Macedonia del nord, amministrazione gonfiata ed equilibrio etnico
In Macedonia del nord, le istituzioni garantiscono quote etniche nella pubblica amministrazione: un principio che però ha avuto anche ricadute negative e gonfiato il numero degli impiegati nel settore pubblico, che spesso non si recano neanche al lavoro
Con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, la Macedonia del nord conta attualmente oltre 130.000 persone impiegate nell’amministrazione statale: non c’è da stupirsi che l’opinione pubblica e i media sollevino costantemente la questione della reale necessità ed efficienza dei dipendenti pubblici. Da decenni, sebbene i partiti al potere parlino costantemente di riforme, il numero dei dipendenti è in costante crescita: secondo i dati ufficiali del ministero dell’Informazione, Società e Amministrazione di marzo 2020, nel 2019 l’amministrazione statale contava 132.900 dipendenti.
Lavoro e rappresentanza etnica
Tra i motivi del numero esorbitante di dipendenti nell’amministrazione statale c’è la pratica, risultante dall’accordo quadro di Ohrid , di impiegare diverse migliaia di persone: cosa che i partiti al governo spiegano con la necessità di raggiungere la cosiddetta “equa rappresentanza” delle comunità etniche secondo la percentuale della popolazione del paese.
Questa politica è in vigore da quasi vent’anni: una delle conseguenze più controverse di questi cosiddetti "lavori quadro" è che molte delle persone assunte non vanno a lavorare, ma ricevono comunque lo stipendio.
Secondo una ricerca condotta dall’Istituto per gli studi sulla comunicazione attraverso la piattaforma online Samoprashaj.mk , in Macedonia del nord dal 2008 al 2020 questi dipendenti erano registrati nell’ex Segretariato per l’accordo quadro, che un anno e mezzo fa è stato trasformato nel ministero del Sistema politico. Vi erano impiegate esattamente 3.525 persone. Oggi l’istituto ha 1.410 dipendenti, il che significa che molti sono già stati trasferiti in altri ministeri, ma la maggior parte di loro riceve ancora uno stipendio senza lavorare. Alcuni invece lavorano effettivamente nell’amministrazione dei ministeri, delle imprese pubbliche e di altri tipi di istituzioni statali.
Secondo un sondaggio della piattaforma, su 1.410 dipendenti del ministero del Sistema politico, la grande maggioranza proviene dalla comunità etnica albanese (1.231) e 179 appartengono ad altre comunità etniche: turchi (82), rom (61), bosniaci (22) ecc.
Dato che alcuni luoghi di lavoro devono avere quote etniche nello staff, molte persone dichiarano un’affiliazione nazionale diversa da quella segnalata dal proprio nome e cognome. Ad esempio, i macedoni si dichiarano albanesi o rom per ottenere un lavoro per il quale hanno la qualifica professionale e non ci sono altri candidati che soddisfino i criteri etnici.
L’ex ministro delle Finanze Dzevdet Hajredini ha detto ai media locali che, sebbene nell’accordo quadro di Ohrid ci sia una disposizione per un’equa rappresentanza delle comunità, da nessuna parte viene affermato che qualcuno debba ricevere uno stipendio senza lavorare. “Penso che ci sia un pagamento illegale di stipendi dal bilancio dello Stato a chi non va a lavorare: i più responsabili di questa situazione, e quindi i più colpevoli, sono l’ex premier Nikola Gruevski e l’attuale Zoran Zaev".
Ridimensionare l’amministrazione, una necessità
La riduzione dell’amministrazione rimane una delle sfide per il nuovo governo formato ad agosto 2020, che nel suo programma elettorale ha promesso di occuparsi dell’amministrazione sovradimensionata e ridurre il numero dei dipendenti del 20%. La necessità di riforme in questo settore viene discussa da diversi anni e fa parte dei capitoli negoziali per l’adesione all’Unione europea.
Borce Davitkovski, professore della facoltà di Giurisprudenza di Skopje, sostiene che, sebbene l’esistenza di un ministero del Sistema politico non sia problematica da un punto di vista puramente formale, si dovrebbe collocare nel contesto più ampio degli sforzi del governo per un’amministrazione più razionale ed efficiente. Il professore ritiene che la soluzione migliore sarebbe quella di abolire il ministero stesso, o almeno di accorpare molti dei suoi uffici con organi con competenze uguali o simili, al fine di razionalizzare l’amministrazione statale.
"Secondo me, se il ministero [del Sistema politico] dovesse continuare ad esistere, allora quello della Società, dell’Amministrazione dell’Informazione dovrebbe essere abolito, trasferendo la parte amministrativa a questo ministero", afferma Davitkovski.
Le riforme della pubblica amministrazione sono incluse nel primo nucleo del quadro negoziale sviluppato secondo la nuova metodologia dell’UE. Questo nucleo copre diversi capitoli chiamati "basi", compresa l’amministrazione, ed è considerato il più importante. Copre i capitoli sulla giustizia e i diritti fondamentali, la libertà e la sicurezza, il funzionamento delle istituzioni democratiche, la riforma della pubblica amministrazione, i criteri economici della pubblica amministrazione e degli appalti pubblici, nonché il controllo finanziario, e dura per tutto il processo di negoziazione.
Il professor Temelko Risteski della facoltà di Scienze Sociali è sicuro che la Macedonia del nord sarà sottoposta a pressioni da Bruxelles per riformare l’amministrazione prima di aderire all’UE e poter spendere soldi europei. “L’Europa non permetterà che il proprio denaro vada a un’amministrazione inefficiente e improduttiva. Il sistema europeo non tollera sottosistemi costosi, incompetenti e inefficienti, e la nostra amministrazione infatti diventerà un sottosistema di quello europeo. Penso che l’UE ci costringerà a riformarla prima della fine dell’intero processo negoziale”, ha dichiarato Risteski ai media locali.
Incentivare il passaggio dal pubblico al privato
Una delle misure proposte dal vecchio-nuovo governo, con Damjan Manchevski ministro dell’Informazione, Società e Amministrazione, è il trasferimento dei dipendenti in eccesso dal settore pubblico a quello privato, offrendo alcuni vantaggi alle aziende che vogliono assumere. Sono stati anche annunciati incentivi in vista delle elezioni, in modo che i dipendenti pubblici che firmano un contratto con un’azienda privata ricevano un TFR, mentre il nuovo datore di lavoro riceverà dei sussidi.
Nei citati 132.900 dipendenti dell’amministrazione statale non rientrano le persone assunte tramite agenzie di lavoro interinale, perché non hanno lo status di dipendenti pubblici (3.222 secondo il ministro), né gli 8.800 dipendenti delle società per azioni interamente statali. Sono quindi 144.922 in totale le persone stipendiate dallo Stato.
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