre la decisione del nuovo stato di chiamarsi "Macedonia" e di usare altri antichi simboli ellenici – ad esempio il sole nascente impresso sulla bandiera nazionale e simbolo di Alessandro Magno – provocò l’ostilità della Grecia, la Bulgaria non ebbe alcun tipo di scrupolo e riconobbe immediatamente la repubblica che si era dichiarata indipendente.

La maggior parte dei Bulgari sembrava avere accettato il fatto che un secolo di sviluppo separato ha portato alla formazione di un diverso spirito nazionale nei loro vicini.

Oggi nessun movimento politico serio ha la "Questione Macedone" nella sua agenda. Persino il partito bulgaro VMRO, storicamente fondato sulla battaglia per la riunificazione dei due stati, ritiene che l’ unica risposta di lungo periodo risiede nella più ampia integrazione nell’Unione Europea.

Ma mentre Sofia ha gradito l’esistenza di uno stato macedone, non significa che ci sia stato un profondo cambiamento verso l’accettazione di una nazione separata con una sua lingua. A parte il pesante bagaglio del passato, la Bulgaria non vuole innervosire la sua regione occidentale di Pirin, che alcune versioni definiscono come una storica regione macedone con una popolazione etnicamente differente dagli altri Bulgari.

Istruzione: intenzioni nascoste?

Una delle aree chiave nella quale tutta questa storia sta giocando un ruolo importante è la formazione di più alto livello. I Macedoni trovano aperte le porte delle Università bulgare – ma questo ad un prezzo.

Lenche, studentessa che viene da Skopje, sta frequentando il quarto anno all’Università. Ma come un numero crescente di suoi connazionali, non sta studiando in patria. Sta invece frequentando l’Accademia Nazionale delle Belle Arti bulgara.

Lenche è soltanto una di una ondata di giovani ragazzi che stanno sfruttando gli speciali vantaggi concessi dal governo bulgaro a favore dei cittadini macedoni. Attualmente tra 700 ed 800 macedoni ogni anno vengono a studiare in Bulgaria, beneficiando di una serie di borse di studio offerta dalla Bulgaria. In totale ci sono circa 3.500 studenti macedoni in Bulgaria – ciò equivale a circa un terzo dei 31 mila ragazzi che appartengono alla popolazione studentesca in Macedonia.

Questi numeri stanno a rappresentare una svolta esorbitante. Dieci anni fa non c’erano più di trenta Macedoni che stavano studiando in Bulgaria. Le Università di Belgrado erano ancora le destinazioni più prestigiose e più popolari. Ma dopo la dissoluzione della Yugoslavia, la Serbia ha perso la sua attrazione e le sue Università vengono sostituite sempre più da quelle bulgare.

Alexander Popov, il responsabile ufficiale per gli studenti macedoni in Bulgaria presso il Ministero dell’Istruzione bulgaro, ha rilevato il cambiamento di tendenza con una certa soddisfazione. "Dieci anni fa le nostre Università attiravano i Macedoni che era impossibilitati a trovare la qualificazione in un sistema di alta formazione in patria" – dice – "Ora considerano prestigioso venire a studiare a Sofia".

Ma un importante dettaglio di questa generosa politica è rappresentato dal fatto che la maggior parte dei benefici economici è pensata per i Macedoni che si dichiarano appartenenti all’etnia bulgara e tutti gli studenti devono dimostrare di aderire alla versione della Storia che viene presentata nei libri di testo bulgari.

Gli studenti classificati come appartenenti all’etnia bulgara all’estero vengono autorizzati ad usufruire di una serie di concessioni che li incoraggiano a studiare in Bulgaria. I Macedoni possono competere per qualcosa come 300 sistemazioni statali e coloro che si sono esplicitamente dichiarati etnicamente bulgari possono godere di un migliore trattamento rispetto a tutti gli altri con il 50 per cento delle sistemazioni loro riservato. Questa categoria può inoltre studiare senza diventare parte della quota e sborsando attualmente il 30 per cento di quello che normalmente pagano gli studenti stranieri.

Le procedure per stabilire che uno studente è di origine bulgara sono alquanto "liberal". Dal 1993, quando gli studenti macedoni cominciarono ad arrivare in Bulgaria, fino al settembre 2004, gli studenti non erano obbligati alla presentazione della documentazione probante. Il Ministro dell’Istruzione bulgaro considerò il fatto che poteva essere difficilissimo per gli studenti ex yugoslavi produrre questo tipo di documentazione. E non li ha perciò costretti a fornire una prova di appartenenza etnica.

Questa linea politica cambiò nel 2004, in parte anche a causa di servizi giornalistici che rivelavano come alcuni studenti non slavi stavano beneficiando di sussidi concessi dal governo ma destinati agli "etnicamente bulgari". Ora ai candidati si richiede l’invio della documentazione, come ad esempio una dichiarazione giurata oppure una lettera di qualche organizzazione rappresentante i Bulgari all’estero e considerata come accettabile, tuttavia i vincoli rimangono allentati.

Guadagnare un posto nella Storia

Una fase importante del processo di ammissione dei candidati comprende prove di Letteratura e Storia.
Dato che la verità storica è tradizionalmente un campo di battaglia, i test costituiscono una sfida per i Macedoni che hanno dovuto ripassare sui libri di storia bulgari, i quali raccontano una versione diversa della Storia rispetto a quella insegnata in Macedonia.

Poiché la versione ufficiale dei bulgari ritiene che la popolazione macedone è stata veramente bulgara almeno fino a quando non entrò a far parte della Federazione Yugoslava, questo requisito può essere visto come un incoraggiamento a dichiarare origini bulgare.

Popov nega che la politica del Ministero dell’Istruzione sia discriminatoria "Hanno avuto l’occasione di studiare la storia bulgara e questo è richiesto a tutti i candidati di tutti i Paesi." – dice – "Nessuno richiede a quegli studenti di credere in ciò che scrivono".

La maggior parte degli studenti macedoni intervistati da IWPR ha dichiarato di non percepire pressioni per assimilarsi o per cambiare la loro identità etnica. "Nessuno ha mai messo in discussione la mia identità nazionale qui in Bulgaria" dice Alexandur Nancev che proviene da Strumica (Macedonia orientale) e sta seguendo la formazione da insegnante alla St. Kliment Ohridski University di Sofia.

Allo stesso tempo alcuni studenti si trovano meno a loro agio con le procedure che richiedono l’ammissione alla "identità bulgara".

"Io non credo che la moderna società bulgara desideri o tenti di assimilare i Macedoni, ma certamente le procedure e le pratiche richieste dallo Stato sembrano avere proprio questa conseguenza." dice Lenche aggiungendo che chi ha dichiarato l’identità bulgara lo ha fatto volontariamente.

Ramificazioni politiche

Le autorità bulgare insistono che non c’è malafede nel loro desiderio di concedere opportunità di studio.
Popov, del Ministero dell’Istruzione, ha insistito che a livello politico la posizione ufficiale non è diversa dall’accoglienza che la Grecia e l’Ungheria riservano agli studenti stranieri che appartengono alle loro rispettive nazionalità.

Un suo collega presso il Ministero, Venko Bozhanov, del "Department for graduates and postgraduates" concorda dicendo: "L’Unione Europea tollera questo comportamento. Gli appartenenti alle comunità etniche senza dubbio possono rimanere leali cittadini dei loro rispettivi stati, ma possono anche rappresentare dei ponti tra gli stati."

Ma in Macedonia i sospetti rimangono. Alcuni politici e media hanno suggerito più volte che lo stato bulgaro coltiva intenzioni nascoste di "bulgarizzazione" e, recentemente, di "riunificazione".

Aneta Serafimova, docente di Studi Medievali all’Università di Skopje, afferma che la Bulgaria sta strumentalizzando la Storia per giustificare la sua politica, aggiungendo che: "Lo scopo di questa politica è l’assimilazione della nazione macedone. Non c’è nessuna storia che concede ad uno stato il diritto di manipolare il destino della popolazione dello stato vicino."

Serafimova accusa la Bulgaria: abusando dei vantaggi che gli concede la prospettiva di adesione all’Unione Europea, sta offrendo i benefici di una economia in crescita che godrà di un futuro accesso ai mercati del lavoro dell’Europa ai quali – lei pensa – i giovani macedoni difficilmente sapranno resistere. "Sofia sta perciò mettendo in pratica un metodo di assimilazione ben conosciuto e si sta comportando in maniera veramente disonesta" conclude.

Fonti appartenenti alla polizia macedone hanno dichiarato a IWPR che potrebbe essere un errore chiudere gli occhi di fronte alle attuali politiche bulgare. "Noi non possiamo impedire a quelle persone di andare a studiare in Bulgaria, ma dobbiamo sapere come si comportano e rimanere allerta" dice una fonte.

"Sono un po’ nervosa perché la polizia macedone tende a creare problemi alle persone che stanno studiando in Bulgaria e alle loro famiglie" come ha detto una studentessa a IWPR

Lei ha continuato dicendo di essere stata convocata alla stazione di polizia del suo paese in Macedonia, per spiegare perché se ne era andata a studiare in Bulgaria: "Io spiegai che non avevo i soldi per andare ad Oxford", "Mi meraviglierei se la polizia facesse la stessa domanda alla gente che va a studiare a Vienna" aggiunge.

Lo staff del Ministero dell’Istruzione bulgaro racconta che gli studenti sono continuamente interrogati dalla polizia in Macedonia. Tuttavia, Goran Pavlovski, il portavoce del Ministero degli Interni macedone, dice a IWPR che la polizia "non può convocare le persone che stanno studiando in Bulgaria" e che comunque "il Ministero convoca tutte quelle persone coinvolte in attività che richiedono un controllo di sicurezza" dice.

Nel tentativo di evitare questo tipo di problemi, nel 1996 i Bulgari hanno introdotto un nuovo sistema di quote per i cittadini macedoni, indipendentemente dall’origine etnica. "Lo scopo è quello di risparmiare agli studenti di etnia macedone qualsiasi preoccupazione in patria" dice Bohzanov.

Gli studenti macedoni che vogliono andare a Sofia sono trattenuti o dai requisiti di identità etnica imposti dai Bulgari o dalla ostilità che ricevono in patria. "E’ ridicolo pensare che loro possono fermare il processo" dice uno studente ad IWPR riferendosi alle autorità macedoni." Ci sono così tanti di noi che arrivano qui e qualcuno si è laureato ed è tornato come medico o avvocato."

Altri invece hanno maturato la decisione di non accettare l’offerta. "Io non approvo la loro politica dell’istruzione" dice Goce Naumov specializzando presso l’Università di Skopje che ha rifiutato l’opportunità di andare a studiare in Bulgaria."Da quanto ho capito, loro richiedono studenti per indirizzarli ad un esame nazionale che comprende una interpretazione alquanto diversa della nazione macedone. Credo sia qualcosa di inaccettabile".

Gorjan Lazarov ha scelto di studiare a Paga per la stesse ragioni "Io non potrei mai studiare in un Paese che non riconosce la mia lingua e la mia nazione" dice. "La Bulgaria, come Paese europeo potrebbe una volta per tutte riconoscere la nazione macedone. Tuttavia tutti quei privilegi…continuano ad alimentare sospetti che tutto venga fatto con il solo scopo di alimentare la crescita del numero delle persone in Macedonia che si dichiarano bulgare".

Il passaporto per l’Europa

Un’altra area nella quale i Macedoni godono di un trattamento di riguardo come vestigia del passato bulgaro è l’eccezionale facilità con cui possono ottenere la cittadinanza.

Teoricamente ogni macedone di origini slave ha la possibilità di richiedere il passaporto bulgaro. Per provare di essere di origine bulgara è sufficiente una semplice dichiarazione. Non c’è bisogno di stabilire la residenza principale in Bulgaria.

La legge prevede che colui che richiede la cittadinanza deve produrre il certificato di nascita di uno dei genitori attestante l’appartenenza all’etnia bulgara. Ma c’è una scappatoia: se non è disponibile alcuna documentazione di quel tipo, l’Agenzia Statale per i Bulgari all’Estero può emettere un certificato di nazionalità basato sulla presunzione che "eticamente macedone" significhi "eticamente bulgaro".

Quella premessa potrebbe sembrare un eccesso di fiducia o almeno qualcosa di controverso. Ma la presidente dell’Agenzia, Denitsa Hirstova insiste con IWPR che questo "è indubbio, internazionalmente riconosciuto, un fatto scientifico e socio-culturale".

Solamente cinque anni fa, 15.500 Macedoni avevano presentato richiesta per ottenere al cittadinanza bulgara. Il numero delle richieste raddoppia ogni anno, così nel 2004 il numero totale delle richieste si aggirava intorno alle 7.500. Ci sono resoconti di interi villaggi che incaricano una persona di presentare la richiesta a nome di ogni abitante.

I nazionalisti potrebbero interpretare questa tendenza come una ondata di "consapevolezza bulgara", ma i veri motivi sono qualcosa di più pragmatico.

La Bulgaria è sempre più attrattiva per i Macedoni perché la sua economia sta attraversando un momento migliore rispetto a quella macedone e perché è oramai certamente instradata verso una vicina adesione all’Unione Europea.

Molti studenti che ora studiano a Sofia non prevedono di tornare in Macedonia dopo la laurea."Io credo che il 90 per cento dei Macedoni che conosco qui non intende ritornare in patria, ma resteranno qui o lasceranno la Bulgaria per un altro paese estero." confida a IWPR uno studente che vuole restare anonimo.

Ottenere il passaporto bulgaro, permette di viaggiare attraverso l’Europa senza visto e, dato che le leggi bulgare permettono la doppia cittadinanza, non c’è bisogno di rinunciare a qualche documento macedone.

Ottenere un passaporto è qualcosa di sfacciatamente facile. Le tasse sono basse, tre leva, circa 1,5 euro e i richiedenti non devono essere in Bulgaria, possono rivolgersi ad una ambasciata bulgara oppure possono presentare la richiesta attraverso una terza parte. Come risultato, nelle zone rurali della Macedonia si è messo in piedi un nuovo business con intermediari che raccolgono tra i 200 e i 500 euro a persona per preparare ed inoltrare le richieste.

Il sottosegretario bulgaro del Ministro della Giustizia, Melena Tacheva ammette che l’attuale normativa sui passaporti potrebbe essere uncharitably interpretata come un deliberato tentativo di incoraggiare i Macedoni ad assumere la cittadinanza bulgara.

Ma lei afferma anche che le regole stanno diventando più severe – per esempio lei sta facendo pressioni perché ogni richiedente sia intervistato personalmente. In qualche caso, ha aggiunto, l’enorme numero di richiedenti ha significato che solo un terzo delle 15.500 richieste pervenute a partire dal 2001 è stato trattato.

Taceva ha affermato che l’intero sistema aveva necessità di una revisione approfondita perché era ovvio che molte persone avevano presentato richiesta così per viaggiare all’estero, un fatto che lei teme possa complicare i rapporti con l’Unione Europea.

Una lingua o due?

Un altro spettro dal passato è quello della lingua. Il bulgaro e il macedone sono due lingue distinte ma strettamente affini oppure si tratta dello stesso lingua? Dipende dai punti di vista.

Da una prospettiva legale, il macedone letterario standard è la lingua ufficiale della Macedonia. Ma quando i Bulgari hanno riconosciuto il nuovo stato, allo stesso tempo hanno rifiutato di riconoscergli anche l’indipendenza linguistica.

Per i successivi sette anni, i due governi – mentre rimanevano in buoni rapporti – non riuscirono a trovare la volontà di firmare un accordo bilaterale. L’unica controversia riguardava la formulazione diplomatica standard: "Questo documento è stato sottoscritto nella lingua bulgara ed in quella macedone."

Il parlamento bulgaro propose una eventuale possibile soluzione nel 1999 riformulando il testo del trattato: "macedone…come per la costituzione macedone". Questo esercizio di "acrobazia verbale" funzionò e i due paesi hanno siglato fin ora almeno 50 accordi.

Ma ogni volta che viene sottoscritto un accordo bilaterale, le controversie sul linguaggio sono un costante promemoria del fatto che la Bulgaria rifiuta l’uso di "macedone" come legittimo termine linguistico.

Le risposte potrebbero trovarsi nel futuro

Tutte queste questioni potrebbero perdere la loro rilevanza e il loro potere di creare attriti mentre entrambi i Paesi si stanno affacciando sul futuro nell’Unione Europea.

Concordando con l’ambasciatore di Bulgaria a Skopje, Alexander Yordanov, il suo Paese è attualmente il partner maggiormente attendibile della Macedonia. La Macedonia è il terzo più grande mercato per le esportazioni bulgare e un nuovo accordo per l’abolizione dei dazi doganali sui beni manifatturieri, che dovrebbe entrare in vigore questo mese, dovrebbe incrementare ulteriormente il commercio e gli investimenti.

A livello politico, la Bulgaria ha predisposto piani formali per aiutare il lavoro della sua vicina per l’adesione all’Unione Europea. Durante i suoi negoziati di adesione, Sofia ha offerto una dilazione in merito alla richiesta di visto per le persone di nazionalità macedone. In una visita dell’ottobre 2004 a Skopje, il Ministro degli Esteri bulgaro Solomon Passy ha rilasciato una dichiarazione con la quale afferma che il suo Paese ha voluto entrate senza visto per i Macedoni anche dopo essere diventata un membro dell’Unione Europea.

In questo nuovo contesto, la visione bulgara della Macedonia appare fondata su valori civili e liberali. L’ambasciatore Yordanov ha sottolineato l’importanza delle questioni riguardanti l’Unione Europea e ha minimizzato quelle come la disputa riguardante la lingua Macedone/Bulgara, dicendo che questo rappresenta il fatto che "i politici tengono conto delle realtà storiche".

Tirando le fila della questione, Alexander Nanchev ha parlato a nome di molti studenti macedoni in Bulgaria quando ha affermato che le questioni storiche e nazionali sono diventate meno importanti di un’altra questione.

"Macedoni, Bulgari – presto tutto questo sarà storia" dice. "Alla gente non interessa più questa disputa, che non è un problema della loro vita. I miei amici sono concentrati sul loro futuro non sul passato".

Hristo Matanov, professore di Storia alla St. Kliment Ohridski University ritiene perfettamente accettabile favorire legami più stretti con la Macedonia attraverso gli scambi studenteschi e procedure rapide per l’acquisizione della cittadinanza. "La Bulgaria sembra volere stabilire relazioni simili a quelle esistenti tra la Germania e l’Austria" dice.

Egli aggiunge "Istruire gli studenti significa creare un gruppo speciale fra i futuri intellettuali macedoni"
Matanov lo intende come un processo di elevazione della Bulgaria, che si sta riformando per diventare, per la prima volta in un secolo, un Paese dove gli stranieri vogliono studiare e vivere.

Il trucco potrebbe essere quello di rassicurare che gli atti di discriminazione positiva sono intesi solo per quello che sono e non come tentativo di assimilazione o altro.

Albena Shkodrova è project manager IWPR in Bulgaria. All’articolo ha collaborato Tamara Causidas, assistant editor IWPR in Macedonia.

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